La parità di genere spiegata ai nostri figli

Il caffè delle mamme – Un libro per bambini scritto da Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue stimola la riflessione in famiglia su stereotipi e modelli comportamentali
/ 26.12.2022
di Simona Ravizza

Crescere figlie e figli in grado di fare la loro parte nel grande gioco della vita senza mai pensare «l’allenatrice di calcio non posso farla perché è da maschio» oppure «piangere è da femminucce». Vuol dire tirar su una generazione, la Alpha (ossia i nati dopo il 2010), improntata alla vera libertà di ciascuno di loro. Ci stiamo riuscendo? È la Missione Parità, che dà il titolo al libro per bambini dell’autrice tv Maria Scoglio e della giornalista Cristina Sivieri Tagliabue (ed. Garzanti, settembre 2022). La domanda a Il caffè delle mamme è: noi genitori come stiamo conducendo questa sfida? Le avventure di Sofia e Leone, alunni della 5C, che si scontrano con stereotipi di genere, tetti di cristallo e un linguaggio non ancora inclusivo, sono un’occasione per ragionarci. Perché bisogna innanzitutto essere consapevoli che a parole tutte le nostre famiglie sono contro qualsiasi tipo di disuguaglianza tra i sessi, ma nella quotidianità le cose sono sempre più complicate.

Ispirandoci a un test che propone Missione Parità possiamo metterci in gioco anche noi genitori. A Il caffè delle mamme decidiamo di farlo e lo proponiamo come spunto di riflessione per il 2023. Autodenuncia: io e mio marito Riccardo ci siamo scannati tra noi sulle risposte da scegliere tra le alternative proposte. A riprova della non banalità della questione. Concentriamoci su tre domande. Ovviamente chi appartiene a famiglie monogenitoriali o omosessuali deve perdonarci per la semplificazione degli schemi familiari, ma tutti possono trarne ispirazione. La prima domanda: chi cucina? A) La mamma, che ha fatto anche la spesa e apparecchiato; B) Ai fornelli c’è solo una persona, è la più brava! Ma gli altri non stanno certo con le mani in mano; C) Non ci sono ruoli prestabiliti, ognuno contribuisce alla preparazione della cena. La seconda: è il momento di scegliere l’attività sportiva per l’anno, come siamo orientati? A) Danza o ginnastica artistica per le femmine, calcio o basket per i maschi; B) Siamo aperti a tutto, ma è meglio se i figli fanno gli stessi sport praticati dalla maggioranza dei loro amici; C) Li invitiamo a scegliere l’attività che li attira di più, spiegando loro che non ci sono sport da maschi e altri da femmine. La terza: è quasi arrivato carnevale, cosa scegliere come travestimento? A) Cavaliere se è un maschio, principessa se è una femmina; B) I maschi da supereroi, le femmine da supereroine; C) Anche le femmine si possono vestire da supereroi, o i maschi da supereroine.

Chi ha totalizzato una maggioranza di A ha un modello di famiglia CHIOCCIA: noi mamme facciamo come le galline che scorrazzano di qua e di là, portando ai pulcini succulenti vermi e controllando che non si perdano in giro per il cortile. Chi ha totalizzato una maggioranza di B ha un modello di famiglia LEONE: le leonesse sono il nucleo del branco e decidono dove vivere e quanto cacciare, ma poi rimane il fatto che il leone maschio è considerato il vero e unico re della savana. Chi ha totalizzato una maggioranza di C ha un modello di famiglia PINGUINO: la femmina depone l’uovo e poi si allontana in cerca di cibo. A quel punto è il papà che cova il nascituro e non si muove da quel pezzettino di ghiaccio finché la mamma non è tornata. Per le autrici di Missione Parità Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue è questa la prova che non ci sono azioni da maschio e altre da femmina.

Ognuno di voi se ha fatto il test, a questo punto si sarà fatto la propria idea. Ma in quante delle nostre famiglie c’è davvero una parità come la intendono le due scrittrici? A Il caffè delle mamme cerchiamo di essere sincere fino in fondo. Sulla divisione delle incombenze domestiche ci riteniamo chi più chi meno a posto (al netto della «Fatica mentale» oggetto de Il caffè delle mamme dello scorso ottobre): uno prepara la colazione e l’altro carica la lavastoviglie, i bambini apparecchiano e buttano la spazzatura, i letti vengono fatti da chi capita e la spesa anche. A parole siamo anche propense ad accettare che i nostri figli seguano le loro inclinazioni. Dopodiché siamo davvero orgogliose se c’è qualcuna che propone al figlio maschio di giocare con una bambola al posto del Lego, pensa di iscrivere la figlia di 5 anni a calcio invece che a danza, a carnevale veste lui da super eroina e lei da cavaliere. Chi lo fa? Pensandoci bene con le femmine è più facile: io stessa, che ormai mi avvio verso i 50, da piccola mi sono vestita da Sandokan e mia figlia Clotilde a 7 anni da Uomo Ragno. Mai, però, mi è venuto in mente di vestire Enea da principessa. Sicuramente se lui me l’avesse chiesto l’avrei assecondato, ma l’avrei considerata una richiesta insolita.

Ecco, allora, qual è secondo Il caffè delle mamme il nocciolo della questione: abbattere davvero gli stereotipi di genere. Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue ci offrono le parole migliori per spiegare ai nostri figli che cosa sono e aiutarli a combatterli: «Per capire meglio il significato, proviamo a scomporre in “stereotipo” e “genere” – scrivono –. Lo stereotipo è un’idea che ci facciamo su un gruppo di persone, ancora prima di conoscerle. Si basa su preconcetti che spesso sono veri solo in parte. Per genere, qui intendiamo la tradizionale divisione in “maschio” e “femmina”. Ora, se uniamo il significato di stereotipo con quello di genere dovremmo avere chiaro cosa vuol dire. Quando diciamo che “ai maschietti piace il blu e alle femmine il rosa” stiamo utilizzando uno stereotipo di genere (a tanti bimbi e uomini adulti piace il colore rosa e nel passato erano proprio i maschi a vestirsi così). “I maschi sono bravi a calcio”: anche questo è uno stereotipo di genere. Ci sono tantissime calciatrici donne che sono fortissime e altrettanti maschi a cui, invece, questo sport non interessa». Dopodiché, ci diciamo al Caffè delle mamme, per riuscire al meglio in questa Missione Parità con i nostri figli dobbiamo per prima cosa noi stesse iniziare per esempio a pensare come normali le pubblicità in cui ci sono papà che sponsorizzano prodotti per bambini e mamme che corrono in giro per la città su un’auto di lusso. Ce la possiamo fare? Gli Gen Z, ossia i nostri figli nati a cavallo degli anni Duemila e formatisi su TikTok tra amore fluido e gonne indossate sul palco di Sanremo, secondo me su questa materia sono più aperti di noi. Io, intanto, cerco di convincere mio marito Riccardo a trasformarsi da LEONE in PINGUINO. Buon 2023!