«Vivendo con mio figlio ho scoperto davvero il valore della diversità», racconta Graziano Terrani, giornalista, papà di una “persona più sensibile rispetto alla media” di nome Gianmaria. Sensibile nel senso di fragile, ma soprattutto in senso artistico: Gianmaria è curioso e generoso, attento e sincero, riflessivo e incapace di ipocrisia.
«Le persone come mio figlio sono diversamente normali», prosegue Graziano. «È lo sguardo che si posa su di loro che le rende normali o diverse. Loro sono come sono, cioè come tutti noi esseri umani: unici e irripetibili. E per essere unici bisogna essere diversi... Mia moglie e io abbiamo sempre trattato Gianmaria come avremmo trattato ogni bambino. Abbiamo cercato di dare il giusto valore ai segnali che esprimeva, ai suoi desideri e alle sue inclinazioni. Poi facevamo anche tutte quelle attività che piacevano a noi, per esempio andavamo molto a teatro, alle mostre, ai concerti. E lui, sempre, se veniva colpito da ciò che vedeva scriveva delle lettere agli artisti, in cui mandava loro le sue riflessioni su ciò che aveva visto».
Ora queste lettere, insieme con disegni, diari, fotografie scattate da Gianmaria, costituiscono un nuovo archivio, che intende raccogliere materiali prodotti da persone con sindrome di down, di asperger, affette da autismo o da altre diversità cognitive. Persone insomma che di solito non sono protagoniste di mostre, spettacoli o libri, perlomeno non come autori. Persone la cui storia spesso rimane chiusa nelle mura di una casa o di un istituto. Persone che non lasciano traccia, di solito. Con eccezioni, quali per esempio il Museo di Art Brut di Losanna, gioiello dell’arte non accademica, dell’arte inconsapevole o dell’arte consapevole ma spontanea, esterna ai circuiti di mercato, senza pretese culturali o commerciali.
«Mia moglie ha tenuto tutto quello che Gianmaria le dedicava: regali, pensieri, scatti. Non ho altri figli e a un certo punto ci siamo chiesti: che fine faranno dopo di noi queste preziose testimonianze di una vita? Abbiamo 36 diari e 17 classificatori con disegni, lettere e fogli scritti. Vale la pena tenerli? Renderli pubblici?». Sì. È la riposta che si sono dati Graziano e Gabriella (che non è la madre di Gianmaria, ma che è sempre stata presente nella sua vita, fin dalla sua più tenera infanzia). Sì, e c’è di più: si sono detti anche che non solo i lavori di Gianmaria meritavano di non finire nella spazzatura, ma nemmeno quelli di molte altre donne e uomini che hanno una visione del mondo forse diversa, forse utile al mondo. Perché se un archivio testimonia di un territorio, della storia sua e di chi lo abita, allora non dovrebbe mancare nessun tassello, nessun punto di vista, nessuna testimonianza.
Graziano Terrani si è rivolto alle biblioteche; insieme a quella Cantonale di Bellinzona nel 2019 hanno organizzato una serata di lettura e commento degli scritti di Gianmaria. Un ispettore dell’Archivio Cantonale è in seguito andato a casa loro per vedere di che materiale si trattava e ha cominciato a leggerlo; ben presto è stata presa la decisione di dedicare uno spazio all’interno dell’Archivio di Stato a Bellinzona. Così è nata l’Associazione Archivio Diversità Cognitiva, che si occuperà di raccogliere, selezionare e inventariare il materiale destinato all’Archivio.
«Abbiamo cominciato da Gianmaria ma ora siamo già in contatto con altre famiglie», spiega Graziano. «Ci avvaliamo dell’aiuto di una storica dell’arte che si occupa di valutare le opere, sia scritte sia figurative: non è nostra intenzione tenere in modo acritico qualsiasi cosa testimoni di uno sguardo sul mondo di persone considerate fino a oggi “disabili”. Però crediamo che se non conserviamo nulla di loro non sapremo mai nulla. Esistono studi, film, racconti e così via che li presentano, anche molto belli e importanti; tuttavia ci sembrava che mancassero le loro voci». Da oggetto a soggetto: questo il salto che propone l’Archivio della Diversità Cognitiva.
E così nuovi scrittori e poeti entreranno a fare parte della memoria collettiva preservata nell’Archivio di Stato. Sarà una prima svizzera e negli spazi di Bellinzona è stata messa a disposizione una persona che se ne occuperà al 20%. Potrà servire a genitori, fratelli, zii, educatori, studenti nel campo del sociale, gente che si occupa di cura e archivisti; potrà essere valorizzato con mostre a tema, conferenze, eventi, progetti con le scuole e le associazioni interessate.
«Questo archivio», conclude Graziano Terrani, «sarà uno strumento per chiunque ha voglia di capire meglio la diversità cognitiva. Ma anche ci è utile, ne sono sicuro, per capire noi stessi, il nostro mondo come lo abbiamo costruito». Perché ascoltare voci diverse che raccontano in un altro modo quello che anche noi abbiamo sotto gli occhi, ci aiuta sempre a valutare e rivalutare, sdrammatizzare e comprendere, spostare lo sguardo, scoprire, aprire gli occhi, chiuderli, girare lo sguardo. La diversità fa tutto questo.
Questo è un biglietto rivolto a Terrani, uno dei tanti pezzi dell’archivio, firmato «Il tuo figlio Gianmaria. Ti voglio molto bene»:
«Una pianta può essere tante forme di diverso tipo delle foglie verdi o gialle e marroni o secche / ma il tuo figlio si muove come una pianta in movimento le sue mani sono le foglie il suo naso può essere un tronco di un albero le gambe e i piedi sono le radici ma il suo cuore rimane sempre attivo nei suoi battiti».