L’anno della svolta mancata

Motori - Era tutto pronto in Europa per imporre definitivamente il mondo delle quattro ruote elettrificate nel 2020
/ 04.05.2020
di Mario Alberto Cucchi

Il processo di elettrificazione delle auto va avanti da molti anni. Le prime vetture ibride sono arrivate vent’anni or sono. Lo testimonia la Toyota Prius che in Europa è stata nominata «car of the year» nell’ormai lontano 2005. L’anno della svolta era questo: il 2020. Tutto era pronto. A partire dalle multe che il Governo europeo era pronto a dare alle Case costruttrici che avevano ancora in gamma veicoli troppo inquinanti passando per gli automobilisti ormai «istruiti» su batterie al litio e vantaggi ambientali delle elettriche fino ad arrivare alla rete di ricarica in veloce espansione in tutti i Paesi.

Molti i nuovi modelli elettrificati arrivati negli ultimi 12 mesi e ancora di più quelli previsti entro fine anno. Aumentate le autonomie e diminuiti i prezzi. In Europa il settore della mobilità elettrica aveva chiuso l’ultimo trimestre del 2019 in crescita dell’80,5%. L’anno giusto era questo ma forse non lo è più. D’altra parte, a causa della pandemia il settore dell’auto sta attraversando un momento che definire difficile è dire poco.

Praticamente tutti gli stabilimenti mondiali hanno affrontato periodi di chiusura, stessa sorte è toccata a centri di ricerca e concessionari. In pratica tutta la filiera ne ha risentito e non solo a livello economico. Di una cosa siamo certi: il processo di elettrificazione non sarà arrestato. Ma quasi certamente subirà un rallentamento. I costruttori stanno già chiedendo di posticipare le scadenze previste dalla normativa europea.

Nel 2020 la soglia massima di grammi di anidride carbonica (CO2) emessa per chilometro dalla media dell’intera gamma per costruttore non avrebbe dovuto superare i 95 grammi. Le multe per lo sforamento potrebbero arrivare a una cifra in grado di mettere in ginocchio le industrie mondiali: 14,5 miliardi di euro. Secondo gli analisti di PA Consulting, società britannica di consulenza, ci sono Case che potrebbero essere penalizzate per «solo» 18 milioni di euro e altre per 4,5 miliardi. Sarebbe il colpo di grazia per un settore che è già in difficoltà.

Ecco allora che alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata chiesta una moratoria sull’applicazione delle nuove normative sulle emissioni di CO2 entrate in vigore il 1° gennaio scorso. D’altra parte, nel 2020 a livello globale si prevede un crollo della produzione di veicoli di circa 11 milioni di unità: –2,2 milioni in Nord America e –2,9 milioni in Europa.

Va detto che il passaggio dei Paesi più avanzati verso l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili è un processo che ad oggi sembra davvero irreversibile. Non si può e non si vuole tornare indietro. Ecco allora che Volvo proprio in questi giorni presenta l’ultima nata: la XC 40 Plug-in. «Recharge», questo il termine che indica tutte le auto del costruttore svedese che si ricaricano tramite presa, auto come questa ibrida ricaricabile che ti permette di viaggiare per 45 chilometri utilizzando solo il motore elettrico per i tragitti quotidiani ma che può contare su un motore termico per le lunghe percorrenze.

Sotto il cofano troviamo un 3 cilindri benzina di 1.5 litri da 180 cavalli, accoppiato a un elettrico da 82 Cv, per un totale di 262 Cv e 425 Nm di coppia massima, gestiti da un cambio automatico a 7 rapporti. La batteria, alloggiata sotto il pianale, ha una capacità di 10,7 kW.

Entro fine anno arriverà anche XC40 Recharge P8, la prima vettura al 100% elettrica del Marchio. Un motore davanti e uno dietro, trazione integrale, per una potenza sistema di 408 cavalli. L’autonomia? 400 chilometri. Insomma, the show must go on, lo spettacolo va avanti. Il tutto, Covid 19 permettendo.