Una giovane donna che sposa un contadino, o che fa parte di una famiglia di allevatori o agricoltori, si ritrova oggi, così come accadeva in passato, a fare fronte a un impegno di lavoro notevole sia in ore sia in sforzi fisici. Oltre al ruolo di casalinga e di mamma svolge, infatti, il più delle volte anche quello di amministratrice aziendale e affianca il marito nei lavori agricoli. Purtroppo, spesso il lavoro della contadina è sottovalutato e poco considerato da chi non è attivo in prima persona.
Per capire meglio quale sia l’impegno che questa attività richiede abbiamo trascorso una giornata con Marisa Martinelli Sauser, 43 anni che dopo avere frequentato la Scuola Agricola di Mezzana e avere seguito un corso di casara, sempre a Mezzana, ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. Tradizione familiare che ha scelto di continuare anche da sposata, pur non lavorando suo marito nel settore agricolo. Attività che Marisa svolge ancora oggi con tanta passione. Durante l’inverno al piano, mentre da giugno a settembre si trasferisce dall’azienda di Campo Blenio all’Alpe Carassina, dove i ritmi i lavoro si fanno ancora più intensi e pesanti, ma Marisa affronta il tutto sempre con il sorriso sulle labbra.
La giornata inizia presto, prestissimo, alle 5.30 mentre i suoi collaboratori hanno già raggiunto il bestiame, 70 mucche da latte, per la prima mungitura, Marisa inizia a preparare il caseificio, tutto deve essere pronto per le 7, quando arriva il latte per la trasformazione e la preparazione del formaggio, circa 15 forme al giorno. Arriva presto l’ora di pranzo, perciò Marisa passa al lavoro di casalinga per preparare da mangiare per sé e per i suoi collaboratori. Il tempo di mangiare e sistemare in cucina, e riprende il suo ruolo di casara per girare il formaggio fatto la mattina. Quindi ha a disposizione un po’ di tempo per i lavori di casa. Finita la mungitura del pomeriggio è già ora di cena. Infine, il meritato riposo, a letto presto, perché il giorno dopo si rincomincia. Sette giorni su sette, 365 giorni l’anno, senza vacanze, ma Marisa è felice così «Non mi manca andare via per le vacanze, io sto bene così», racconta, «magari durante l’inverno mi capita di prendere di tanto in tanto un giorno per andare a sciare con la famiglia, ma la sera rientro a casa e il giorno dopo lavoro. Stare fuori una giornata mi piace, ma andare via per più giorni no!».
Il lavoro di Marisa non si esaurisce sul campo, perché è sempre lei, aiutata dalla mamma, che durante il giorno si occupa della vendita del formaggio e degli altri prodotti, e di tutta la parte amministrativa. «Devo registrare tutto, dal bestiame ai mangimi, dalla trasformazione alla vendita. Sono sempre io, con un aiuto casaro, che mi occupo di tenere il caseificio in ordine per i controlli del Laboratorio cantonale, così come mi occupo dell’osservanza delle leggi in materia della salute degli animali, anche perché siamo soggetti ai controlli dell’Ufficio veterinario cantonale» spiega. «La parte amministrativa è sempre più complicata, c’è sempre più burocrazia, che rischia di togliere tempo prezioso al nostro lavoro».
A cambiare, rispetto al passato, non è solo l’aspetto amministrativo, ma anche la gestione familiare e i ritmi dell’azienda «Prima i ritmi erano più lenti, perché si aveva meno bestiame, era più un lavoro fisico che mentale, perché non c’erano i macchinari che ci sono oggi», racconta ancora, «E poi in passato i nuclei familiari erano più grandi, quindi anche in casa la donna poteva contare su un maggiore aiuto da parte degli altri componenti della famiglia. Oggi le grandi famiglie, con più figli e in cui convivevano anche i nonni, stanno scomparendo».
Un lavoro duro dunque, ma ricco di soddisfazioni, che può svolgere solo chi lo ama veramente e lo fa con passione. E il lavoro di Marisa viene ripagato abbondantemente, anche perché la crisi economica che ha colpito un po’ tutti i settori, non ha colpito in modo pesante la sua azienda, grazie anche al fatto che può ancora contare sull’aiuto dei genitori e della sua famiglia, e perché riesce a commercializzare bene il suo prodotto. «Il nostro è diventato un po’ un prodotto di nicchia e riusciamo a venderlo interamente nel territorio ticinese, dove è molto apprezzato», continua la contadina, «Non mi interessa l’esportazione, anche perché dovrei assicurare una produzione maggiore che non riuscirei a garantire. Io sono soddisfatta così».
Certo non per tutti è così, in alcune piccole aziende il cui reddito familiare dipende esclusivamente dal lavoro agricolo si fa fatica a fare quadrare i conti e molte donne che prima di sposarsi svolgevano un altro lavoro, preferiscono riprendere il loro vecchio impiego per assicurare un’ulteriore entrata finanziaria al budget familiare. I contributi della Confederazione sono basilari, senza di essi difficilmente un’azienda potrebbe sopravvivere: «Gli aiuti ci sono, vengono dati in base alla superficie, a dove si trova l’azienda, al modo in cui produci…», continua Marisa, «ma è chiaro che se una piccola azienda per ricevere i contributi deve ampliarsi, significa maggiore manodopera, maggiori costi, allora è meglio restare una piccola realtà».
Infine, Marisa è molto chiara quando le si chiede se è un tipo di lavoro che consiglierebbe alle giovani d’oggi: «Bisogna amare veramente questo lavoro. Oggi le ragazze preferiscono la libertà, un tipo di vita diverso, e queste esigenze non sono compatibili con questo tipo di lavoro».