È nata ufficialmente lo scorso 6 aprile con lo scopo di ripristinare e promuovere l’antica via di comunicazione (e pellegrinaggio) verso Roma: è l’associazione «Amici della Via Francisca del Lucomagno» la cui costituzione rappresenta un tassello importante per proporsi quale entità giuridica verso le istituzioni, come racconta Adelaide Trezzini, promotrice dell’iniziativa nonché presidente della già esistente «Associazione internazionale Via Francigena» con sede a Blonay e fondata a Martigny nel 1997. «Sono 15 anni che c’impegniamo ad individuare e far rinascere le Vie Francigene storiche, valorizzandole culturalmente e turisticamente. Tra i nostri obiettivi rientra quello di aiutare in tutti i modi possibili i pellegrini di ogni parte del mondo e concretizzare il progetto Via Francisca del Lucomagno».
La neonata associazione italo/elvetica, che ha in Alfonso Passera il nuovo presidente, è pure un valido supporto storico-scientifico, fornendo risposte a domande del tipo: «dove hanno fatto tappa in Ticino gli imperatori germanici sulla via del ritorno a Nord?». Come ci conferma la nostra interlocutrice, l’imperatore Enrico II passò per Cadempino nel 1004 e soggiornò nel castello di Grumo a Gravesano, mentre l’imperatore Federico Barbarossa pare abbia trascorso in questo medesimo luogo le feste di Pasqua del 1162, mentre scendeva verso l’Italia.
Notizie che sottolineano l’importanza della via quale passaggio tra nord e sud, come ribadisce Adelaide Trezzini che nel 2006 scoprì nella chiesa di San Pellegrino a Giornico la statua lignea del Santo con, sulla pellegrina, i simboli specifici dei pellegrinaggi a Compostela e a Roma. Un incontro che fece nascere in lei tutto quest’interesse per la via del Lucomagno; l’itinerario più diretto tra Basilea o Costanza che, transitando dal Ticino, oltrepassava la Tresa per innestarsi poi a Pavia sulla Via Francigena ormai consolidata.
«La mia passione – ci racconta Adelaide Trezzini – inizia per puro caso nel 1995, in occasione di una mostra didattica a Castel Sant’Angelo, dove figurava un tracciato sommario da Canterbury a Roma, il percorso della Via Francigena». Da quell’incontro è nata l’idea di promuovere la via, non solo in Italia, ma anche in Svizzera, Francia e Inghilterra, dove risultava completamente sconosciuta. In pochi anni, la Via Francigena ha raggiunto ottimi livelli d’interesse e fruibilità. I dati parlano di circa 40mila persone che nel 2016 hanno percorso e pernottato almeno una volta sulla via storica.
In Ticino la via è tornata protagonista lo scorso anno quando, in occasione del ventesimo anniversario dell’associazione, è stata percorsa da Costanza sin quasi fino a Pavia, grazie a una collaborazione lombardo-ticinese. La quinta tappa, da Disentis a Biasca si è svolta dal 22 al 24 luglio ed è stata una bell’occasione per promuovere l’itinerario, a sud e a nord delle Alpi. «Con la nascita dell’associazione “Amici della via Francisca del Lucomagno” – conclude Trezzini – si spera di creare nuovi tasselli per una collaborazione attiva anche Oltralpe».
La Via Francigena divenne la spina dorsale del sistema viario europeo (occidentale) quando Giulio Cesare aprì una «Via del Sole» nel 58 a.C., il più breve collegamento tra il mare del Nord e Roma. Il tracciato fu un’importante via verso Roma, la principale meta dei pellegrinaggi cristiani fino all’inizio del culto di San Giacomo di Compostela in Galizia nel X secolo. La via venne chiamata dal 725 «Iter Francorum» e per la prima volta «Via Francigena» nell’876.
Il pellegrinaggio a Roma lungo la Via Francigena cadde in disuso attorno al XVII secolo e solo nel 1985 Giovanni Caselli, specialista di archeologia viaria, riportò sulla mappa l’itinerario dell’arcivescovo Sigerico di Canterbury, giunto a Roma nel 990 per ricevere il palio da papa Giovanni XV. Le 80 tappe elencate nel suo succinto diario di viaggio, dette submansiones, costituiscono i punti cardine della Via Francigena, una rete di strade costituitasi nei secoli con numerose varianti. In Italia, in Svizzera, in Francia e in Inghilterra oggi rimangono notevoli tratti della Via Francigena, con lastrici e selciati romani che il progetto intende collegare «quali filo conduttore della storia, dell’arte e dell’economia europea».
La Via Francisca del Lucomagno è considerata più antica della Via Francigena e quindi non come una variante, ma a pieno titolo un itinerario distinto che portava gli imperatori germanici da e per Roma. Prima di sconfinare in Italia, il tragitto ticinese scende dalla Valle di Blenio per poi raggiungere Ponte Tresa, luogo scelto per l’assemblea costitutiva dell’omonima associazione.
La Via Francisca è spesso citata fra il XIII e il XV secolo nel Canton Ticino dove in qualche tratto si sovrappone alla Strada Regina. Transitando dal Lucomagno, con i suoi 1915 metri d’altitudine, la via è percorribile quasi tutto l’anno, mentre il Gran San Bernardo valico sulla via Francigena, è oltre i 2400 m. ed è aperto solo d’estate. Il primo tentativo di ripristinare la Via Francisca del Lucomagno risale al 2014 e ora, con la nascita dell’associazione i passi dovrebbero diventare più concreti.
L’associazione internazionale Via Francigena (AIVF) conta attualmente oltre 2550 membri in 27 nazioni e ha fatto rivivere la Via Francigena europea, un tragitto storico rimasto sconosciuto in Francia e Svizzera fin verso l’anno 2000. Un successo dovuto anche a numerose pubblicazioni specifiche e, da tre anni, grazie alle applicazioni per smartphone e tablet realizzate da AIVF per la copertura dei 900 km.
Le tre applicazioni, o guide, rappresentano una fondamentale fonte di notizie per i pellegrini, o semplici escursionisti, che volessero incamminarsi lungo questa via storica. Oltre al percorso ufficiale della Via Francigena contengono preziose varianti studiate e verificate nel 2015 e 2016 dai collaboratori dell’AIVF e oggetto di continui aggiornamenti, illustrando nel contempo anche le strutture selezionate, quali alberghi, pensioni, ostelli, parrocchie, privati o altre strutture che offrono ospitalità lungo il percorso.
Informazioni
viafranciscadellucomagno(at)gmail.com