La piattaforma di storia partecipativa, «lanostraStoria.ch» si presta molto bene a raccogliere documenti in grado di dar conto delle rapide e profonde trasformazioni che ha conosciuto il territorio della Svizzera italiana e in particolare del Ticino dalla metà dell’Ottocento ad oggi.
La ferrovia del Gottardo prima, il boom edilizio poco dopo il secondo dopoguerra, la costruzione dell’autostrada tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta, e quindi la crescita di agglomerati urbani che hanno rigirato come un guanto pressoché l’intero territorio, andando a costituire una continuità di edifici lungo i principali assi stradali, distruggendo i tradizionali equilibri tra centro e periferia, tra città e campagna, tra urbano e rurale. Questi gli eventi che hanno maggiormente caratterizzato le trasformazioni avvenute sul territorio cantonale.
Gli archivi video della RSI sono utili per documentare queste trasformazioni. Le prime ricerche realizzate allo scopo di pubblicare documenti video pertinenti con le finalità editoriali di «lanostraStoria.ch» ha fatto emergere alcuni fatti di rilevo: nei primi anni Sessanta, il regista Sergio Genni lavorò sui video del fotografo luganese Vincenzo Vicari allo scopo di illustrare le trasformazioni urbanistiche di Lugano nei primi decenni del Novecento. Tra le fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, con la trasmissione Misure curata da Genni, l’allora TSI fece proprio il compito di divulgare – spesso con la consulenza di studiosi di valore – la conoscenza del patrimonio architettonico rurale e, con un programma come I problemi dei nuclei ticinesi, di attirare l’attenzione sulla rapida urbanizzazione del secondo dopoguerra, che causò la precipitosa distruzione di edifici di cui non è rimasta documentazione.
Alla fine degli anni Settanta – molto probabilmente grazie allo stimolo della mostra Tendenzen. Neuere Architektur im Tessin, che si tenne nel 1975 a Zurigo e che mise in circolazione l’espressione «Scuola ticinese di architettura» – la TSI produsse una serie di trasmissioni dedicate alla storia dell’architettura in Ticino curate dall’architetto Paolo Fumagalli, in quegli anni direttore della «Rivista Tecnica della Svizzera Italiana». Bisogna attendere un paio di decenni, per tornare sistematicamente sul tema dell’archiettura con la trasmissione «Eclettica», cui collaboraroro lo stesso Fumagalli affiancato da Tita Carloni.
Le cinque trasmissioni intitolate L’architettura del Ticino dal 1850 ad al 1978 curate da Fabio Bonetti e Paolo Fumagalli sono ora disponibili sul portale «lanostraStoria.ch». Partendo dall’esame di ville e palazzi dell’Ottocento, passando per il Liberty e l’Eclettismo prima, l’Avanguardia e il Modernismo poi, ed esaminando quelli che, allora, erano gli ultimi cinquant’anni di architettura in Ticino, Bonetti e Fumagalli si avvalsero della consulenza di Enrico Mantero, docente al Politecnico di Milano e Alfred Roth, docente al Politecnico di Zurigo; nonché dell’economista Angelo Rossi e dello storico Giorgio Cheda.
Oggi improponibili in televisione, quei cinque preziosi documentari intrecciavano con coerenza diversi piani di analisi: la descrizione degli edifici, le vie e i sistemi di trasporto, la contestualizzazione storica e il raffronto con le arti contemporanee. In questo modo Bonetti e Fumagalli riuscirono a compiere un’operazione che non si riscontra in altre trasmissioni simili: fornire un solido contesto europeo di riferimento, e mettere in luce la diversa velocità che il «moderno» in architettura ebbe in Ticino rispetto ad esperienze coeve a Nord così come a Sud; mostrando inoltre con quale incoerenza il Ticino vide contemporaneamente sorgere edifici come il teatro San Materno di Carl Weidemeyer (1927-28), e rassicuranti riproposte di stilemi classici nei molti edifici dell’architettura «ufficiale» coeva, che smorzò anche i giovanili slanci di un Mario Chiattone.