Le regole (biologiche) del desiderio

Scienza - L’importanza dei segnali visivi e olfattivi nella relazione e nella seduzione
/ 12.10.2020
di Maria Grazia Buletti

L’essere umano si interroga da tempo sulla scintilla che accende il desiderio e sul ruolo della biologia in questa sfera così personale della nostra vita. Negli ultimi decenni, finalmente, le neuroscienze hanno cominciato a dare qualche risposta. Per quanto sofisticato, l’Homo sapiens conserva pur sempre la sua parte istintiva della quale fanno parte vista, olfatto, udito, tatto e gusto: noi non siamo diversi da tante altre specie e, più o meno inconsapevolmente, scegliamo sovente il nostro partner sulla spinta di pulsioni biologiche veicolate per lo più dai nostri sensi. 

Fra questi, vista e olfatto giocano un ruolo preponderante e di primo acchito potremmo pensare che si contendano l’influsso prioritario sul risultato. Chiedersi quale dei due sia determinante quando due persone si attraggono, permettendo al desiderio di accendersi, ci è parso un po’ come indugiare sulla questione dell’uovo e della gallina. Ma qui non si tratta di stabilire chi sia nato prima: agli specialisti sembra chiaro a priori che seduzione (la cosiddetta «attractiveness») e desiderio siano veicolati in modo distinto da vista e olfatto. 

Con l’aiuto del dottor Giovanni Barco (specialista in chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva alla Clinica Sant’Anna di Sorengo) e del sessuologo Francesco Bianchi-Demicheli (professore all’Università di Ginevra) abbiamo quindi cercato di dare risposte scientifiche e neuroscientifiche al mistero di conscio e inconscio che portano alla relazione amorosa. I due specialisti, coadiuvati dal maestro profumiere Daniel André, avrebbero dovuto parlare dell’importanza dei segnali visivi e olfattivi nella seduzione e nella relazione amorosa in una conferenza che doveva tenersi mercoledì 28 ottobre alla Clinica Sant’Anna di Sorengo; evento nel frattempo annullato causa situazione Covid. 

«Ciò che vedo mi piace o non mi piace: l’impatto dell’incontro visivo sull’attrazione, che posso o non posso provare verso una persona che mi sta dinanzi, è insindacabile», asserisce il dottor Giovanni Barco che apre la nostra ipotetica sfida fra il mondo esplicito della vista e quello più recondito in cui regna l’olfatto. «Si comincia col vedere, poi si annusa ed eventualmente si ascolta. È il percorso che conduce alla discriminante di valutazione finale che vede i sensi permettere al nostro cervello di elaborare un’idea: questa persona mi piace o non mi piace, mi intriga o meno, mi attrae o no». 

La vista è indicata come responsabile del primo contatto sensoriale che a sua volta invia una serie di informazioni utili al nostro cervello. E questo spiegherebbe come tutto ciò che ci rende attrattivi segua, di primo impatto, canali visuali. Perciò chiediamo, da chirurgo plastico, come contestualizza le forme, lo spazio, l’architettura del desiderio che si scolpisce attraverso la vista: «Lo sguardo mi permette di valutare gli equilibri e l’armonia nei particolari di una persona; come medico posso pensare di renderla più armonica ed equilibrata nel suo aspetto, adattando e recuperando quel che di potenzialmente già possiede di suo». 

La bellezza è un concetto del tutto soggettivo, racconta, che si concentra sull’armonizzazione delle forme. Egli afferma che, per quanto individuale, l’idea di bello viene declinata in egual modo da uomo e donna: «Resta un concetto di base unico, ma espresso con forme differenti: se per bello intendo armonico non c’è differenza, per entrambi vale uguale, anche se le signore ci tengono più degli uomini». Pure il professor Francesco Bianchi-Demicheli ammette l’aspetto estetico del visuale, «anche se la società vive nell’ipocrisia di sottovalutarne la portata». 

Poi, però, ci accompagna in quello che egli definisce «il mondo degli odori, dell’invisibile» che gioca un ruolo importante nell’attrazione e nel desiderio dell’altro: «Viviamo in una nebulosa di segnali olfattivi, siamo sensibili all’olfatto che gioca un ruolo preponderante nel campo della sessualità». Egli ci apre le porte del mondo degli odori, ricordandocene la spontaneità, l’immediatezza, la capacità di riportarci immediatamente in un ricordo, in una situazione piacevole o spiacevole, in un luogo bello o brutto, verso qualcuno che ci attrae o meno: «Gli odori sono potenti segnali olfattivi consci e inconsci: hanno un effetto conscio sul nostro cervello e nel contempo possono essere inconsci pur attivando comunque i circuiti neuronali». 

Il professore ci insegna che non è necessaria la coscienza perché un odore percepito abbia effetto su di noi e sul nostro desiderio. Quando gli chiediamo, fra vista e olfatto, chi sarà più indicativo, più sincero, egli è categorico: «È una domanda per specialisti, ma dobbiamo riflettere sul fatto che possiamo “truccare” il nostro visuale, mentre non possiamo fare altrettanto con l’odore che è dunque più spontaneo, prendendo esso fonte da un processo metabolico (di vita) più di quanto il visivo non possa fare». 

Senza dimenticare la grande importanza dell’olfatto, di cui ci si rende conto spesso solo quando lo si perde: «La perdita diventa pure emotiva, con conseguenze importanti nella vita della persona. Esempio lampante è quanto succede con Covid-19 di cui un sintomo, che pare secondario ma non lo è affatto, è proprio la perdita dell’olfatto». Il sessuologo ribadisce la «potenza amorosa e del desiderio» collegata agli odori: «Sono messaggeri estremamente potenti fra individui della stessa specie, votati ad attivare una memoria olfattiva attraverso un sistema sensoriale diretto e raffinato». 

Emerge che disponiamo di un’identità olfattiva in grado di farci scegliere, o non scegliere, il partner: «Nell’ambito dell’attrazione, scegliamo costantemente senza saperlo, anche quando stiamo facendo altro e non siamo consciamente recettivi, e questo meccanismo è ancora più rapido ed efficace quando scegliamo di no, che la persona non ci attrae». Durante la conferenza pubblica del 28 ottobre, il professor Bianchi-Demicheli avrebbe, insieme al profumiere Daniel André di Ginevra, tenuto una sorta di atelier degli odori, dove i partecipanti sarebbero stati invitati a testare un indiscutibile punto di seduzione, perché il profumo contiene un cocktail di famiglie olfattive: annusare fazzolettini profumati, riconoscere gli odori, raccontare le emozioni che risvegliano, permette di esprimere con un’esperienza diretta ciò che si sente come relazione fra desiderio e odori. 

Attorno all’olfatto si costruisce dunque l’attrazione o la repulsione verso una persona: «Sono certo che certe coppie stanno insieme perché il loro odore è estremamente compatibile». Quindi l’olfatto è molto più determinante di quanto potremmo pensare: «Nessuno sorpassa il muro olfattivo: se qualcuno ha un odore a noi sgradevole, sarà una diga invalicabile».