Bibliografia

Felix Wirth, Jan Liechti, Dominik Landwehr, Felix Kunz, Vision of a visionary, Stiftung ENTER, Solothurn, 2022. Il volume, in edizione bilingue tedesco/inglese, può essere richiesto direttamente alla Fondazione ENTER (info@enter.ch). Info: www.enter.ch


La straordinaria avventura dello Spitlight

Storie  ◆  L’avanguardistico proiettore del ticinese Gianni Andreoli fu l’attrazione tecnologica delle Olimpiadi di Cortina 1956
/ 12.12.2022
di Matilde Fontana

Forse nella memoria di qualche giovane degli anni 50 del Novecento sarà rimasto impresso quell’autocarro rosso fiammante con il suo «razzo» cromato, capace di sparare immagini enormi sulle pareti delle montagne e persino sulle nuvole: pareva uscito da un libro di Giulio Verne.

Era lo Spitlight P.300.S, la meraviglia tecnologica dell’ingegner Gianni Andreoli, che si guadagnò l’attenzione internazionale illuminando la scenografica cornice dolomitica delle Olimpiadi di Cortina d’Ampezzo nel 1956.

«Per tutta la durata delle Olimpiadi – si legge sulla rivista “Illustrazione ticinese” del 14 aprile 1956 – appena calata la sera, questa invenzione, destinata certamente a rivoluzionare il campo della propaganda e dell’informazione (poiché può funzionare indifferentemente su schermi naturali, nubi o montagne, o artificiali, cortine fumogene) ha proiettato sullo schermo naturale di 800’000 metri quadrati del massiccio del Pomagagnon i cinque cerchi olimpici, lo stemma del Comune di Cortina, la fiaccola olimpica, frasi di benvenuto inframmezzati da servizi informativi: l’ora esatta (a intervalli di un quarto d’ora dalle 18.00 alle 24), il notiziario sportivo, il bollettino meteorologico».

Esibito con successo nella vetrina olimpica, l’immenso potenziale dell’avanguardistico proiettore, somigliante a un razzo interplanetario, sembrava promettere un luminoso futuro in pieno boom economico. Era il 1956, e mentre la tecnologia televisiva muoveva i primi passi sul piccolo schermo, la sorgente luminosa del «cannone» di Andreoli oltrepassava la potenza di tutti i cinematografi di Milano riuniti.

Contro ogni aspettativa, invece, già al rientro in Ticino da Cortina, un pasticciaccio brutto di inaffidabili soci-investitori, società insolventi, cause e pignoramenti finì per spegnere ogni entusiasmo e lo Spitlight venne abbandonato (o nascosto) in un non meglio identificato deposito luganese per qualche anno. Fu così che la geniale invenzione dell’ingegner Andreoli, costata una cifra vicina ai 300mila franchi nel 1955, venne svenduta all’asta nel 1962 per 1000 franchi. L’autocarro-proiettore «Bedford-Spidlight» (come si legge sull’avviso dell’incanto fissato per il 9 febbraio 1962 presso la Cava Rossi di Ponte Cremenaga) tornò a casa, a Lucerna, dove aveva visto la luce sette anni prima, nella Carrozzeria Huber & Brühwiler, che si era facilmente aggiudicata l’asta.

Nel frattempo, nel suo studio d’ingegneria di Lucerna, l’inventore dello Spitlight aveva continuato a lavorare sulla luce, miniaturizzando il modello e producendo proiettori portatili dal design accattivante, che ottennero un notevole successo commerciale. Forse proprio sull’onda dei nuovi brevetti si tentò di recuperare e rilanciare sul mercato anche l’autocarro-cannone spara luce, probabilmente anche negli Stati Uniti, dove Andreoli si recò in viaggio d’affari tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Ma la tecnologia correva veloce, così come il design e il mercato pubblicitario, cui il pesante Bedford con rimorchio mirava per il suo business. Ma con il pasticciaccio societario si era perso l’attimo.

Del resto Gianni Andreoli era un genio dell’ingegneria, non del commercio. Nato a Mendrisio nel 1919, il futuro inventore aveva mostrato fin da piccolo una spiccata propensione per il disegno di veicoli, fossero automobili, imbarcazioni o velivoli. Uscito dal Liceo di Lugano con l’ambito Premio Maraini, si laureò al Politecnico di Zurigo con il prestigioso premio Barth. A soli 20 anni costruì il più piccolo aereo 6 cilindri al mondo, che fu esposto alla Landi, l’Esposizione nazionale del 1939. Appassionato di volo e promotore del Club di aeromodellismo di Mendrisio, fu pilota militare e lavorò al Centro federale di aeronautica di Emmen prima di specializzarsi nel settore dell’ottica e di aprire il suo studio di ingegneria a Lucerna, dove ideò, brevettò e costruì il suo gioiello spara-luce.

Il geniale inventore ticinese si spense prematuramente nel 1971 all’età di 52 anni, lasciando orfano il suo Spitlight P.300.S (inutilmente ribattezzato P.500.S), che venne dimenticato nei depositi della carrozzeria lucernese da dove era uscito negli ormai lontani anni Cinquanta.

Il letargo del vecchio camion, riportato all’attenzione mediatica da un articolo della «Luzerner Neueste Nachrichten», si interruppe una prima volta nel 1983, quando l’allora direttore del Technorama si accordò con la vedova di Andreoli per portarlo a Winterthur. L’ostacolo degli ingenti costi di restauro fu brillantemente superato grazie all’opera di 22 ingegneri della locale sezione della Schweizerischer Technischer Verband (oggi Swiss Engineering STV), che rimisero a nuovo lo storico mezzo investendo 4000 ore di lavoro. Per un paio d’anni il Technorama utilizzò lo Spitlight per alcuni eventi interni ed esterni, ma anche i costi d’esercizio del vecchio proiettore si rivelarono ben presto insostenibili. Così il camion spara-luce venne dapprima parcheggiato in bella mostra all’ingresso del Museo e poi finì nuovamente in deposito.

Nel 2013, le linee vintage dell’impolverato oggetto di archeologia tecnologica attrassero l’attenzione di un appassionato, che si prese la briga di fondare l’Associazione Andreoli-Spitlight. Ma i costi di restauro vennero calcolati attorno ai 2 milioni e nessun investitore se la sentì di lanciarsi nel progetto. Nel 2019, quando il suo destino sembrava segnato, la fortuna ha, infine, voluto che la strada dello Spitlight incrociasse quella di ENTER, il Museo del computer e dell’elettronica d’intrattenimento, che aprirà i battenti a Derendingen (SO) nel 2023.

Trasferito da Winterthur a Soletta e affidato alle cure dei tecnici della Fondazione ENTER, camion e proiettore sono tornati come nuovi, anzi più che nuovi, perché alla sfavillante carrozzeria, che ha ripreso gli iconici colori degli anni 50 del Novecento, è stato dato un nuovo cuore tecnologico di proiezione. Ma non è tutto. Come ogni restauro che si rispetti, le fasi dell’«operazione filologica» sono state scrupolosamente documentate e costituiscono l’ultimo capitolo di un prezioso volume fotografico dal titolo Vision of a visionary, che ha ricostruito, salvandola definitivamente dall’oblio, la rocambolesca avventura dello Spitlight P.300.S e del suo geniale inventore.