Se il trionfo nel Super G era atteso, e il bronzo nella discesa libera l’ha sentito un po’ strettino, l’oro nel Gigante ha consentito a Lara di scrivere una delle pagine più belle ed entusiasmanti dello sci svizzero, alla faccia di chi la dava per finita. Il talento, difficilmente lo si smarrisce cammin facendo. Da solo non basta, ma se in aggiunta ci sono grinta e determinazione, presto o tardi, anche la iella più nera e i momenti più bui sono costretti ad arrendersi. Così è stato per Lara Gut-Behrami.
Qualche segnale di rinascita lo aveva già fornito la scorsa stagione. Quest’anno, la sua resurrezione è stata completa e fragorosa. Quattro vittorie in Super G, messe lì, una dopo l’altra, in rapida sequenza, e numerosi podi tra libera, gigante e slalom parallelo. Infine, il Mondiale. L’oro era un tabù. Pareva vittima di un sortilegio, anche se prima di Cortina d’Ampezzo, Lara aveva già messo in bacheca tre medaglie d’argento e due di bronzo, oltre al bronzo olimpico di Sochi.
Prima e dopo il trionfo iridato in Super G, serenamente, aveva dichiarato: «Non è una medaglia a farmi capire se valgo qualcosa o meno, ma quello che ho costruito con la mia famiglia». Già, la famiglia: mamma Gabriella, papà Pauli, il fratello Ian e tutto il Team. Un Team coeso, solidale, che ha puntato tutto su di lei. Pochi, a 16, 18, 20 anni, sono capaci come ha fatto lei di reggere senza contraccolpi una tale pressione. Ma quando ti rendi conto che le cose funzionano, motivazione ed entusiasmo si centuplicano. La forza interiore ti aiuta a disintegrare la malasorte, a scongiurare il rischio di ripiombare nell’anonimato, a risorgere anche da infortuni capaci di lasciare il segno, nel fisico e nel morale.
Con il suo successo nel super G sulla pista delle Tofane, Lara ha acceso la luce. Ha illuminato la via a una Nazionale rossocrociata straordinaria. Ha stappato una bottiglia di champagne millesimato, dalla quale, oltre alle bollicine, sono uscite tutte le altre medaglie, grazie a Corinne, Beat, Loic, Michelle e tutti gli altri e le altre che sono saliti sul podio o lo hanno sfiorato. Successi che hanno solleticato e ingigantito il nostro orgoglio.
Lara ha indubbiamente smentito anni di imbarazzanti attacchi sul piano tecnico e su quello dei risultati. Sono infatti in molti a ricredersi dopo quanto ha mostrato negli ultimi due mesi e in particolar modo ai mondiali di Cortina d’Ampezzo. Tuttavia, la duplice campionessa iridata non fa l’unanimità sul piano del gradimento personale. Sui Social parecchi utenti la ritengono antipatica, arrogante, mai soddisfatta. Mi spiace per lei. Non la conosco abbastanza per capirne reazioni, stati d’animo e meccanismi mentali. Credo però che non debba essere facile riuscire ad essere sempre al Top, con la mente sgombra da turbamenti quando sai che a casa c’è anche chi non ti ama. Fa parte della vita di ogni individuo, ma è una situazione che potrebbe scatenare anche reazioni positive, a condizione di avere un carattere granitico come quello di Lara.
È vero che dà l’impressione di essere sempre insoddisfatta delle sue prestazioni. A qualcuno questo atteggiamento sembra spocchioso, da «prima della classe». Ma è l’unico modo che ha uno sportivo – la critica di sé stesso – per poter puntare sempre più in alto. Come giornalista pagherei per avere un’interlocutrice così lucida, precisa, severa con sé stessa, mai banale. Il mondo dei dopo gara è intriso di formule insulse. Meglio una perfezionista che davanti a un taccuino, un microfono, una telecamera, preferisce mostrare il suo desiderio di migliorare.
La signora Gut-Behrami non ha mai messo in piazza la sua vita privata, tuttavia non ha mai nascosto che il matrimonio con Valon sia stato un ulteriore passo verso la maturazione globale. Oggi Lara è una ex ragazza prodigio diventata donna. Una donna di trent’anni che ha ancora tanta voglia di sognare e di porsi obiettivi con o senza sci sotto i piedi.
Lara è una campionessa entrata definitivamente nel novero delle grandi interpreti della sua disciplina. Il sorriso e l’esultanza manifestati giovedì quando ha conquistato l’oro anche nel Gigante, ci ha mostrato il lato umano della ticinese.
In quel momento, ne sono convinto, non ha pensato ad eventuali errori che le avrebbero precluso il podio. Ha senza dubbio realizzato di aver compiuto un’impresa straordinaria. Inimmaginabile fino a pochi mesi fa per i suoi detrattori. Ma sono altrettanto convinto che già da venerdì, la nostra campionessa sarà tornata a riflettere, analizzare, ritoccare, costruire. Davanti c’è un’altra Coppa del Mondo da conquistare e soprattutto un altro grande, immenso sogno che si chiama Oro olimpico.