Le maestre delle «curling stones»

Sport - Nato in Scozia, esportato con successo in Canada, il curling, negli ultimi anni, è un affare rossocrociato
/ 17.05.2021
di Giancarlo Dionisio

Bisogna essere forti in aritmetica per contare gli innumerevoli titoli conquistati dal Canada nel curling, soprattutto in campo maschile. Fra le donne invece è la Svizzera a dettare legge. E lo sta facendo in mondo sempre più perentorio. Nel 1979 si disputò il primo Campionato Mondiale riservato alle Signore. E subito fu un Team elvetico ad imporsi. La medaglia d’oro tornò al collo delle nostre ragazze 4 anni più tardi. Ma la prima vera Star di questa disciplina, capace di catturare per ore l’attenzione dei telespettatori, fu Miriam Ott. La 49enne bernese che vive a Laax, da 7 anni è una ex giocatrice. Tra il 2002 ed il 2012 ha imposto il suo carisma e la sua sagacia tattica alla scena nazionale e internazionale.

Argento ai Giochi olimpici di Salt Lake City nel 2002. Di nuovo sul secondo gradino del podio 4 anni più tardi a Torino, Mirjam è stata la prima donna della storia del Curling capace di conquistare 2 medaglie olimpiche. Regina degli Europei, con 9 medaglie, 2 delle quali d’oro, ha dovuto però attendere qualche anno per vincere il suo primo e unico titolo mondiale, nel 2012 a Lethbridge, in Canada. Ha fatto scuola, Mirjam Ott. Con lei aveva debuttato in Nazionale Binia Feltscher-Beeli, capitana della squadra svizzera campionessa del mondo nel 2014 e nel 2016. Inoltre di quel Team iridato del 2012, faceva parte pure Alina Pätz, che il Mondiale lo ha conquistato, in qualità di giovanissima Skipp, nel 2016. Da allora è stato un continuo turbinio di venti all’interno dei nostri confini, con unioni, separazioni, alleanze e strenue battaglie per conquistare il diritto di rappresentare la Nazione ai grandi appuntamenti internazionali.

A spuntarla è stata Silvana Tirinzoni, 41enne di Dielsdorf, capace di attendere il suo momento per imporre la sua legge: la legge della più forte. Anche Alina Pätz ha dovuto inchinarsi, ed entrare nel Team della sua più anziana ex rivale. Operazione saggia. Il binomio Tirinzoni-Pätz, con l’aggiunta di Esther Neuenschwander e di Mélanie Barbezat, ha dominato il Campionato Mondiale che si è concluso 8 giorni fa a Calgary. Un percorso straordinario, quello del quartetto rossocrociato, macchiato da una sola sconfitta in 15 partite, con una finalissima conquistata con un successo devastante contro le fortissime statunitensi. Nell’atto conclusivo, opposte alle russe, Silvana Tirinzoni e compagne, hanno disputato una saggia gara di controllo. Senza strafare, senza rischiare. Il 4 a 2 finale consegna loro l’ottavo titolo della storia, il secondo consecutivo. Sì, perché 2 anni fa fu questo stesso team del Curling Club Aarau a tingersi dell’iride, mentre lo scorso anno, a farla da padrone, è stato, come per altre numerose manifestazioni, il subdolo Covid 19.

Nato in Scozia nel 1541, attestato per la prima volta nero su bianco, nel 1620, nella prefazione in versi di una poesia di Henri Adamson, il curling sta quindi diventando una questione nazionale elvetica, se consideriamo che anche il Team maschile, lo scorso mese di aprile, se l’è cavata piuttosto bene, conquistando la medaglia di bronzo ai Mondiali di Calgary, preceduto dai Padri fondatori della disciplina, gli scozzesi, e dai fortissimi svedesi.

Dopo il successo in Canada, Silvana Tirinzoni e compagne torneranno alla loro quotidianità, fatta di allenamenti, ben inteso, ma anche di lavoro, poiché di solo curling non si vive. La skipp si dedicherà alle sue mansioni di Project Management Officer per Banca Migros. Mélanie Barbezat varcherà, dopo parecchie settimane di assenza, la soglia dello studio fisioterapico in cui lavora. Esther Neuenschwander, tornerà a fare i conti per i suoi clienti. Alina Pätz volgerà le sue attenzioni agli atleti di cui è manager. Una boccata di ossigeno per il mondo dello sport in cui tutto sembra dover essere misurato a suon di milioni. Chissà se è per questa ragione che il pubblico televisivo apprezza? O forse perché il Curling, dalle nostre parti, viene recepito come una partita di bocce giocata sul ghiaccio? O forse ancora perché strategia, tattica, perizia tecnica, colpi di spazzola hanno un effetto magico, quasi ipnotico. O forse, semplicemente, perché sulla casacca delle 4 Campionesse mondiali, campeggia una croce bianca in campo rosso? Chissà?

Di certo si sa che l'anno prossimo, in molti, saremo lì, magari in piena notte, o il mattino alla buonora, a vibrare per Silvana, Aline, Esther e Mélanie, A spazzolare con loro, a spingere, a frenare, a correggere traiettorie, a scegliere quella giusta che conduce all’oro olimpico dei giochi invernali a Beijing (Pechino). È il controverso destino dei protagonisti dei cosiddetti sport minori. Eroi per un giorno.