La campagna nazionale «Diversità forestale» dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) invita a vivere la natura e a scoprire i nostri boschi. Con la collaborazione di enti e associazioni attivi sul territorio, anche in Ticino e nel Moesano sono stati creati dei percorsi, itineranti o permanenti, per andare alla ricerca degli abitanti del bosco (vedi articolo su «Azione 38» del 14 settembre 2020). Mentre alcuni sono stati spostati in altre località in vista del periodo invernale, altri diverranno un punto fisso e saranno inseriti tra le attrazioni della regione.
Tra questi, i due percorsi mesolcinesi di Soazza e San Bernardino, promossi anche dall’Ufficio foreste e pericoli naturali regione Grigioni centrale e Moesano. Il primo, allestito in collaborazione con la Fondazione paesaggio Mont Grand e il comune di Soazza, si sviluppa nei pressi e nel mezzo dell’affascinante selva castanile. Il luogo di partenza è in località Rolet, raggiungibile a piedi (circa 20 minuti) risalendo dal paese la strada forestale e poi deviando a sinistra. Il tragitto, lungo il quale si possono cercare e scoprire i 14 abitanti della foresta, è di circa un chilometro e lo si percorre in 30-45 minuti (v. mappa interattiva disponibile online; il link in calce all’articolo). Avvistando le sagome in legno rappresentanti animali, piante e altre specie, ma anche scorgendo individui veri, la gita permette di apprezzare il bosco e le recuperate selve castanili di Soazza, come ci conferma Luca Plozza, ingegnere forestale regionale: «Le selve s’estendono complessivamente su quasi 15 ettari, recuperate grazie a progetti elaborati a partire dal 1998 dal servizio forestale, il quale ha pure partecipato al finanziamento assieme al comune di Soazza e al Fondo svizzero per il paesaggio (Fsp)».
L’arrivo dell’itinerario è in località Nosal, da dove rientrare a Soazza dopo la passeggiata. Anche a Soazza il percorso è l’occasione per proporre delle attività collaterali: «Quest’autunno, la Fondazione paesaggio Mont Grand e l’Ufficio foreste e pericoli naturali del Canton Grigioni offrono alle scuole interessate una visita guidata accompagnati da Gea Würsch, che si occupa d’educazione ambientale», aggiunge Plozza, pure segretario della fondazione.
Il percorso del San Bernardino si sviluppa invece lungo un itinerario lineare che, partendo in zona Fornas, conduce il visitatore in località Du Lac, dopo circa un chilometro di saliscendi immersi in un soffice bosco di conifere (v. mappa online). È percorribile in 30-45 minuti. Allestito grazie alla collaborazione dell’Ente turistico regionale del Moesano e del Comune di Mesocco (di cui San Bernardino è una delle 11 frazioni), l’itinerario permette di scoprire il «Bosch de la Valeten», sfruttando uno splendido sentiero, ricco di passerelle e ponti in legno, che lo percorre. La camminata, un’immersione totale nella natura, transita anche da un’intrigante rovina, nei cui pressi si nasconde la sagoma della lince: «Si tratta della vecchia captazione dell’acquedotto per l’albergo Dülagh, ora trasformato in residenza di vacanza», spiega Eros Savioni, forestale del comune di Mesocco. Lungo i percorsi, tra i vari abitanti raffigurati sulle sagome in legno, c’è anche il gallo cedrone, una specie fortemente minacciata in Svizzera (e i cui effettivi sono in diminuzione in tutta Europa) di cui né in Mesolcina né in Ticino sono attualmente segnalati individui. La cartina di distribuzione elvetica della Stazione ornitologica di Sempach riporta la sua presenza «solo» nel Vaud occidentale, Oberland bernese, Svitto e nella Svizzera sud-orientale (San Gallo, Appenzello e Grigioni). I galli cedroni sono d’altronde degli animali esigenti, come si può scoprire approfondendo l’argomento sul sito www.diversità-forestale.ch: «Hanno bisogno del bosco per proteggersi, ma anche luoghi dove poter volare». I margini dei boschi, le radure o i terreni paludosi sono delle zone ideali, mentre la presenza dell’uomo può diventare un problema, in particolare in inverno se i galli cedroni sono costretti a scappare precipitosamente, consumando tanta energia da metterne in pericolo la sopravvivenza.
I boschi diversificati hanno però un’altra importante prerogativa: sono meglio preparati ai mutamenti climatici. In Ticino i percorsi si trovano a Tesserete, Monteceneri, Lodano, Bellinzona, Monte Verità ad Ascona e Bioggio, con quest’ultime tre località che hanno ripreso in avvicinamento al periodo invernale quelli precedentemente posizionati a Faido, Cevio e sul Lucomagno (altri spostamenti sono previsti in vista della primavera). Alla pari degli altri allestiti nella Mesolcina e in tutta la Svizzera, i tracciati sono anche l’occasione per approfondire o comunque affrontare altre tematiche legate all’ambiente, alla natura e alle foreste. L’Ufam presenta per esempio gli effetti dei cambiamenti climatici sulle foreste, evidenziando la maggior capacità di un bosco diversificato a convivere con questi sviluppi. In Svizzera, indica il portale, ci sono 124 diversi tipi di bosco: da quelli d’alta montagna con tante conifere fino a quelli specializzati al clima caldo in Ticino. In futuro, con i mutamenti climatici che si ripercuotono anche sugli alberi, le tipologie esistenti sono destinate a modificarsi notevolmente.
Lo stress provocato da estati sempre più calde e più secche, così come da inverni con sempre più pioggia anziché neve, determinano un innalzamento delle zone di vegetazione di 500-700 metri. A seconda della regione, sono diverse le specie che definiscono l’aspetto del bosco, dato che ogni pianta predilige un determinato clima e un terreno diverso. Secondo la scheda dell’Ufam, i boschi diversificati sono quindi più importanti che mai, dato che le differenti specie possono adattarsi meglio o peggio alle variazioni del clima.
Saranno in particolare necessari più alberi capaci di resistere alla siccità e all’aumento delle temperature e, negli strati più bassi del nostro paese, l’acero di monte, il tiglio selvatico o la farnia hanno queste caratteristiche. Le monocolture sono invece molto vulnerabili e, proprio a causa delle nuove condizioni climatiche, diventano di conseguenza più sensibili all’influsso di malattie o parassiti: l’abete rosso risulta per esempio spesso indebolito e facile «preda» del bostrico, un coleottero.
Se per alcune specie il cambiamento climatico determina nuove opportunità, per altre potrà significare una diminuzione degli effettivi e, dato che molte delle conseguenze sono ancora incerte, è difficile prevedere quali specie vegetali, animali e fungine saranno più rare o più frequenti in futuro. Ma i boschi ben diversificati, conclude l’approfondimento, «sono più resistenti anche a fronte del mutamento delle condizioni climatiche». Una maggiore diversità garantisce di fatto che, nel caso alcune specie dovessero scomparire, altre possano «sostituirle», assumendo così anche gli importanti ruoli garantiti dagli alberi e dalle foreste: territorio di vita per molti animali e vegetali, protezione, fonte di materia prima, luogo di svago e molto altro ancora.