Le fiabe sono una cosa seria. Siamo abituati a pensarle semplicemente come racconti per l’infanzia, ma può capitare di incontrare persone che ce le mostrino in una luce assai più importante. Gli studiosi di tradizioni popolari, infatti, le raccolgono e le studiano in modo scientifico. Viste con l’occhio dell’antropologia, dell’etnografia e soprattutto della psicologia, le fiabe mostrano così una ricchezza di contenuti e di informazioni che, niente di meno, possono aiutarci a comprendere meglio la vita e forse anche a vivere meglio.
La Svizzera può vantare al mondo una solida tradizione di studiosi in questo settore. A cominciare da Max Lüthi, pubblicista e docente all’Università di Zurigo. Non vanno dimenticati poi i contributi importanti offerti dalla scuola psicanalitica junghiana. Il Ticino, dal canto suo, possiede una tradizione di narrativa popolare molto ricca, legata alla sua antica cultura rurale. Fino a non molti anni fa raccontare era il passatempo preferito delle famiglie: nelle sere invernali, ci si riuniva intorno al camino, ci si occupava dei lavori più ripetitivi, come filare la lana, sfogliare il granoturco, e per passare il tempo si scambiavano storie, aneddoti divertenti o anche paurosi.
Il repertorio dei racconti ticinesi, composto da fiabe e leggende, è stato raccolto e fissato da vari studiosi, nel corso del 900. Di recente una bella raccolta in 4 volumi, Il Meraviglioso (Dadò Editore), ci ha consegnato un eccezionale patrimonio di narrazioni antiche. Ma il libro più approfondito da un punto di vista scientifico è probabilmente quello di Pia Todorovic Märchen aus dem Tessin (Limmat Verlag).
«Il libro era stato proposto inizialmente a Ottavio Lurati, per una casa editrice di Colonia. Lui l’ha proposto a me e così ho avuto questa opportunità» ci spiega l’autrice. «La prima versione era uscita nell’84 ma in pochi anni il libro è andato esaurito. La Limmat Verlag di Zurigo mi ha proposto di farne una riedizione, che è uscita nel 2006». Come per molti altri studiosi e narratori di fiabe l’interesse di Pia Todorovic è nato nella sua infanzia: «Me le raccontava mio papà. Era un appassionato delle fiabe dei Grimm. Le leggeva sul libro e poi le traduceva all’impronta in svizzero tedesco». Pia Todorovic, che aveva avvicinato le tradizioni popolari ticinesi per redigere la sua tesi di laurea, ha cominciato ad occuparsi seriamente di fiabe per questo suo libro. «È stata una bella opportunità, anche perché mi ha dato modo di conoscere l’ultima vera narratrice ticinese, Jolanda Bianchi Poli di Brusino. È stata una grande fortuna per me».
Oggi Pia Todorovic è la responsabile della sezione ticinese per l’Associazione svizzera delle fiabe. «La società è nata nel 1993 come costola svizzera della Società europea delle fiabe» ci spiega. «Nonostante il nome, quest’ultima è diffusa soprattutto in Germania ed esiste forse da una cinquantina d’anni». Una società di questo tipo ha evidentemente il compito di proteggere un patrimonio che rischia di andare perduto... «La sezione svizzera, che conta quasi 400 membri, ha due scopi: da un lato tramandare le fiabe, creare un nuovo interesse e salvare questo patrimonio dall’oblio. Oltre a ciò, si pone l’obiettivo di studiarle e catalogarle. Questo secondo campo di intervento è più specificamente il mio». Il lavoro concreto si articola quindi in due filoni: sul versante più scientifico si organizzano seminari, simposi, su temi legati al genere fiabesco. Poi c’è l’altro indirizzo, quello più pratico e divertente: e qui si organizzano anche diversi corsi, per imparare a raccontare le fiabe.
Pia Todorovic è ottimista: «Secondo me c’è una ripresa nell’interesse attorno alle fiabe. Le serate e i seminari che organizziamo hanno molto successo. Il problema però è un po’ l’invecchiamento dei soci; vorremmo coinvolgere più giovani, utilizzando magari i social media, scegliendo mezzi pubblicitari più efficaci».
Di fatto, per interessamento di Pia Todorovic si è formato in Ticino un nucleo di appassionate tra le quali è nato un gruppo di narratrici, «Le intrecciafole». «Il gruppo è nato 20 anni fa, quando mi hanno incaricato di diventare responsabile della sezione regionale. Conoscevo alcune persone come Candida Willemse e Letizia Bernasconi: insieme a loro abbiamo formato questo gruppo». Per diventare narratrici occorre un po’ di pratica e anche qualche corso: «Alcune persone che hanno scelto di raccontare hanno seguito molti corsi, e all’interno della Società svizzera stessa ne vengono organizzati. Nel sito dell’associazione c’è un lungo elenco di narratrici e narratori svizzeri, con le loro specialità. Così possono essere chiamati a raccontare, magari durante un compleanno o una ricorrenza». Le narratrici e i narratori possono avere un repertorio specifico, oppure no. «Alcune di loro hanno un repertorio molto vasto. Per organizzare le loro serate scelgono in genere delle tematiche specifiche. La condizione di base, però, è che chi racconta deve essere convinto del repertorio che sceglie: le fiabe non possono essere affidate a caso».
Tornando a parlare in generale del gruppo ticinese, Pia Todorovic ci spiega che proprio quest’anno si festeggiano i 20 anni dalla sua nascita: «Per celebrare l’anniversario vorremmo organizzare qualcosa di un po’ particolare. In genere la nostra attività propone come momento clou dell’anno una serata di narrazione nella sala del Centro Incontri Cortivallo di Sorengo. Lo scorso anno abbiamo organizzato un appuntamento dedicato alle fiabe sarde, mentre due anni fa era stato il turno delle fiabe armene. Per questo ventesimo vorremmo fare qualcosa di speciale, magari una serata dedicata alle fiabe ticinesi».
Il programma dei festeggiamenti sarà elaborato a breve. E adattandosi alla caratteristica dell’associazione comprenderà i momenti di approfondimento scientifico e i piacevoli momenti di narrazione vera e propria. Nel frattempo, Pia Todorovic tiene a far sapere che il gruppo delle Intrecciafole, è disponibile ad accogliere nuove forze e a introdurre nel mondo delle fiabe tutti coloro che fossero interessati. Perché le fiabe possono vivere solo così, passando di bocca in bocca. Fissandosi nella memoria dei propri ascoltatori continueranno il loro cammino e, nuovamente raccontate, tramanderanno il loro patrimonio di saggezza e di divertimento.
Informazioni
Segnaliamo a chi è interessato al tema la mostra aperta fino a dicembre 2017 al Museo della civiltà contadina di Stabio «Apriti Sesamo. La magia delle fiabe» a cura di Marta Solinas, Veronica Trevisan e Monica Rusconi (www.stabio.ch)