La rabbia non è debellata

Mondoanimale - Si rinnova la campagna mondiale di lotta contro questo virus trasmissibile all’essere umano
/ 29.01.2018
di Maria Grazia Buletti

Si ritorna a parlare di rabbia. Lo fa ogni anno l’Organizzazione mondiale della sanità animale (Oie), sodalizio intergovernativo responsabile del miglioramento della salute e del benessere degli animali in tutto il mondo. Se ne parla non solo nel mese di settembre, quando l’Oie propone la Giornata mondiale contro la rabbia. Se ne parla sempre e a livello mondiale per sensibilizzare sul fatto che la rabbia è una malattia trasmissibile all’uomo, e per non dimenticare che è mortale ed è diffusa ancora in tutto il Mondo, anche se la Svizzera ne è indenne. Ne parliamo durante tutto l’anno anche nel nostro Paese ogni qualvolta ci troviamo nella condizione di viaggiare con i nostri animali da compagnia, cani, gatti e furetti.

«Poiché questi animali possono contrarre la rabbia, per i viaggi con loro si applicano prescrizioni specifiche volte a prevenire la diffusione di tale malattia in Svizzera», così l’Usav (Ufficio federale sicurezza alimentare e veterinaria) invita a informarsi sempre attentamente e per tempo prima di intraprendere un viaggio con il proprio animale domestico. Una cosa deve essere assolutamente chiara: «La rabbia è una malattia mortale sia per gli animali sia per l’essere umano. Gli animali da compagnia come cani, gatti e furetti possono contrarla e trasmetterla ai loro proprietari. Se non è trattata tempestivamente, questa malattia ha pressoché sempre esito letale», afferma l’Usav senza mezze misure, confermando comunque che la Svizzera è indenne a tutti i tipi di rabbia, ad eccezione della rabbia dei pipistrelli, che può comparire sporadicamente. 

Malgrado la buona notizia, in Svizzera non ci si può permettere di dormire sugli allori: «Sebbene il nostro Paese sia attualmente indenne dalla rabbia, in diverse nazioni, anche in Europa, vi sono rischi per il nostro animale di contrarla. Di conseguenza, l’introduzione di cani, gatti e furetti resta strettamente controllata e, in caso di viaggio, a seconda del rischio di rabbia presente nel Paese di destinazione, le regole applicabili all’uscita dal Paese possono differire dalle prescrizioni di rientro in Svizzera». 

L’Usav ricorda che, per la sicurezza dei proprietari, gli animali possono essere posti sotto sequestro se non soddisfano le disposizioni previste. Questo rigore nei confronti di una malattia letale è comprensibile e ci impone di informarci bene quando varchiamo la frontiera con un nostro animale domestico, perché secondo il paese di destinazione (e poi di rientro in Svizzera) vigono precise e insindacabili regole. 

Come destreggiarsi per non sbagliare e soprattutto per non mettere a repentaglio la nostra salute e quella del nostro animale è presto detto: tramite il suo supporto online, l’Usav fornisce tutte le informazioni necessarie per tornare in Svizzera con il proprio animale da compagnia senza imbattersi in spiacevoli inconvenienti. 

Innanzitutto vale la pena consultare la lista dei Paesi dove la rabbia è ancora presente e le relative disposizioni in vigore. Può venire in aiuto anche il Centro svizzero della rabbia il cui direttore Reto Zanoni è responsabile della diagnosi della rabbia in esseri umani e animali, nonché della verifica sierologica per la vaccinazione antirabbica nella medicina umana e veterinaria. In caso di necessità, egli può dare consulenza a medici, veterinari, autorità e persone coinvolte su tutte le tematiche relative a questa malattia, e in particolare in relazione all’esposizione di esseri umani (in Svizzera e all’estero) ad animali sospetti di aver contratto la rabbia. Più correntemente, il dottor Zanoni è a disposizione per delucidazioni inerenti viaggi all’estero e al traffico di animali con profilassi pre e post esposizione (Pet Travel Scheme). Egli ricorda le regole più elementari, che comunque si possono dapprima discutere con il veterinario di fiducia: «Per portare in viaggio cani, gatti e furetti sono necessari almeno un passaporto per animali da compagnia, un contrassegno (microchip) e una vaccinazione antirabbica valida.

Tuttavia, per essere in regola, è necessario osservare le prescrizioni del Paese di destinazione, mentre per il rientro in Svizzera devono essere soddisfatte le relative condizioni». Attenzione alla partenza, ma anche al ritorno che consente di far rientrare in patria un massimo di 5 esemplari (a titolo privato e non di commercio), eccezion fatta per animali da concorso internazionale per i quali devono essere prodotte le relative carte con l’autorizzazione dell’Usav. Precise sono pure le disposizioni circa l’importazione di cuccioli (relative all’età dell’animale) che entrano da Paesi terzi: «In ogni modo, gli animali devono essere obbligatoriamente prima contrassegnati correttamente, poi vaccinati contro la rabbia ed essere accompagnati dai necessari documenti». 

Al rientro da Paesi a rischio, si applicano altri oneri, fra cui esami del sangue, termini di attesa più lunghi, autorizzazioni di importazione. Prima di recarsi dalla Svizzera all’estero con il proprio animale bisogna perciò assicurarsi che siano soddisfatte tutte le condizioni di reimportazione, altrimenti si rischia che l’animale venga respinto alla frontiera. 

Infine, oltre alla preziosa consulenza del veterinario di fiducia, si può far capo a tutte le indicazioni delle condizioni di importazione e i necessari documenti elencati nell’aiuto online di USAV: Varcare la frontiera con cani, gatti o furetti (http://blv.bytix.com/plus/dbr/default.aspx?lang=it%20).