Viaggiare nel tempo attraverso le sculture e scoprire l’evoluzione del gusto estetico dall’Ottocento ad oggi. È il percorso che si può compiere se si visita il cimitero di Lugano. Ad aiutare nell’esplorazione e nella conoscenza dei monumenti, la guida storico-artistica pubblicata di recente dalla Società di storia dell’arte in Svizzera (SSAS) su iniziativa della Città di Lugano. L’agile ma denso volume riassume la storia del cimitero monumentale e le tipologie delle opere, di cui quasi quaranta presentate in singole schede. La pianta riprodotta nel risvolto di copertina permette di ritrovare in loco le diverse tombe.
Le autrici della guida, le storiche dell’arte Cristina Brazzola, Paola Capozza e Giovanna Ginex, hanno percorso tutti i viali e i vialetti del cimitero monumentale della Città, costruito fra il 1897 e il 1899 sull’esempio dei cimiteri monumentali italiani e considerato uno dei più importanti a livello svizzero. Nel 2009 esso è stato infatti inserito nell’Inventario dei beni culturali di importanza nazionale. Negli anni seguenti è stata avviata, per iniziativa del Municipio di Lugano, la ricerca affidata all’allora Dicastero attività culturali, ricerca che ha potuto contare anche su un primo censimento effettuato dall’Ufficio cantonale dei beni culturali in collaborazione con il Consorzio protezione civile regione Lugano Città.
Un’indagine lunga e approfondita, come spiega Cristina Brazzola. «Sono tre le principali fonti alle quali abbiamo potuto attingere. In primis il cimitero stesso. In cifre si tratta di 4600 sepolture analizzate di cui poco meno di mille selezionate per la ricerca. Oltre all’indagine sul terreno, abbiamo consultato gli archivi e le poche pubblicazioni sul tema, mentre sono stati utili i quotidiani e in particolare gli articoli che annualmente venivano pubblicati in occasione della ricorrenza dei defunti».
Defunti che le famiglie borghesi della seconda metà dell’Ottocento e dei primi tre decenni del Novecento celebravano con sepolture di pregio, in alcuni casi imponenti, in sintonia con lo spirito del tempo. Nel nuovo cimitero alla Gerra sono state traslate alcune sepolture dei vecchi camposanti di Gambalarga (a Molino Nuovo) e Loreto, per cui si possono ammirare anche sculture risalenti a metà Ottocento, come ad esempio il monumento realizzato da Pietro Lucchini per la famiglia Riva, di gusto neoclassico.
«Il nucleo più significativo delle sculture è quello compreso tra metà Ottocento e gli anni Venti e Trenta del Novecento», precisa Cristina Brazzola. «Grazie alle opere di questo periodo è possibile seguire l’evoluzione del linguaggio scultoreo dal neoclassicismo al romanticismo, dal verismo al liberty. Partendo da Vincenzo Vela, scomparso però pochi anni prima dell’inaugurazione del nuovo cimitero, ritroviamo i nomi dei principali maestri dell’arte scultorea ticinese come i fratelli Antonio e Giuseppe Chiattone, Raimondo Pereda e Luigi Vassalli. I primi erano fra i più notevoli a Lugano, mentre Pereda ha lavorato anche nel Monumentale di Milano. Vassalli dal canto suo, essendo insegnante di scultura alla Scuola di disegno di Lugano, ha influenzato un’intera generazione di giovani scultori, traghettandola dal gusto verista a quello simbolista».
In questo periodo, aggiunge la curatrice, la scultura funeraria era diventata l’attività principale di molti scultori, tanto che i più importanti possedevano veri e propri cataloghi di modelli. Anche se nel cimitero di Lugano non sono state trovate repliche dirette, fra gli artisti minori era diffusa l’abitudine di copiare opere dei grandi maestri. Le opere dei Chiattone, ad esempio, erano pubblicate quali modelli su riviste italiane specializzate nella diffusione di plastica sepolcrale. La ricerca ha permesso di scoprire altri legami e curiosità in questo ambito, come ad esempio la figura femminile dolente realizzata dallo scultore veneziano Valentino Casal per la tomba Monti. Si tratta infatti di una replica di quella scolpita dallo stesso autore per una tomba situata in un cimitero di Berlino. Il legame di Casal, conosciuto per il suo lavoro in ambito tedesco, con la città di Lugano è stato scoperto proprio in occasione di questa ricerca. Connessioni sono state appurate anche con maestri italiani attivi soprattutto a Milano, Torino e Genova, come Leonardo Bistolfi ed Enrico Butti.
Per tombe più articolate, con una maggiore impronta architettonica, alcune famiglie facevano appello direttamente a un architetto. È il caso di Otto Maraini chiamato con Raimondo Pereda a progettare il sepolcro della famiglia De Filippis. Questo binomio architetto-scultore sarà riproposto con una certa frequenza anche nella seconda metà del Novecento, in particolare con Camenzind-Rossi. «Nelle epoche successive – precisa Cristina Brazzola – il modo di approcciarsi alla morte si modifica con ripercussioni anche sulla realizzazione delle sepolture». La guida Il cimitero monumentale di Lugano permette di confrontarsi anche con le espressioni artistiche contemporanee, a volte concepite per altri contesti e poi ricollocate su una tomba.
Come ricorda Valeria Frei, responsabile dell’Ufficio della Svizzera italiana della SSAS, altri cimiteri del nostro cantone sono già stati oggetto di studio e divulgazione attraverso la collana delle Guide storico-artistiche della Svizzera. Molto diffusa ed apprezzata per il rigore scientifico dei contenuti e la praticità del formato, la serie ha dedicato un numero al cimitero di Bellinzona nel 2009, mentre nella guida «Collina d’Oro» dell’anno seguente un capitolo è stato riservato al locale cimitero.
Se negli anni Quaranta del secolo scorso il cimitero monumentale di Lugano risultava essere uno dei luoghi più visitati della Città dai turisti confederati, oggi, anche attraverso la Guida storico-artistica edita dalla SSAS è possibile aggiungere questo museo a cielo aperto alla lista di attrattive culturali che la regione offre a popolazione e visitatori.
Informazioni
www.gsk.ch