È un cordone ombelicale che collegava l’abitato con i terreni al piano. La descrive così Dante Peduzzi nell’introduzione all’opuscolo dedicato alla mulattiera di Verdabbio edito dal Comune di Grono. Il tracciato permette infatti di raggiungere le superfici al piano e gli abitanti del villaggio mesolcinese furono di fatto costretti, in seguito all’esiguità di superfici idonee nelle vicinanze, a sfruttare i terreni agricoli sul fondovalle, nella località Piani di Verdabbio. Idearono e costruirono quindi questo ripido percorso che rappresentava, analogamente ad altre vie storiche del nostro territorio, un passaggio essenziale per raggiungere campi e prati, preziosi luoghi di produzione primaria.
Le prime notizie sulla sua esistenza sono state ritrovate su un’antica pergamena del 1384, ma si suppone che la realizzazione possa essere addirittura antecedente a questa data. La carreggiata è poi caduta in disuso, anche se mai del tutto abbandonata, con la motorizzazione e con la costruzione (negli anni ’60) della strada carrozzabile che da Grono conduce oggi a Verdabbio. Il tracciato ha quindi subito negli anni un inevitabile deperimento, a seguito dell’incuria e dell’avanzata della vegetazione, senza però mai essere completamente dimenticata.
E così, nel 2016, un gruppo di lavoro si è attivato per recuperare e risanare il percorso, inserito dal 2003 nell’Inventario federale delle vie di comunicazione storiche della Svizzera (IVS). L’oggetto «GR 3530», con i suoi due segmenti è infatti inserito nel catalogo dell’IVS, classificato come tracciato storico d’importanza nazionale e «con molta sostanza».
Sull’opuscolo citato e nelle schede pubblicate sul sito dell’IVS, si possono vedere alcune immagini di come era la tratta prima degli interventi, ripristinata tra il 2019 e il 2020 dal Comune di Grono, di cui Verdabbio è divenuto frazione con l’aggregazione avvenuta nel 2017. Interventi che hanno interessato anche le cinque cappelle distribuite tra il nucleo di Verdabbio, l’imbocco della mulattiera e poi distribuite lungo la discesa che, in circa 1200 metri, permette di superare il dislivello di 175 metri tra il villaggio e il piano, passando poco sopra i grotti di Cama, altro luogo d’indubbio interesse (di cui avevamo riferito su «Azione 42» del 2011). Le cappelle suggellano pure l’importanza di questa mulattiera e una di esse, la Capèla di Piét, è un’edicola votiva molto suggestiva che svetta sopra un masso ai lati del tracciato. La loro datazione risale, nella maggior parte dei casi, al 1800 o inizio 1900. Fa eccezione l’edicola votiva all’incrocio tra la Cará de Dèra e la Cará de Dósc, che potrebbe risalire al 1700, impreziosita dalla raffigurazione di Santa Caterina e Sant’Antonio Abate, presenti ancora in stato frammentario.
Partendo dall’alto, come facevano gli abitanti in passato per recarsi alle stalle, ai prati o ai campi situati al piano, la mulattiera presenta una serie d’interessanti caratteristiche, spaziando da gradoni a ciottolato, da pietre a grandi piode. Immerso in un fitto bosco e quindi piacevolmente all’ombra anche nelle calde giornate estive, il cammino scende senza curve e con una pendenza piò o meno costante, interrotto solo dall’attraversamento della strada asfaltata, la quale pure collega il paese con suoi terreni pianeggianti. Un percorso affascinante, che colpisce ulteriormente se si cerca d’immaginare chi nel passato costruì questa via di comunicazione, solo ed esclusivamente con le proprie forze. Oltre a grossi sassi e a imponenti alberi, ai lati della via troviamo anche dei lunghi tratti di muri a secco, dei quali oltre 400 metri sono stati oggetto del lavoro di recupero.
Negli interventi rientrano anche il risanamento di 40 metri lineari di cordoli e di 375 metri quadrati di ciottolato o selciato, il taglio di oltre 300 alberi e la potatura di altri 50, così come l’estirpazione di oltre 50 ceppaie. Tante fatiche che hanno ridato nuova vita e viabilità a questa mulattiera, un tragitto con una lunga storia e che oggi termina (per chi scende) poco sopra i Piani di Verdabbio, per poi proseguire sulla rete pedestre o allacciandosi alla via asfalta che porta al fondovalle.
La visita alla mulattiera si può ben abbinare a un’escursione in questa ricca regione, come per esempio ai citati grotti di Cama oppure anche allo stesso paese di Verdabbio che, oltre al semplice fascino del borgo, offre la possibilità di scoprire i massi coppellari. Un percorso disegnato nel ripido pendio in cui si trova la frazione di Grono va infatti alla scoperta di una quindicina di questi macigni, caratterizzati da incisioni sulla loro superficie, non attribuibili a cause naturali, bensì eseguite dall’essere umano in un passato ancora ricco di misteri.
Informazioni
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