I tedeschi sembrano avere preso molto sul serio il detto: «Quello dei genitori è il mestiere più difficile del mondo». In Germania, infatti, le madri e i padri hanno legalmente diritto al soggiorno in un «Kur», ovvero un ritiro sanitario di circa tre settimane, ogni quattro anni. Si può accedere alle strutture terapeutiche, immerse nella natura, accompagnati dai propri figli, con la prescrizione di un medico. L’accudimento dei bambini da parte degli educatori, i pasti e le cure sono coperte della propria assicurazione sanitaria. Per andare nei «Kur» non è necessario avere un problema di salute grave perché sono luoghi concepiti anche per la prevenzione, per evitare che problemi relativamente lievi si trasformino in qualcosa di peggiore.
In Germania, oltre centomila genitori ogni anno usufruiscono di questo servizio di aiuto. Secondo le stime più recenti, però, sarebbero molti di più ad averne bisogno: oltre due milioni di madri e duecentotrenta mila padri. La domanda crescente sembra un segnale del fatto che sempre più adulti stiano crollando sotto la tensione della vita quotidiana. L’impatto persistente della pandemia di Covid-19 e dei lockdown ha sicuramente peggiorato la situazione. I problemi più comuni sono psicologici: ansia; insonnia; sintomi depressivi. Quasi tutti hanno acciacchi, come dolori al ginocchio o mal di schiena.
Bastian Bammert, direttore della comunicazione delle cliniche senza scopo di lucro Reha GmbH (parte dell’Organizzazione di assistenza alla parità Baden-Württemberg), spiega ad «Azione» che, nelle strutture del gruppo, vengono seguiti annualmente più di seimila e cinquecento adulti e dodicimila bambini. Le case di cura Reha GmbH hanno tra le priorità il trattamento del burnout, con programmi personalizzati.
I primi «Kur» sono nati una settantina di anni fa. Das Müttergenesungswerk (l’Associazione per la salute della madre) è stata creata dalla Fondazione Elly Heuss-Knapp con l’obiettivo di supportare le mamme tedesche nel Secondo dopoguerra. All’epoca i «Kur» erano finanziati in parte dai comuni, e poi sono diventati responsabilità delle compagnie assicurative sanitarie. Fino agli anni Settanta venivano prese in considerazione soltanto le madri. In tempi più recenti, con i cambiamenti nella società e la parziale redistribuzione dei carichi di cura, il servizio è stato esteso anche ai padri.
Come racconta Pilar Velazquez, direttrice della clinica Saarwald, «le nostre cure sono concepite per genitori con problemi di salute legati all’attività quotidiana di caregiver. Essere madri e padri spesso significa destreggiarsi tra molteplici responsabilità, senza avere il tempo sufficiente per riposarsi. E quando la tensione mentale diventa eccessiva, oppure compaiono gravi sintomi fisici che rendono difficile lo svolgimento dei compiti di assistenza all’infanzia, allora diventa necessaria una pausa. Fermarsi aiuta le persone ad affrontare meglio le giornate, con la possibilità di acquisire gli strumenti per gestire lo stress nel lungo periodo».
Un recente articolo pubblicato sul sito della BBC, a proposito dei «Kur», racconta la storia di Sebastian Schwerk, direttore creativo di un’agenzia di comunicazione di Dresda, che stava attraversando un periodo di forte nervosismo. Dopo la morte del padre malato, che aveva accudito per mesi, si era ritrovato sulle spalle la responsabilità della madre anziana. I suoi due figli più grandi stavano attraversando la pubertà e temeva di trascurare il terzo, il più giovane, per le troppe incombenze. Così, su suggerimento della compagna, Schwerk ha deciso di andare in un «Kur». Le tre settimane trascorse, nel gennaio del 2020, in una clinica sul mare, gli hanno permesso di passare del tempo di qualità col figlio minore, in serenità, seguendo corsi di rilassamento muscolare, meditazione, nordic walking e yoga. Dato che nei «Kur» non sono consentite le bevande alcoliche, per Schwerk, che amava bersi la birra dopo il lavoro, è stata l’occasione per provare a cambiare abitudini, con uno stile di vita più sano.
Secondo la direttrice della clinica Saarwald, sono ancora le madri ad avere il carico maggiore nella coppia, dovendo crescere i figli, gestire la casa ed essere sempre disponibili per la famiglia. A questo si aggiungono lo stress del lavoro, le preoccupazioni economiche e le difficoltà con il partner, fisiologiche nelle relazioni lunghe. Tuttavia, nonostante la disparità di genere penalizzi maggiormente le donne, sempre più padri si sentono sopraffatti per i problemi sul lavoro, la pressione del tempo, le malattie e il ménage familiare. Quando l’energia si esaurisce, possono insorgere problemi di salute come grave spossatezza, disturbi del sonno e agitazione.
Per permettere ai genitori di riprendersi, nei «Kur» i bambini vengono presi in carico da figure professionali adatte alla loro età. Le ricerche internazionali evidenziano che il burnout da genitorialità ha un impatto grave sulla famiglia perché aumenta il rischio di abbandono e violenza nei confronti dei figli. Inoltre, la disperazione dei genitori può colpire la prole in altri modi. La depressione dei grandi, infatti, aumenta la probabilità che anche i piccoli possano soffrirne a loro volta ed è collegata a problemi comportamentali. Perciò nei «Kur» sono previste diverse attività per distrarre e supportare i bimbi. Fanno bricolage, tiro con l’arco, arrampicata sportiva, esplorano il bosco e le fattorie. Ogni giorno c’è qualcosa di diverso. Se necessario, sono previste delle terapie pediatriche. Il medico può prescrivere sedute di logopedia, terapia occupazionale e fisioterapia. Se i bimbi partecipano al ritiro durante l’anno scolastico, vengono assistiti dai tutor per i compiti. Senza dimenticare, come ricorda Linh Dinh, manager di un’altra clinica del gruppo Reha GmbH, che un punto centrale dei «Kur» è il rafforzamento del legame genitore-figlio. Quindi a grandi e piccoli vengono proposte attività da svolgere insieme, per imparare a interagire in modo nuovo.