È una «nouvelle Belle Époque» quella degli scali ferroviari ticinesi. Dall’inaugurazione della galleria di AlpTransit, nel 2016, e più recentemente quella del Ceneri, nel 2020, le stazioni di Bellinzona, Lugano, Locarno, Mendrisio e prossimamente Chiasso stanno conoscendo un rinascimento architettonico e tecnologico. D’altra parte sono trascorsi 140 anni dall’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo che diede il primo e decisivo impulso all’asse nord-sud dei collegamenti su rotaia, avvicinando il Canton Ticino al resto della Svizzera, all’Europa del Nord e migliorando il transito verso Sud, da e verso l’Italia. Un «restyling», quello delle principali stazioni ferroviarie della Svizzera meridionale, costato circa 110 milioni di franchi alla Ferrovie federali svizzere, ai quali aggiungere altre decine di milioni per migliorare le infrastrutture e gli scali minori. Investimenti pesanti ma indispensabili per un trasporto su rotaia sempre in competizione con quello su gomma, ma che i nuovi «dettami» ecologisti pongono sempre più al centro dello sviluppo della mobilità del Paese.
Dunque la «nouvelle Belle Époque» delle stazioni ticinesi è cominciata e si andrà a concludere con la ristrutturazione dello scalo di Chiasso, i cui lavori sono iniziati e che si prevede si concludano entro giugno 2023. «La natura delle stazioni ferroviarie del nostro Cantone è profondamente mutata nel corso degli ultimi anni – ci dice Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio –. Non si tratta più unicamente di luoghi di passaggio nell’attesa di salire o scendere da un treno, ma di spazi sfaccettati capaci di offrire tutta una serie di servizi – siano essi farmacie, negozi o edicole – che permettono di trascorrere il tempo di interscambio in modo utile e piacevole. Se la possibilità di interscambio tra i vari vettori di trasporto è la chiave per un servizio pubblico performante e attrattivo per i viaggiatori, la possibilità di ottimizzare i tempi di attesa in quelle che giustamente ora si definiscono sempre più spesso “piattaforme di mobilità”, è un ulteriore aspetto centrale. Le nuove stazioni di Bellinzona, Lugano, Mendrisio, Chiasso, Locarno, sono state pensate in questa ottica, migliorando rispetto al passato anche l’aspetto strutturale e architettonico, in particolare per quanto riguarda il rispetto delle norme per l’utenza disabile o per raggiungere più rapidamente e da più punti i binari». «Il Cantone continuerà a promuovere stazioni ferroviarie in grado di offrire un’esperienza di viaggio confortevole e appagante, non solo per quanto riguarda arrivi e partenze nei nodi intermodali, ma anche per quanto concerne le pause che gli utenti si trovano a trascorrere in questi spazi», sottolinea il consigliere di Stato.
Tutto è cominciato con la «Porta del Ticino», vale a dire la stazione di Bellinzona, anche se le FFS avevano già messo mano alla prima tappa della ristrutturazione e dell’ampliamento della fermata di Lugano. In effetti, con l’inaugurazione dell’alta velocità che transitava sotto la galleria record della Nuova Trasversale Alpina, lo scalo bellinzonese è diventato un vero e proprio biglietto da visita del Ticino per i viaggiatori confederati che si recano nella Sonnenstube, piuttosto che gli stranieri in transito. La ristrutturazione della fermata della Turrita, a dire il vero, partì con il piede sbagliato, poiché le FFS inizialmente premiarono il progetto «nuvola», presentato dal Consorzio Staz Be 2013, salvo poi annullare il concorso sotto la spinta della Commissione federale dei monumenti storici e della Commissione federale per la protezione della natura e del paesaggio che consideravano l’elaborato dello studio degli architetti Orsi e Saurwein troppo «avveniristico» e non rispettoso dello storico stabile viaggiatori, datato 1884. Risultato: le FFS affidarono allo studio Orsi & Associati la ristrutturazione conservativa dello stabile passeggeri, mentre l’architetto Mauro Malisia si occupò di progettare e realizzare l’adiacente edificio di servizio, l’atrio e il sottopassaggio che aprì la strada agli spazi commerciali, il tutto per circa 36 milioni di franchi d’investimento. L’inaugurazione del nuovo nodo intermodale, nel dicembre del 2019, realizzato in vista dell’apertura della galleria del Monte Ceneri e costato circa 25 milioni di franchi, completò il volto della «Porta del Ticino».
Anche per Lugano si scelsero due «matite» progettuali. Per il risanamento totale del fabbricato viaggiatori, iniziato nel 2012, fu chiamato l’architetto Charles De Ry, mentre il nuovo atrio sottostante il livello dei binari fu affidato al Gruppo architetti Stazlu (Felder, aMarca, Terraneo, Tibiletti). Tutta la parte viaria, il nodo intermodale e la funicolare rientrarono invece nelle competenze del progetto StazLu1. Complessivamente furono investiti circa 36 milioni nello scalo luganese, una parte dei quali messi a disposizione da Cantone e Città di Lugano. La nuova stazione di Lugano, chiamata «Terrazza del Ticino», così come la funicolare automatizzata, sono state inaugurate nel dicembre del 2016.
Relativamente più semplice il percorso della «rinascita» della stazione di Locarno-Muralto. I lavori di ristrutturazione dello storico edificio - costati circa 12 milioni - hanno toccato in particolare il risanamento completo dello stabile, la sostituzione dell’impianto elettrico, del riscaldamento, dei sanitari, dei pavimenti e dell’intero isolamento termico; in questo modo la nuova stazione rispecchia gli standard Minergie, senza avere tuttavia perso il suo aspetto originario risalente al 1874. A complicare il completamento dello scalo verbanese, però, ci sarà la diatriba sul nodo intermodale, recentemente al centro di una bocciatura del Consiglio di Stato. Il progetto, approvato dal Consiglio comunale di Muralto, che prevedeva la realizzazione di una pensilina con contenuti commerciali e uffici nonché il traffico dei bus dirottato unicamente su via e piazza Cattori, rese pedonabili, dovrà dunque essere rivisto.
Domani, 14 dicembre dalle ore 14, si svelerà il nuovo volto della stazione di Mendrisio, anch’essa al centro di un restyling conservativo operato dallo studio di architettura Massimo Marazzi di Chiasso coadiuvato dallo studio d’ingegneria civile Giorgio Galfetti di Riva San Vitale e da altri partner tecnici. Con un investimento di 5 milioni di franchi, lo scalo «momò» sarà completamente privo di barriere architettoniche e molto «smart». Mendrisio sarà infatti una delle prime stazioni in Svizzera ad essere dotata di tre nuovi schermi interattivi (Smart Information Display, SID) che visualizzano in modo immediato le informazioni di viaggio rilevanti, come ad esempio l’orario e le perturbazioni sulla rete ferroviaria. Anche Chiasso, portale Sud della trasversale ferroviaria svizzera, sarà proiettato sul futuro. Disporrà di un centro viaggiatori moderno, spazioso e con molta luce naturale, nuove superfici commerciali, tra cui un negozio Avec e un bar, sarà risanata l’intera facciata esterna, sostituita la pavimentazione, con granito ticinese, nell’atrio e nel corridoio, e installato un moderno concetto di illuminazione così come due ascensori, di cui uno collegato al sottopasso per accedere ai treni. Il cantiere, che ha preso il via lo scorso 2 novembre, proseguirà fino all’estate 2023 per un investimento complessivo di circa 10 milioni di franchi.