Le torri della discordia

Urbanistica - A Lugano nei prossimi mesi si deciderà il destino del Nuovo Quartiere Cornaredo e, soprattutto, del Polo sportivo e degli eventi. Riuscirà la Città a realizzare questo ambizioso progetto?
/ 09.11.2020
di Fabio Dozio

I cassetti del Municipio di Lugano sono pieni di progetti. Il lungolago aspetta da anni una riqualifica, almeno davanti a Palazzo civico. Le piste ciclabili sono attese da lustri. Il vecchio centro esposizioni dovrebbe essere sostituito dal Polo turistico congressuale. La pluricentenaria funicolare degli Angioli, dismessa e abbandonata, colleziona progetti di recupero che sono in bella mostra al LAC. Gli appartamenti a pigione moderata rimangono un miraggio, mentre la città si spopola. Il parco Viarno di Pregassona dovrebbe diventare «un giardino per la città», con bosco annesso e area giochi. Il vecchio Macello potrebbe essere trasformato in chissà cosa, ma non si è ancora chiarito il destino degli inquilini attuali.

Poi c’è il Nuovo Quartiere Cornaredo (NQC), abbozzato nei primi anni duemila, ora diventato assolutamente prioritario, perché la Lega calcio ha bocciato il vecchio campo da gioco. L’urgenza di realizzare il Polo sportivo e degli eventi (PSE) a Cornaredo è imposta dalla Lega nazionale calcio. Ma si sa, come recita il detto popolare, che la fretta fa i gattini ciechi, quindi la corsa contro il tempo per approvare un progetto che permetta di iniziare i lavori del nuovo stadio nella primavera dell’anno prossimo potrebbe comportare qualche rischio.

Il Consiglio comunale ha approvato a giugno, a schiacciante maggioranza, un credito di circa 14 milioni di franchi per proseguire nella progettazione del comparto sportivo. I dubbi e le voci critiche non sono mancati, ma alla fine è prevalsa la necessità di obbedire all’urgenza, per non far squalificare il Football club Lugano.

Il messaggio del Municipio spiega in modo circostanziato tutto quanto si propone di realizzare. A Cornaredo: la nuova arena per il calcio, campo sintetico e diecimila posti a sedere, la pista di atletica, un palazzetto dello sport, una serie di palestre sotterranee. Ma anche: uno stabile più due torri per contenuti amministrativi e commerciali, quattro edifici residenziali. Al Maglio di Canobbio: i campi sportivi per l’allenamento e per gli allievi, uno stabile, un posteggio e una sala per il curling. La spesa complessiva per tutto questo po’ po’ di roba si aggirerebbe tra i 180 e i 250 milioni di franchi, cifre ballerine e indicative. Per alleviare il Comune e, di fatto, i contribuenti luganesi, il Municipio propone di realizzare le opere con un partenariato pubblico privato. I finanziatori disposti a investire devono ancora essere individuati e si dovranno definire le condizioni della collaborazione con la Città. Interrogativi ancora in sospeso, e non sono dettagli.

Lugano vanta oltre 150 società sportive che praticano una cinquantina di discipline. Dal calcio all’hockey, dal nuoto alla ginnastica, dalla pallacanestro alla pallavolo, ecc. La Divisione Sport stanzia ogni anno 500 mila franchi di contributi alle società per sostenere i movimenti giovanili: l’80% della spesa è coperta dalle AIL SA. Nel 2019 i giovani affiliati alle società sportive erano 6’318, dei quali circa 4 mila residenti a Lugano. La necessità di adeguare le strutture sportive è indubbia e non vale solo per il calcio, anche le palestre oggi a disposizione in città sono obsolete e, per esempio, per la pallacanestro bisogna far capo all’Istituto elvetico, una scuola privata.

Assieme al progetto di PSE è previsto anche un nuovo assetto viario per tutta la zona. Si spostano strade, se ne creano di nuove, si progetta una megarotonda sul fiume Cassarate all’uscita della galleria Vedeggio Cassarate. Tanto cemento e tanto asfalto in un quartiere che non offre chissà quali spazi. L’Associazione Traffico Ambiente (ATA) ha presentato uno studio, curato dall’ingegner Marco Sailer, secondo cui è possibile rinunciare alla megarotonda e si possono disegnare strade meno invasive nel comparto del nuovo quartiere. Tra l’altro tutto questo intervento, definito dal Municipio «riordino», dovrà prevedere una modifica del Piano regolatore.

Operazioni non semplici da risolvere, ma a Palazzo civico si vede rosa: «Questa scelta, dal forte carattere urbanistico, permette innanzitutto di definire un contesto urbano di qualità tra lo stadio e l’edificio di via Trevano, dando vita a un parco urbano dove sarà possibile godere della natura, dello sport e del tempo libero, che collega la collina di Trevano all’area verde del Cassarate». Sembra la descrizione di Central Park a New York! Ora, che i campi sportivi siano un parco urbano è tutto da dimostrare. Finora vale la regola, ferrea, che i campi di Cornaredo sono chiusi e blindati, il verde lo si può osservare dalla rete metallica che li delimita, ma è vietato, per il comune cittadino, calpestarlo.

Uno dei punti più critici del progetto è la costruzione delle due torri e degli eventuali edifici con appartamenti. Una delle due torri, secondo la proposta del Municipio, dovrebbe ospitare uffici comunali che lascerebbero il centro città. L’altra torre potrebbe essere occupata da uffici cantonali, in pratica tutto quanto sta al palazzo di giustizia e dintorni. Quindi il centro città verrebbe ulteriormente impoverito, perché meno uffici significano meno abitanti che si recano in queste strutture. Spostare centinaia di dipendenti è già discutibile, per la vita del centro, ma dirottare a Cornaredo centinaia di utenti è ancora peggio.

Il Municipio aveva commissionato a Espace Suisse, presieduta dall’architetto Fabio Giacomazzi, un’analisi urbana della città. L’Associazione ha valutato in modo negativo il progetto di spostare gli uffici a Cornaredo, sottolineando che ciò porterebbe a un ulteriore svuotamento del centro. Lugano ha soli 33 abitanti per ettaro, Locarno 100. La risposta del Municipio è stata serafica: «Siamo una città con tanti poli. Cornaredo sarà un polo aggiuntivo, con seimila posti di lavoro e duemila abitanti». E qui ci si scontra con un altro problema. Il centro sarà svuotato e i poli, l’altro è il Pian Scairolo, saranno intasati. Infatti il trasporto pubblico sull’asse nord sud attraverso la città è lacunoso e insufficiente. I veri due poli dell’agglomerato luganese dovrebbero essere il centro città e il piano del Vedeggio, che fra poco verranno collegati in modo efficace dalla nuova ferrovia Lugano Ponte Tresa. Un’indicazione, questa, avanzata anni fa dai «Cittadini per il territorio». Anche il comparto sportivo, se la Città fosse stata più lungimirante, avrebbe potuto svilupparsi nel polo del Vedeggio, dove lo spazio non manca.

Il punto critico del NQC, ripetiamo, sono le torri e gli edifici residenziali. Il Consiglio comunale ha votato turandosi il naso, anche se qualche voce critica si è levata. Il verde Nicola Schönenberger, per esempio, ha definito il progetto «l’ennesima invasione di cemento nella città. Un progetto dalle dimensioni spropositate e ben lontano nel suo concetto da un urbanismo contemporaneo.» E ancora: «La legge nazionale autorizza nuove zone edificabili se si dimostra che le riserve sono insufficienti per i prossimi 15 anni. Vista la situazione di Lugano, piuttosto che azzonare, dovremmo dezonare».

Il dibattito pubblico, in questi mesi, è stato piuttosto fiacco. Sono però scesi in campo alcune personalità del partito liberale. Adriano Cavadini, economista, ex consigliere nazionale, mette in discussione il finanziamento a carico della città che sarà eccessivo in questo periodo critico, con la pandemia, e si chiede: «Perché intestardirsi sulla costruzione di due torri di uffici e di appartamenti di oltre 10 mila metri quadrati l’una, contribuendo a svuotare il centro storico, quando la città ha già troppi spazi e appartamenti sfitti e la sua popolazione sta diminuendo?» Fulvio Pelli, ex presidente nazionale del PLR, «si chiede perché, insieme al necessario, si stia progettando anche l’inutile, o addirittura il controproducente: ad esempio delle torri nelle quali trasferire l’amministrazione comunale, svuotando gli stabili di un centro cittadino sofferente». Piero Früh, ingegnere che conosce bene la città, già più di due anni fa ammoniva: «Il centro di Lugano potrebbe rischiare di perdere qualità e forza, non sarebbe più il «Centro di importanza nazionale» voluto dal Piano Direttore. Auguriamoci che i politici riescano a costruire anfiteatri in periferia, mantenendo però ben salda la chiesa al centro del villaggio». Anche l’architetto Mario Botta ha dichiarato che Lugano deve smetterla di portare i servizi lontano dal centro: è inutile avere una pavimentazione pregiata – ha detto – se poi il centro rimane deserto.

A che punto siamo? Ora si aspetta che il Municipio chiarisca, con la società che ha vinto il concorso, le condizioni del partenariato pubblico privato. Anche l’ex municipale Erasmo Pelli ha avanzato qualche dubbio: «Senza pianificazione, – ha detto – stadio e palazzetto potevano essere costruiti velocemente, con due messaggi ad hoc. Trattandosi tuttavia di una pianificazione generale di un comparto molto vasto, quello di Cornaredo, stadio e palazzetto sono stati compresi in tale studio. Le critiche riguardano la cifra finale (250 milioni) e l’onere per il Comune, ma dobbiamo fare un atto di fiducia, nella speranza, malgrado tutto, che l’impresa riesca».

Cosa accadrà nei prossimi mesi? La municipale Cristina Zanini Barzaghi, nel dibattito in Consiglio comunale a giugno, ha affermato che le prossime proposte del Municipio saranno presentate in messaggi diversi, come peraltro ha chiesto il legislativo. Vale a dire, verosimilmente, arena calcio e palazzetto da una parte, torri e edifici residenziali da un’altra, Maglio per conto suo. Sembra semplice, ma bisognerà adattare il partenariato a questo scopo.

D’altra parte, scorporare il gigantesco progetto sembra l’unica via per evitare il rischio di affossamento. Fulvio Pelli l’ha detto chiaramente: «Io penso che il Municipio perderà la seconda delle due battaglie necessarie, perché per 13 milioni non si lancia un referendum, ma per impedire di svuotare ulteriormente il centro cittadino forse sì, soprattutto perché le entrate della Città a causa della pandemia inevitabilmente scenderanno, e per lungo tempo, e l’importante costo finanziario dell’operazione progettata peserà parecchio sui conti della Città, e per molti anni. Il sogno allora si interromperà con un risveglio, come è normalmente suo destino. La realtà dell’aeroporto insegna».

Su questa vicenda, che vedrà progettare i futuri spazi sportivi sviluppando un nuovo quartiere, potrebbero dover decidere i cittadini luganesi.