Il Ticino fa tradizionalmente parte dei cantoni alpini e periferici la cui storia e sviluppo socio-economico si intrecciano con l’evolvere delle vie di comunicazione, la cui realizzazione ha comportato tanti sacrifici finanziari così come ne ha plasmato in tempi e modi diversi anche l’organizzazione territoriale e il paesaggio. La competenza per la costruzione e la gestione della rete stradale è stata assunta in modo esclusivo dai cantoni sin dall’adozione del Patto federale del 1815 e tale è sostanzialmente rimasta fino all’adozione della Costituzione federale del 1874. Da allora lo stato centrale, attraverso la concessione di sussidi, ha giocato un ruolo maggiore ma comunque circoscritto al supporto dei cantoni e solo per interventi sulle vie di transito rilevanti per gli interessi generali del paese, a lungo declinati prevalentemente nell’ottica della difesa nazionale. Pur nell’alternarsi alla guida del paese di governi conservatori e liberali, l’obiettivo di unire le varie regioni e di disporre di vie di comunicazione efficienti verso l’esterno è stata una costante preoccupazione e un compito prioritario. La spesa pubblica nel settore è così stata massiccia.
A partire dalla fine degli anni ’50 del secolo scorso si è manifestato un progressivo rafforzamento delle competenze della Confederazione con l’avvio della pianificazione della rete delle strade nazionali. Lo stato centrale ha allora assunto una funzione trainante, ancorché comunque condivisa sul piano operativo con i cantoni, a cui era delegata la costruzione e che ne detenevano la proprietà. Con la riforma sulla nuova ripartizione dei compiti e sulla perequazione finanziaria del 2008 la Confederazione ha infine assunto a parte intera tutte le competenze nel settore delle strade nazionali, la cui rete è stata pure estesa a partire dal 2020 integrandovi circa 400 km di strade cantonali. Per il Ticino è stato il caso della strada principale in sponda sinistra tra Bellinzona e Locarno e di quella tra Stabio e il confine di stato. Un percorso simile, anche se in tempi molto diversi, è stato quello compiuto nel campo delle competenze ferroviarie, che nell’800 presupponevano il rilascio di concessioni da parte dei cantoni ed erano prerogativa esclusiva di compagnie private. Nacquero, si svilupparono e scomparvero in quegli anni numerose imprese; le richieste di concessione inoltrate ai cantoni furono tante, talvolta concretizzate ma spesso rimaste invece sulla carta. Mossi da logiche e interessi regionali, i servizi offerti non contribuivano alla creazione di un mercato nazionale e al rafforzamento dell’unità del paese. Agli inizi del ’900 la Confederazione ha così assunto tutte le competenze fondamentali nel settore, promuovendo pure la nazionalizzazione delle imprese rilevanti ai fini della creazione di una rete di valenza nazionale, compito affidato alle neocostituite Ferrovie federali svizzere (FFS). Solo a partire dal 1957 i cantoni, sono stati chiamati a sostenere la Confederazione per la concessione di contributi agli investimenti e per la copertura dei disavanzi delle cosiddette imprese concessionarie, che operavano sul piano regionale e che erano state inizialmente promosse da privati, per poi aprirsi anche alle partecipazioni degli enti pubblici. Una riforma entrata in vigore nel 1996 ha poi ampliato il sostegno finanziario dei cantoni anche ai servizi autopostali, gestiti fino al 1998 dalla regia delle Poste, telefoni e telegrafi (PTT) per poi essere affidati a una struttura giuridica autonoma (Autopostale SA), e ai servizi regionali esercitati dalle FFS. Nel frattempo è progressivamente cresciuto l’interesse dei cantoni a svolgere un ruolo più attivo nella definizione delle reti e dei servizi sul piano locale e regionale, ciò che ne ha pure determinato una maggiore compartecipazione finanziaria.
L’evoluzione qui tracciata in modo estremamente sommario, si riflette anche nei dati della spesa pubblica che è interessante osservare in un confronto intercantonale. Prendendo come riferimento il 2018, anno per il quale sono disponibili i dati più aggiornati pubblicati dall’Amministrazione federale delle finanze, si constata che il Ticino registra un’incidenza del settore dei trasporti e delle telecomunicazioni pari al 6,9% rispetto al totale della spesa complessiva. Si colloca così in una posizione mediana rispetto agli altri cantoni. Nel corso degli anni l’impatto di questa voce di spesa, pur rimanendo cospicuo in termini assoluti, si è costantemente contratto in termini relativi. Nel confronto intercantonale il Ticino, un tempo annoverato a pieno titolo con Uri, Vallese e i Grigioni nel drappello dei cantoni prettamente alpini, è scivolato più in basso nella graduatoria e fa ormai compagnia a cantoni urbani o situati sull’Altipiano, come ad esempio Zugo, Argovia, San Gallo e Basilea Campagna. Nel 2018 la quota delle spese per i trasporti pubblici rispetto al totale delle risorse destinate ai trasporti e alle comunicazioni ha toccato il 36,4%. Nella graduatoria intercantonale essa è ancora relativamente contenuta rispetto a buona parte degli altri cantoni, ma certamente non più marginale come un tempo. Lo si vedrà meglio allorché si disporranno dei dati statistici per il 2021 e gli anni seguenti, che esporranno gli effetti dei servizi attivati con l’apertura della galleria di base del Ceneri.