«Una perla rara delle nostre Alpi, il regno dell’essenzialità», così ama descrivere la Greina, l’affascinante altipiano tra il Ticino e i Grigioni, il ricercatore e docente alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) Cristian Scapozza, nato e cresciuto a Olivone e in parte pure… in Greina. Sì, perché a questa meraviglia della natura, a questa perla, egli ha dedicato tantissime ore di esplorazione, ricerca, frequentazione, perlustrazione. Un forte attaccamento al suo territorio, tanto da far nascere in lui l’idea di creare una mostra dedicata esclusivamente a questo magnifico altipiano.
Nel marzo di quest’anno, Scapozza è stato nominato curatore del Museo della Valle di Blenio a Lottigna, subentrando a Patrizia Pusterla-Cambin che ha svolto questa funzione per ben 25 anni, seguendo a sua volta le orme del padre Gastone. La mostra sulla Greina è così presto diventata realtà. Ma perché una mostra proprio su una regione già ampiamente conosciuta – protetta a livello federale – per i suoi pregi naturalistici? Quale tipo di esposizione si addice a questo pressoché unico altipiano alpino e quale ne mette in risalto aspetti magari ancora poco noti ai più?
Chi ha avuto l’occasione di camminare in Greina, conosce il suo fascino e sa di cosa parliamo. È una regione che sa sorprendere, e qui il discorso si fa personale. Entra nel cuore di ognuno di noi. Anche nel mio. Io ne apprezzo il silenzio. Un silenzio che non mi stanca mai. Che difficilmente trovo altrove e che mi dà pace e serenità. Mi piace la Greina per i suoi colori, specie in autunno, e per i contrasti di roccia e di montagne che attorniano i sentieri e le pianure. Dal nero «lavagna» degli scisti argillosi del Pizzo Corói al bianco friabile della dolomia e ai suoi affioramenti che sembrano dei «totem» puntati dritti al cielo; dalla durezza degli gneiss delle cime rocciose e appuntite del Piz Valdraus, del Piz Gaglianera e del Piz Vial, fino ai dolci motti erbosi e alla sinuosità del corso d’acqua verso i pascoli e le paludi dell’Alpe di Motterascio e la vicina Capanna Michela del CAS. Molte note diverse tra loro, per forza e tonalità, che messe assieme formano la maestosa sinfonia della Greina. Un invito alla contemplazione, all’osservazione e all’ascolto della Natura nella sua totalità. Meglio se in solitudine; che solitudine non è, perché dopo un po’ ci si sente davvero parte del Tutto. Ecco, forse, il fascino incantevole degli spazi della Greina sta proprio qui.
Ma queste immagini, che restano impresse nella memoria e nel cuore del camminatore ancor prima che nello scatto fotografico, sono conosciute o comunque fruibili da chiunque frequenti la Greina. Ognuno a modo suo. Secondo la propria sensibilità.
Cristian Scapozza, che di professione è geografo-geomorfologo, ha voluto presentare al pubblico una mostra che andasse oltre a tutto questo. Non che lo cancellasse, ci mancherebbe! Ma che, tenendone conto, andasse più in profondità nella conoscenza di questa regione. Allora la mostra, visibile al Museo della Valle di Blenio a Lottigna ancora fino al 4 di novembre e poi ancora nel 2019 da Pasqua in poi, cerca di presentare al pubblico degli aspetti forse più scientifici, ma non per questo meno affascinanti.
Inaugurata con successo nell’aprile scorso, «La Greina» presenta così su un intero piano del museo e in altri spazi, le mille sfaccettature di questo altipiano, grazie in particolare – e qui sta una delle peculiarità dell’esposizione – alle visioni degli alpigiani che l’hanno vissuta (con l’esposizione di documenti di diritto di pascolo, di transumanza ancora oggi praticata, ecc), a quelle degli scienziati che l’hanno studiata, ma anche – e questa è un’altra particolarità – degli artisti e degli alpinisti che l’hanno frequentata negli ultimi tre secoli. Un accento particolare, ad esempio, è posto proprio sulle relazioni tra la ricerca scientifica e l’arte, discipline che potrebbero apparire di primo acchito in antitesi ma che sulla Greina hanno trovato un forte legame nel corso del tempo. Basti pensare alle rappresentazioni di Hans Conrad Escher von der Linth (1767-1823) e dell’architetto e artista di origini scozzesi Bryan Cyril Thurston (classe 1933) che ha tra l’altro esposto alcune delle sue opere all’Atelier Titta Ratti di Malvaglia, la scorsa primavera, sempre nell’ambito delle manifestazioni collaterali alla mostra di Lottigna.
Oltre ai dipinti degli artisti e al loro legame con rocce, ghiacciai e paesaggi della Greina, altri due punti forti della mostra sono un cortometraggio inedito realizzato da Giovanni Casari appositamente per questa occasione e un modello tridimensionale della regione della Greina sul quale è possibile scoprire diversi aspetti come l’evoluzione dei ghiacciai dall’ultima glaciazione, 25’000 anni fa, fino al loro importante ritiro negli ultimi decenni. È anche possibile visionare i progetti di bacini idroelettrici che si sono succeduti nel corso di parte del Novecento e le principali zone protette e tanto altro ancora.
Il visitatore non deve aspettarsi un’esposizione «facile» (ossia più vicina alle personali sensazioni ed emozioni) un’esposizione magari fotografica con immagini delle meraviglie naturalistiche e paesaggistiche della Greina. No, non si tratta di questo. La mostra allestita è sì più impegnativa, ma – e qui, crediamo, ne sta il pregio – va più in profondità, mirando all’essenza vera di questo territorio alpino così particolare e unico.
Ricordiamo che un’altra mostra in Valle di Blenio concorre a far meglio conoscere la Greina, si tratta dell’esposizione di dipinti di autori vari allestita negli spazi interni della Casa comunale di Blenio a Olivone (visibile fino al 4 novembre, durante gli orari d’apertura della cancelleria).