La natura del Cassarate

Lugano – Un percorso che per molti è un quotidiano spostamento in città può diventare l’occasione per scoprire la natura e altre peculiarità del nostro territorio
/ 21.06.2021
di Elia Stampanoni

Sono poco più di due chilometri e mezzo, dalla foce del Cassarate fino alla vecchia masseria di Cornaredo. Si tratta di una facile camminata lungo il fiume che viene presentata in un’agile guida, pubblicata dalla Città di Lugano con la collaborazione del Museo cantonale di storia naturale, L’alberoteca e Innovabridge Foundation. Una gita alla portata di tutti che in questo periodo di pandemia ha probabilmente visto ancor più persone percorrerla, forse anche ignare dell’esistenza di un percorso didattico. Un itinerario che «piuttosto ordinario, diventa straordinario se raccontato attraverso gli occhi di un naturalista», riporta nella presentazione l’Ufficio comunicazione e Verde pubblico di Lugano. In effetti la passeggiata può trasformarsi da spostamento quotidiano a territorio di scoperta: «passo dopo passo, pagina dopo pagina, scopri perché l’Ontano nero, che cresce così scomposto lungo il fiume, in realtà è al posto giusto».

Senza pannelli didattici o segnalazioni, prima della gita è consigliata una lettura della mini guida. Le dodici tappe, o meglio le dodici opportunità d’osservazione e riflessione, sono proposte risalendo il fiume Cassarate, ma si possono chiaramente percorrere anche all’inverso (in circa un’oretta abbondante), scoprendo la natura in città, ma anche altri aspetti meno appariscenti. L’avvio è sulle rive del Ceresio, alla Foce, i cui lavori di rinaturazione hanno permesso di ridare vita al fiume. Flora e fauna hanno lentamente ritrovato il loro ambiente di vita ed è proprio dove il fiume è naturale che si osserva oggi una vegetazione più interessante e la presenza di una fauna variegata.

Nella prima tappa, a due passi dalla città e dai suoi rumori, s’affronta il mondo dei macrobenthos, organismi di poco superiore al millimetro che vivono in stretto contatto con il fondo del mare o di un lago. Si tratta per esempio di larve d’insetti, minuscoli crostacei o vermi, i quali costituiscono la dieta principale di molti animali legati all’ambiente acquatico. Due delle tappe del percorso si soffermano proprio su alcuni aspetti degli uccelli e dei pesci presenti lungo il Cassarate, come il germano reale, il cigno o il cormorano.

Lungo il marciapiede, tra semafori e passaggi pedonali, ecco le fila di ippocastani che adagiano i loro rami nell’acqua del fiume: «un albero comune ai viali alberati e ai giardini ottocenteschi, ma anche alle corti soleggiate delle osterie di paese, dove veniva piantato per via della folta chioma che crea una zona d’ombra ampia e fitta», indica la guida. Alberi che sono protagonisti anche in seguito, con il parco di Casa Serena, «un bell’esempio di giardino cosmopolita», dove s’incontrano piante imponenti e specie tipiche della regione insubrica ma non solo. Tornando sul versante sinistro del Cassarate, «lontani» dalle auto che sfilano sull’altro lato, ecco spiccare un vecchio Biancospino, immerso tra le Querce rosse americane che caratterizzano questo tratto di sentiero pedonale lungo il fiume. La sua presenza nel contesto urbano accanto alla scuola media di Viganello ricorda «che quel sentiero, situato quasi in centro città, un tempo era un campo coltivato in periferia». Non bisogna dimenticarsi di guardare ogni tanto anche verso le vette delle cime sopra il luganese, montagne che raccontano un po’ di storia geologica: per esempio la pietra calcarea dei Denti della Vecchia, in contrasto ad altre cime tipiche di rocce silicee, con forme spesso arrotondate e plasmate principalmente dai ghiacciai. 

Nell’alveo del Cassarate, tra sassi, alberi, arbusti, erba e altri vegetali, si scopre anche un bell’esemplare di Ontano nero, a conferma della sua sorprendente resistenza alla sommersione. Meno piacevole è l’invasione di organismi esotici, tra cui il caso più eclatante lungo il Cassarate è attualmente quello del Poligono del Giappone, una pianta che può raggiungere i tre metri di altezza e, con le sue radici che si estendono orizzontalmente fino a 7 m di distanza, è difficile o quasi impossibile da eliminare. Un vegetale che ha colonizzato vaste aree lungo il riale ma non solo, mettendo a rischio la sopravvivenza e l’esistenza delle specie autoctone. 

Le ultime proposte del percorso si raggiungono sempre immersi in un ambiente urbano, ma con il centro città ormai lontano e la strada a tratti nascosta dagli alberi. Nel prato accanto alla vecchia masseria di Cornaredo sono stati piantati circa sessanta individui di specie frutticole diverse, tra cui anche i Cornioli, che rimandano al nome dato al quartiere. I Gelsi sono invece una testimonianza e un ricordo lontano dell’allevamento dei Bachi da seta, fiorente attività dell’industria ticinese dell’ottocento. La passeggiata può poi proseguire verso il Piano della Stampa, uscendo dalla mappa della guida ma scoprendo altri scorci di natura in città.

Il libretto, con la grafica di Leonardo Angelucci, le fotografie di Nicolas Polli e completato con una cartina, è stato ristampato nel 2019 in quattro lingue e si può richiedere gratuitamente scrivendo a luganoalverde(at)lugano.ch.