Per gli appassionati e per chi conosce il Generoso quella è sempre stata «la Variante», il ripido sentiero che si infila tra le guglie rocciose del monte che più di ogni altro sovrasta il Mendrisiotto. Torrioni stratificati nei millenni che affiorano lungo il versante occidentale della montagna. Una cresta dove non mancano i fossili marini e che si può ben ammirare dal lago Ceresio, da Maroggia, ad esempio, o da Riva San Vitale. E e che si può raggiungere percorrendo proprio quella via, quella «Variante». Un sentiero per escursionisti esperti che prende il via da Rovio, per poi arrampicarsi, sempre più ripido, fin sulla vetta del Monte. Ed è anche per permettere all’escursionista di scoprire l’insieme delle possibili vie d’acceso al Generoso, che la Società Alpinistica Ticinese, con la sua sezione di Mendrisio, si è messa al lavoro per ripristinare quello storico sentiero e per renderlo nuovamente praticabile, dopo anni di incuria e di abbandono. Insomma il «Fiore di Pietra» di Mario Botta – che l’anno scorso ha fatto segnare un primato di visite, anche grazie alla rinnovata linea ferroviaria – si può raggiungere anche così, dal versante più ripido del Generoso, scoprendo anche l’anima più alpinistica e spettacolare di questa montagna.
«L’idea di lanciarci in questa avventura è venuta ad alcuni appassionati che si incontrano regolarmente nella nostra palestra di arrampicata. Era il 2016 – ci ricorda Alessandro Brazzola, presidente della SAT Mendrisio – A dire il vero la nostra sezione si era già data da fare in passato, una ventina di anni fa, organizzando piccoli interventi di manutenzione del sentiero. Adesso disponiamo invece di un vero e proprio progetto, già in fase di realizzazione, che ha trovato sostegno anche all’esterno della nostra società e che proprio per questo è dotato di un budget di trentamila franchi». I lavori di ripristino della SAT hanno, infatti, ricevuto il supporto di diversi comuni e associazioni della regione, della Ferrovia Monte Generoso e dell’Ente Regionale per lo Sviluppo del Mendrisiotto e del Basso Ceresio. Va detto che le cartine ufficiali indicavano la presenza di questa «Variante» fino al 2008, poi il sentiero venne di fatto abbandonato a se stesso anche se numerosi sono sempre stati i suoi frequentatori, che arrivano fin lassù anche dalla Svizzera tedesca e dall’Italia. «Per questo motivo ci voleva un intervento di ripristino totale – fa notare ancora Brazzola – per evitare di perdere del tutto questa via, minacciata dall’avanzata della natura, dagli alberi caduti e dal terriccio che si era accumulato lungo i tratti rocciosi del percorso».
E così nella primavera dell’anno scorso sono iniziati i lavori, grazie al sostegno effettivo di un gruppo di volontari che nel corso di diversi fine settimana si è messo a disposizione per dare una nuova vita a questa «Variante» che si sviluppa lungo un dislivello totale di 1200 metri e che si divide di fatto in due tronconi ben diversi tra loro. Il primo si snoda da Rovio fino ad una zona chiamata Perostabbio, si tratta di un sentiero che pur essendo piuttosto ripido è adatto anche all’escursionista della domenica. Il secondo prende il via proprio da Perostabbio – dove tra l’altro si trova anche un piccolo rifugio, con possibilità di cucinare e tre posti letto – e termina sulla vetta, un sentiero decisamente più esigente, per escursionisti esperti, simile in alcuni passaggi della Via Alta della Val Verzasca. In termini tecnici viene classificato nella categoria T5, quella degli itinerari alpini impegnativi.
Dopo un inverno con molta neve, le prossime settimane permetteranno di continuare i lavori, in particolare nel tratto più impegnativo del percorso. L’inaugurazione del sentiero è prevista per il mese di settembre. I lavori e gli sforzi della SAT Mendrisio permetteranno così di rimettere in sicurezza una via che nella regione ha anche un valore storico, legato al confine con l’Italia, che scorre proprio lungo quella cresta. «La Variante» venne infatti ideata e realizzata dalle guardie di confine svizzere che all’inizio del 1900 avevano iniziato a pattugliare la montagna. Seppur tra diverse difficoltà il sentiero venne poi aperto nel 1926, da allora e fino al 1978 venne utilizzato per controllare la cima della montagna e il confine con l’Italia. Nel corso della Seconda guerra mondiale alle guardie di confine si affiancarono anche i soldati dell’esercito. A causa di quel conflitto bellico il Monte Generoso divenne un punto di osservazione molto importante, per il controllo del confine ma anche dello spazio aereo, come ci ha ricordato lo storico Guido Codoni e come indicano alcuni documenti messi a disposizione dalle guardie di confine.
Proprio per la presenza delle guardie «la Variante» viene anche chiamata «il sentiero Gianola», dal nome del capitano Angelo Gianola di Melano, che negli anni 20 del secolo scorso ideò quel tracciato così ardito. Certo per raggiungere la cresta e la vetta del Generoso il Gianola e le sue guardie dovettero posare in alcuni punti delle funi metalliche, una passerella tra le guglie e persino scavare e costruire una scalinata nella roccia. E chissà cosa pensarono quelle guardie quando su uno dei torrioni della parete, poco sopra «la Variante», venne costruita quella che da allora viene chiamata la «Casa della Marchesa» o, forse più frequentemente, la «Cà da la Mata».
Questa è una storia nella storia di questo sentiero. In arrivo dall’Italia, la Marchesa – o se volete la «Mata» – si chiamava Carla Nobili Vitelleschi e nel 1928 chiese e ottenne dal comune di Rovio di costruire una piccola baita proprio sotto la cresta del Monte Generoso, perché – disse lei – era alla ricerca di solitudine e silenzio, per studiare e meditare. Cosa ci facesse davvero e quanto effettivamente vi sia stata in quelle quattro mura – con vista decisamente mozzafiato – non è dato sapere e tuttora oscuri rimangono i suoi presunti legami con Mussolini, che avrebbe utilizzato quel rifugio tra le rocce per sorvegliare a sua volta il confine italo-svizzero. Non solo la Marchesa ma delle spie italiane avrebbero soggiornato in quei pochi metri quadrati, trasformando «la Variante» persino in un giallo storico. Ma torniamo alla realtà di oggi e ai lavori che la SAT Mendrisio porterà a termine nel corso dell’estate, per ridare nuova vita a questa via avventurosa del Monte Generoso. Nella speranza che il fascino del nuovo «sentiero Gianola» possa trovare spazio anche nelle guide turistiche ufficiali e per ridare al Generoso anche questa via d’accesso, tra quelle guglie e quei pinnacoli che ne fanno una delle montagne più spettacolari tra quelle che fanno da spartiacque tra le Alpi e la pianura padana.
Informazioni
www.variante-generoso.ch