Nuove tecnologie, social media, rischi, opportunità, inganni: quante volte ne abbiamo sentito parlare? Quante volte ci capita di confrontarci con una realtà che racconta, narra di un’era digitale nella quale tutti siamo interconnessi e smart ma a ben guardare ci rendiamo anche conto, il più delle volte, di come la narrativa non corrisponda alla realtà che spesso nella globalità delle nostre azioni, dei nostri pensieri e stili di vita risulta invero poco smart e poco connessa.
L’ecosistema digitale è complesso fatto di tante sfaccettature, piattaforme e dinamiche non sempre comprese, conosciute e vissute da tutti anche perché si sviluppano molto rapidamente e in settori differenti. E il problema non è solo quello di una conoscenza diffusa e aggiornata ma anche quello della comunicazione e dell’alfabetizzazione digitale che spesso o manca completamente o viene veicolata attraverso canali e linguaggi pensati per un ristretto numero di persone. In altre parole, succede che spesso chi è specializzato in questi settori non è in grado di trasmettere il suo sapere, la sua esperienza al grande pubblico, con il conseguente risultato che le conoscenze e le informazioni non circolano in modo democratico e aperto come siamo portati a credere, illusi da quell’abbagliante e abusata parola detta «condivisione».
Ben venga allora la notizia di un’iniziativa, promossa da Ated ICT, nata con l’idea di fare la differenza nel raccontare e spiegare le opportunità tecnologiche e il loro l’impatto sulla società con una modalità che sia davvero inclusiva, condivisa, originale e coinvolgente. Si chiama Officina Futuro, sulla carta è un laboratorio per far incontrare persone, storie, esperienze con le quali comprendere scenari attuali e immaginarne di futuri. Di fatto è un evento serale interdisciplinare che metterà a tema questioni importanti e di grande attualità come il cyberbullismo, l’odio online, la privacy, i nuovi mestieri, la sicurezza e la digitalizzazione. Uno spazio d’incontro dunque, un’agorà virtuale che assume contorni reali mostrando tutti i lati e le sfaccettature di un mondo che spesso viene mal interpretato o non compreso, ingiustamente temuto, condannato o osannato. Ad abitarlo per una sera saranno le famiglie con tutti i loro membri, i genitori che sono anche docenti, professionisti e utenti della Rete e i figli, i giovani che più di tutti, in un modo o nell’altro, abitano e vivono l’universo digitale. Se ci pensate è proprio all’interno delle famiglie che avvengono, si svolgono e si leggono le dinamiche di un cambiamento in atto che sempre di più impatta sul nostro stile di vita e sul tessuto sociale e culturale. Dinamiche che sovente si traducono in scontri generazionali, perché i genitori non riescono a comprendere il comportamento o le preferenze dei figli, più in generale dei giovani, e ancor meno il loro rapporto con la tecnologia.
Oggi non è facile stare al passo, lo dimostra ad esempio la storia di Vincenzo, 27 anni, che una domenica per pranzo si ritrova a tavola con i suoi genitori. In azienda qualche giorno prima gli hanno impiantato sottopelle un chip Rfid che gli permette di timbrare il cartellino, interagire con le macchine, accendere il pc... ne parla ai genitori come una grande novità mentre questi strabuzzano gli occhi e terrorizzati gli dicono che è una cosa assurda, nociva per la salute, pericolosa per la sua privacy perché l’azienda può controllare i suoi spostamenti. Non sanno che il chip, grande come un chicco di riso, al di fuori del luogo professionale è passivo. D’altro canto, anche i nativi digitali hanno bisogno di orientarsi, di essere indirizzati e illuminati sulle opportunità che li attendono. Fino a poco tempo a fare carriera nella Silicon Valley erano gli ingegneri che una volta laureati cercavano di entrare nei colossi high-tech come Google e se dopo qualche mese andava male continuavano a Microsoft, Yahoo... Oggi i giovani devono sapere che le carte si giocano diversamente e chi ha una buona idea, un progetto innovativo sviluppa la propria applicazione e poi va nella Silicon Valley per fondare la sua start up ed essere imprenditore di se stesso e della sua idea.
La digitalizzazione è una trasformazione culturale e per poterla abbracciare, cogliere, comprendere occorre un’adeguata alfabetizzazione. Ne è convinto Alessandro Trivilini, responsabile del servizio di informatica forense SUPSI, ideatore e promotore di Officina Futuro, che mette al centro di questo evento per le famiglie il racconto di storie e la condivisione di esperienze. «Le persone hanno bisogno di raccontare, ascoltare, condividere le loro storie, il loro vissuto, ce lo mostrano tutti i giorni con i loro post, i loro messaggi e le loro foto su piattaforme social come Snapchat, Instagram o Facebook». Officina Futuro offre la stessa opportunità però dal vivo, mettendoci la faccia e confrontandosi non solo tra giovani e famiglie ma anche con un esperto di sicurezza informatica, nuove tecnologie e investigazioni digitali come Alessandro Trivilini: «l’automobile che si guida da sola non cambia soltanto il modo di guidare, ti cambia lo stile di vita, ti cambia il pensiero e apre uno scenario tutto da conoscere che nessuno di noi può prevedere ma ognuno di noi condividendo le sue esperienze in una sorta di laboratorio può tracciare un sentiero, indicare dei punti di riferimento».
Così ad esempio si ascolteranno storie come quella di Karim, appassionato di informatica sin da bambino quando osservava il padre lavorare nella sua bottega a Mosul intento a riparare computer, vecchi telefoni, elettrodomestici e cellulari nei quali erano memorizzati dati personali, messaggi, contatti, siti visitati e molte altre informazioni personali e professionali. Un giorno Karim inizia a giocare con questi dati diventando per un breve periodo una sorta di hacker che grazie alle sue competenze tecniche commercia illegalmente dati digitali. Un’esperienza breve che però gli insegna il valore e il rischio per la privacy dei dati digitali nella società di oggi.
Avete dunque anche voi una storia da raccontare? O siete pronti ad ascoltarne sul tema della sicurezza, del cyberbullismo, della privacy e delle nuove professioni? Allora iscrivetevi gratuitamente a Officina Futuro (www.supsi.ch/go/officinafuturo): l’appuntamento è per il 4 ottobre alle 20.00 al LAC di Lugano.