L’amore oggi

Intervista - La giornalista Tamara Tenenbaum ci parla del suo libro La fine dell’amore
/ 23.05.2022
di Laura Marzi

Il suo libro sta facendo scalpore: Tamara Tenenbaum è una giornalista argentina di 33 anni, nata e cresciuta in una comunità ebrea ortodossa che in La fine dell’amore. Amare e scopare nel XXI secolo, pubblicato in italiano da Fandango Libri, si interroga sulla coppia, sui ruoli di genere, la maternità… Lo fa a partire da una bibliografia ricca, ma anche mettendo in gioco sé stessa, le sue relazioni e la sua storia personale.

Lei scrive che in un mondo che è cambiato molto, l’idea di coppia è rimasta pressoché immutata…
Ovviamente le nostre idee sulla coppia si sono modificate negli ultimi decenni, ma credo che le famiglie siano cambiate molto di più. Quarant’anni fa, quando il divorzio era ancora illegale in molti paesi o comunque considerato immorale, l’opzione di risposarsi e di allevare i figli di qualcun altro non era ben vista, adesso nella società occidentale accade molto di frequente. Invece, ancora ci si aspetta che a crescere dei figli, concepiti non importa in quale relazione, siano due persone che si amano, che convivono e che praticano la monogamia. Una famiglia formata da tre adulti è ancora molto rara. Una coppia che coinvolgesse una terza persona nel proprio ménage e lo comunicasse ai propri figli verrebbe considerata deviata, oppure due amici che vivono e crescono insieme i figli senza coinvolgimento amoroso verrebbero considerati strani. Insomma, le famiglie sono cambiate molto, ma le coppie no e lo stesso accade con le aspettative sulla coppia.

In La fine dell’amore lei evidenzia che nell’educazione data alle ragazze e nella pornografia mainstream la violenza e il piacere sono connessi. Come pensa si possa spezzare questo legame?
Come chiarisco nel mio libro, non sono necessariamente contraria all’erotizzazione della violenza, se c’è consenso. Da ragazzina guardando le soap opera ho imparato che un uomo che ti ama deve essere geloso e controllante. Oppure in un bar, un uomo per essere attraente deve essere aggressivo per sedurti, se non ci prova invece è effemminato o troppo tiepido. Credo che questo genere di stereotipi stiano cambiando e fortunatamente non c’è più tolleranza nei confronti della violenza senza consenso. Molte donne sanno che un uomo che non ti tratta alla pari non solo è violento, ma anche molto noioso. Credo che di questi tempi molte desiderino un partner che le aiuti, le incoraggi, con cui divertirsi. La verità più dolorosa nascosta dietro l’amore romantico è che una volta che si smette di confonderlo con il desiderio cieco di non restare sole, è estremamente difficile trovare la persona giusta, sia per una donna sia per un uomo. In ogni caso riconoscere una relazione che si fonda sul rispetto e la parità è un buon inizio!

Lei esprime un’idea secondo la quale nel nostro sistema occidentale vige un’etica della bellezza. Può parlarcene?
È un concetto coniato dalla filosofa Heather Widdows. Semplificando, potremmo dire che un’etica è un insieme di valori, secondo cui alcune cose sono preferibili, perché sono corrette, giuste, buone, virtuose e altre invece sono sbagliate. Widdows sostiene che nell’epoca contemporanea la bellezza funziona esattamente così. La bellezza delle donne è ammirata da sempre, ovviamente, ma non è mai stata considerata un valore etico, con tanto di doveri o obblighi morali e i corrispettivi sensi di colpa o di orgoglio. Invece adesso molte donne si sentono in colpa di non fare il loro meglio per essere belle, perché non vanno in palestra o non curano la loro pelle, i capelli, non mangiano sano…

Può spiegarci perché sarebbe molto meglio se ovunque venisse celebrata quella che definisce una maternità mediocre?
Si tratta di un’idea della filosofa francese Elisabeth Badinter. Quando ho letto il suo libro Le conflit, la femme et la mère (Flammarion, 2010) ho subito pensato alle mie amiche che hanno figli e che si sentono costantemente in colpa di non essere delle madri perfette che stanno a casa, che cucinano solo verdure biologiche, che non fanno mai vedere la tv ai loro figli... Mi sono resa conto che molte pensano di essere delle cattive madri se hanno una vita propria, come se essere indipendenti, avere una carriera, delle amicizie, degli interessi e una vita sessuale potesse essere solo un ripiego, mentre i loro figli starebbero meglio con una sorta di schiava, disponibile 24 ore al giorno. È interessante, non solo perché sono cresciuta negli anni ’90 e mia madre era molto fiera del suo lavoro e un grande esempio per me e le mie sorelle, ma anche perché lei è una pediatra. Ho visto molti tipi diversi di madri a casa mia e non c’è davvero nessuna correlazione tra l’essere una madre sempre disponibile ed essere una buona mamma. Rinunciare alla propria vita non solo non è un bene per una donna, ma non lo è neanche per i suoi figli. Mi piace l’idea di celebrare la maternità come una condizione che è necessariamente imperfetta e incompleta, nessun blog di mamme dovrebbe convincere le donne del contrario!

Veramente vogliamo tutte impazzire d’amore?
Non sono sicura che tutte e tutti lo vogliano, ma io di sicuro sì! Penso che la cultura dominante educhi le donne a essere ossessionate dall’amore (molto più degli uomini) e che il desiderio di innamorarsi sia davvero complesso e contraddittorio: da una parte si vuole essere in due, per sentirsi al sicuro in un mondo di incertezze. Dall’altra, molti di noi vogliono anche la passione, il brivido dell’amore romantico. Quando, come me e molte della mia generazione, desideri la sicurezza e la compagnia, ma anche l’emozione delle nuove avventure, allora diventa difficile.