«Io mi chiedo che cosa succeda ai ricordi con il tempo. Io non ricordo più i miei genitori; non ricordo come erano fatti, come parlavano…», inizia con questa citazione di Paolo Sorrentino tratta dal film Youth – La giovinezza, un appunto che Andrea Montorio, autore di Promemoria. Come creare l’archivio dei propri ricordi (add editore), si era segnato anni fa. Annotazione che gli è tornata in mente, ora che anche lui è padre, lavorando a una sorta di vademecum che ci insegna come avere cura della nostra memoria e dei nostri ricordi. La citazione infatti si conclude così: «Ieri notte mi sono messo a guardare Lena che dormiva e ho ripensato alle migliaia di piccole cose che ho fatto per lei, come padre, e le ho fatte volutamente perché se le ricordasse, una volta cresciuta. Invece con il tempo non se ne ricorderà neanche una. Sforzi immani, Mick, per risultati modesti». Quanti e quante di voi che stanno leggendo si ritrovano in queste parole, in questi timori? Non temete, questo libro agile e profondo al contempo, vi dirà come fare.
Andrea Montorio, prima di parlare del libro, bisogna dire alle nostre lettrici e ai nostri lettori che lei della conservazione e della cura della memoria si occupa per professione. Classe 1974, studi in filosofia, è co-fondatore di Promemoria Group, la prima realtà italiana specializzata nel recuperare, proteggere e valorizzare la memoria storica di grandi aziende, istituzioni culturali e collezioni private. Da dove ha avuto inizio tutto questo?
Gisella Riva, insieme alla quale ho fondato Promemoria Group, ed io abbiamo entrambi fatto la tesi con il sociologo Luciano Gallino. Curavamo per lui diversi progetti, tra questi uno sulla storia dell’industria nel nord-ovest italiano. Si trattava di creare uno strumento formativo per le scuole che raccontasse la storia dell’industria. Ad un certo punto ci siamo accorti di come le aziende utilizzassero poco, a livello strategico, tutto il loro archivio che poi rappresenta il sapere di un’azienda. Avere l’archivio non significa soltanto trovare tre o quattro foto, tenerle lì e usarle in caso di necessità.
Può farci degli esempi concreti di aziende con cui lavorate?
Abbiamo subito iniziato a lavorare con realtà molto grandi come Fiat e Lavazza, collaborazioni che hanno permesso in seguito di strutturarci. Con Gisella ci siamo divisi i compiti, lei ha iniziato a seguire tutti gli archivi istituzionali, dunque tutti gli archivi culturali e io quelli aziendali. Tra l’altro tra i nostri clienti abbiamo anche l’archivio della Città di Lugano, con cui da tanti anni abbiamo un ottimo rapporto, hanno un archivio fotografico enorme. Per quanto riguarda gli archivi aziendali in Svizzera ad esempio collaboriamo anche con Bally. Ma prendiamo come esempio Lavazza: ci hanno dato le chiavi dei magazzini e noi – all’interno di decine di migliaia di documenti, fotografie, oggetti – siamo andati e abbiamo selezionato quegli elementi che possono essere utili per la strategia commerciale e di comunicazione del marchio. Tra l’altro in quel periodo Lavazza stava traslocando e aveva paura di perdere tutti i dati e il suo know-how, da qui dunque la necessità di creare un archivio.
Certo dai suoi studi in filosofia ne ha fatta di strada…
Lo dico sempre anche a mio figlio Louis, le materie umanistiche ti danno la forma mentis che poi ti permette di fare qualsiasi cosa.
Suo figlio Louis, il cambiamento di casa, in fondo da qui è nata l’idea di questo testo?
Il trasloco l’anno scorso c’è davvero stato. Inizialmente l’ho usato come incipit poi scrivendo è diventato il fil rouge di tutto. A livello emotivo è stato il trasloco più impegnativo della mia vita perché la casa che lasciavo era quella in cui era nato mio figlio. Mi sono chiesto: come posso fare a portarmi via le cose importanti e fare in modo che anche lui possa ricordarsele nel tempo?
A proposito di archivio e memorie, quanti tipi di memorie esistono?
Nel caso delle aziende parliamo di memorie produttive, per gli archivi pubblici parliamo di memorie culturali, quando invece parliamo di archivi personali e privati inevitabilmente intendiamo memorie emotive, perché quello è il vero valore aggiunto.
Nel testo ci dice che l’archivio è sempre lo specchio di chi l’ha prodotto, per capirlo e orientarsi bisogna conoscere chi l’ha creato. In concreto che cosa significa?
Dal mio punto di vista una motivazione che ti porta a fare l’archivio è farlo per qualcun altro, è questo che ti dà l’input per agire. È divertente ma in alcuni casi può essere anche doloroso. Quando mia nonna è mancata dovevo scegliere qualcosa da tenere ma non sapevo cosa. C’è anche una buona dose di responsabilità umana. Per questo dico sempre: raccontate il vostro archivio lasciate il testamento emotivo, spiegate perché lo fate e per chi. Spesso ci preoccupiamo dei lasciti patrimoniali ed economici ma non ci preoccupiamo dei lasciti emotivi. Non si pensa mai che l’archivio possa essere anche una cosa divertente, un rituale piacevole da fare.
Chi non vuole cimentarsi nell’archivio può sempre fare una capsula del tempo…
Naturalmente quando parli di archivio aziendale o culturale ci sono regole molto rigide da seguire, nei nostri ricordi siamo noi a definire le regole del gioco. Nel caso della capsula del tempo si tratta di congelare un’esperienza o un’emozione mettendo determinati oggetti ed elementi in una capsula del tempo che decidi di non toccare da qui a dieci anni. È sempre un modo per cercare di ricordare i propri ricordi. Il presupposto naturalmente è prendersi del tempo e magari farlo insieme a qualcuno, io lo faccio insieme a Louis.
Perché dunque dovremmo tutti fare il nostro archivio personale?
L’archivio ti aiuta a vivere in modo più consapevole il tuo presente, a dare importanza al tuo vivere quotidiano. A me ha dato un’ottima consapevolezza di una visione più prospettica del futuro, è quel circolo virtuoso dove il passato, presente e futuro riescono a incastrarsi bene. Mi ha dato questa maggiore serenità. Nel libro naturalmente racconto il mio percorso e indico le pratiche che hanno funzionato per me, ho fatto un po’ da cavia. Ognuno, una volta deciso perché fare l’archivio e per chi, può individuare le sue.