Situato all’imbocco della Vallemaggia, Avegno potrebbe sfuggire all’attenzione, sia perché la strada aggira fortunatamente il paese, sia perché, provenendo da Locarno, si tratta della prima frazione del più esteso Comune di Avegno-Gordevio. Il suo territorio ha però molto da offrire ai visitatori, a partire dalle sue tre Terre, ossia le tre frazioni che formano Avegno e che in passato erano delle entità ben distinte: Gésgia, Vinzótt e Lüdint.
Oggi sono quasi «ricucite» dalla crescita edilizia, ma ognuna ha mantenuto le sue peculiarità che le caratterizzano e pure i torrenti, che le dividono, restano un evidente limite naturale. Vinzótt, pure denominata Terra di fuori, è la parte alta e anche solo «perdersi» tra le strette vie del nucleo (cará) è una piacevole esperienza, durante la quale ammirare le case in pietra, molte ristrutturate mantenendone lo stile. In piazza troneggiano le vestigia del vecchio torchio, messe lì in mostra all’interno della piccola rotatoria alle porte della frazione. Si tratta delle parti in sasso di un torchio che era precedentemente collocato nella parte settentrionale di Vinzótt, in un edifico chiamato «al Molin», come leggiamo nell’opuscolo Avegno e la tinaia uno dei percorsi pedestri della serie «Sentieri di pietra» edita da Vallemaggia Turismo, APAV (Associazione per la protezione del patrimonio artistico e architettonico di Valmaggia) e Vallemaggia Pietraviva. Furono trasferite qui nel 1982, in occasione dell’assegnazione al comune di Avegno del Premio Wakker, riconoscimento conferito annualmente da Patrimonio Svizzero ai comuni che s’impegnano nel favorire uno sviluppo dell’abitato e degli insediamenti in linea con gli attuali orientamenti pianificatori.
Al centro di Vinzótt splende la vasta piazza, con i suoi ciottoli, le scalinate e gli edifici ricchi di muri e tetti rigorosamente in pietre e piode. Sulla piazza s’affaccia anche l’oratorio della Trinità con il campanile, mentre poco distante ci s’imbatte in una roggia, affascinante testimonianza del passato. In questa zona c’erano infatti diversi mulini e il canale sospeso, pure in sasso, serviva anche per l’approvvigionamento idrico delle abitazioni.
Nell’altra direzione e sopra la frazione si trova la zona dei grotti di Vinzótt, oggetto di un importante progetto di valorizzazione storico-paesaggistica tra il 2014 e il 2018, come ci indica Simone Stoira, segretario del Patriziato di Avegno, promotore degli interventi congiuntamente al Comune di Avegno Gordevio. Celati nella pietraia, sono una dozzina le strutture create con fatica in questa zona ombrosa, alcune costruite in parte, altre interamente sottoroccia, con tetti in piode che affiorano dal terreno. Edifici che servivano principalmente allo stoccaggio e alla conservazione dei prodotti, possibile grazie alla temperatura fresca e costante durante tutto l’anno. Con gli anni i grotti assunsero anche una funzione aggregativa e sociale.
Oggi, dopo i lavori di recupero, hanno ripreso splendore ed emergono tra i castagni secolari della selva, ai piedi dell’imponente versante roccioso. I grotti si possono raggiungere con una breve passeggiata dal nucleo di Vinzótt, seguendo il sentiero che va verso Cimetta e Cardada, per poi svoltare a sinistra al cartello indicatore. Le costruzioni emanano tuttora una piacevole frescura e si possono visitare liberamente in pacato silenzio, anche aprendo (e poi richiudendo) le porte, con i tavoli e le panche di sasso collocate sul pianoro che invitano a una sosta.
Per spostarsi alle altre Terre di Avegno si può seguire il sentiero romano, denominazione che richiama l’antica presenza in valle di questa civiltà e a cui è dedicato un secondo pieghevole. La stradina s’incunea nel bosco con i suoi castagni e, a tratti circoscritta da muretti a secco, scende lentamente superando anche i torrenti che dividono le tre frazioni. S’arriva così alla Terra di dentro, Lüdint, dove s’incontra un’altra zona di grotti che, seppur già in buono stato, sarà oggetto d’interventi di recupero conservativo.
Poco lontano si trova anche una radura circondata da un suggestivo bosco di castagno, dove è stata allestita l’area di svago del Pianásc, oggetto del terzo prospetto nell’ambito del progetto paesaggio. In paese troviamo invece l’antico forno e il lavatoio, altre cappelle, di cui Avegno è particolarmente ricco, e quindi la tinaia. Collocata in un edificio nel centro della frazione, presenta al primo piano una piccola e breve esposizione sulla viticoltura e sull’uva, con anche un accenno all’APAV, alla Vallemaggia e ad altri temi. I pannelli espositivi danno delle brevi descrizioni, mentre al piano inferiore, sono ancora presenti ed esposti gli attrezzi tipici della vinificazione: un tino di sasso di circa mille litri, un torchio a vite, botti di legno e altri oggetti.
La passeggiata può proseguire tra le suggestive abitazioni di Avegno, tra cui anche tipiche case cinquecentesche, con il porticato a pianterreno e il loggiato superiore, disposto lungo il lato più lungo della casa, come pure un’antica abitazione contadina risalente al 1683, completamente restaurata. La via ciottolata e a traffico limitato conduce a La Gésgia, la Terra di mezzo, dove spicca la chiesa parrocchiale con la sua imponente torre campanaria, alcuni affreschi, altre cappelle e tanto altro da scoprire.
La visita può poi continuare verso i monti di Avegno, dove il locale Patriziato ha voluto verificare lo stato delle fontane esistenti, allo scopo di capire dove sarebbe più opportuno posarne delle nuove. Un progetto che, nato sullo spunto dell’assemblea patriziale, ha censito una ventina di fontane, distribuite tra Monti «di dentro» e «di fuori». L’intento è ora quello di mantenere e riparare le strutture esistenti, posarne di nuove e apportare migliorie ai bacini per l’approvvigionamento dell’acqua.