Viviamo in una società chiassosa, improntata alla socializzazione e al culto dell’esuberanza, nella quale l’introversione è una ricchezza che il più delle volte viene sottovalutata. «Questa tendenza che io chiamo l’“Ideale dell’estroversione” è radicata nella convinzione che dovremmo essere tutti individui carismatici e spavaldi, rapidi nel pensiero e con una preferenza per l’azione rispetto alla contemplazione», scrive l’autrice statunitense Susan Cain in Quiet power – I superpoteri degli introversi, una guida per bambini e adolescenti pubblicata in italiano da Bompiani lo scorso mese di giugno. Questo «ideale» porta chi non adempie ai suoi requisiti a pensare che vi sia qualcosa di sbagliato in lui. Ed è un vero peccato dal momento che è accertato che gli introversi hanno eccellenti capacità di osservazione e concentrazione, una preparazione spesso più approfondita e sanno gestire lo stress, essere indipendenti e trovare forza nella solitudine. Questi sono soltanto alcuni dei loro «superpoteri»: «L’introversione non è una zavorra di cui bisogna liberarsi crescendo, è una caratteristica da accettare e con la quale crescere, addirittura di cui gioire. Più ti rendi conto di quanto sono speciali i tuoi pregi da introverso più la tua sicurezza si fortificherà», scrive Susan Cain.
Classe 1968, la Cain non è una psicologa, bensì un avvocato di Wall Street, laureata a Princeton e alla Harvard Law School. Sul tema nel 2012 ha scritto Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare, che ha venduto oltre 2 milioni di copie ed è stato tradotto in 40 lingue, e ha tenuto un TED Talk in cui ha raccontato il suo percorso da una timidezza riluttante a una timidezza orgogliosa che ha conquistato il web diventando una delle conferenze TED più viste in assoluto. Spronata da questa esperienza, è stata tra le fondatrici di Quiet Revolution, un’azienda che sostiene e aiuta gli introversi di tutte le età a far capire loro che nulla gli è precluso.
La sua ultima fatica letteraria contiene, oltre ad alcune divertenti illustrazioni, spunti chiari e semplici e testimonianze di numerosi ragazzi. «Questo libro non ti insegnerà a trasformarti in qualcun altro ma a usare meravigliose doti e capacità che possiedi già», come documenta l’esperienza stessa dell’autrice. Quando era un’adolescente molti le chiedevano perché fosse così silenziosa. Per anni ha fatto del suo meglio per apparire «socievole», che a scuola sembrava il complimento migliore che si potesse ricevere. Si sforzava di parlare di più in classe e andava a feste piene di gente anche quando avrebbe preferito uscire con pochi amici. Solo con il tempo ha realizzato che il suo approccio pacato era sempre stato un pregio: gli altri la apprezzavano per la profondità delle sue riflessioni, la capacità di ascolto e la calma, mentre la sua capacità di elaborare gli avvenimenti e riflettere, crescendo, le sono tornate molto utili.
Il suo è tutt’altro che un caso isolato. Gli introversi sono tra un terzo e metà della popolazione mondiale e tra di essi si contano molti personaggi celebri del passato e del presente, come racconta la Cain nel suo piacevolissimo libro. L’attrice Emma Watson, per esempio, si definisce «timida, impacciata nei rapporti sociali. Una frana nelle chiacchiere inutili, a disagio in pubblico e nelle feste rumorose», mentre la star della musica pop Beyoncé dice di essere stata una bambina introversa e, nonostante la sua attuale sicurezza in scena, di non aver modificato il proprio modo di essere, pacato e osservatore. Anche la Apple deve molto ad un introverso: se Steve Jobs è presto diventato il volto dell’azienda grazie al suo carisma, fu Stephen Wozniak a completare, in perfetta solitudine, il prototipo del primo computer. In questo caso i due formavano un team vincente perché erano complementari, ma gli introversi possono essere anche leader, come testimoniano le vicende di Rosa Parks o Gandhi. «La gente sentiva che questi leader erano al timone, non perché a loro piacesse controllare gli altri o per il piacere di essere in primo piano; erano lì perché erano spinti a fare quello che pensavano fosse giusto», scrive Susan Cain. Tra le caratteristiche che fanno degli introversi dei buoni leader figurano la capacità di ascoltare, osservare ed individuare le migliori qualità dei propri collaboratori. Come diceva Winston Churchill «Serve coraggio per alzarsi in piedi e parlare; ma serve coraggio anche per sedersi e ascoltare».
Purtroppo questo «coraggio» non viene sempre riconosciuto. Oggi si comincia a far stare i bambini in gruppo quando hanno pochi mesi, per esempio al nido, e con la crescita la logica del branco può diventare opprimente per chi ha un intrinseco bisogno di stare da solo. È quindi importante che i genitori siano in grado di comprendere i figli. Se, per esempio, rientrati a casa si chiudono in camera, lasciamoli tranquilli: non è detto che ci sia un problema o che non si siano divertiti, piuttosto che hanno bisogno di tempo per «decomprimere». Il sistema nervoso degli introversi reagisce infatti più intensamente alle esperienze sensoriali. Ecco perché essi sono più a loro agio in situazioni tranquille, con un numero ristretto di amici o familiari, mentre gli estroversi necessitano di stimoli sensoriali che li facciano sentire vivi. È come se le persone avessero una batteria per i rapporti sociali, che però si scarica e si ricarica in circostanze completamente diverse, scrive Susan Cain. Spesso gli introversi eleggono istintivamente una «nicchia rigenerante» – la propria camera, la terrazza, un campo da basket, come pure una passeggiata lungo il fiume o qualche minuto con gli occhi chiusi e la musica nelle cuffie – che diventa il proprio rifugio per rilassarsi e ricaricarsi.
Secondo la «teoria dell’elastico» – di cui si parla a più riprese nel libro – però gli introversi hanno la capacità di «tendersi» quando ritengono ne valga la pena. Troppo tesi, tuttavia, possono spezzarsi; il trucco sta quindi nel conoscere i propri limiti e nel provare ad espanderli piano piano, seguendo il consiglio di Eleanor Roosevelt di fare «ogni giorno una cosa che ti spaventa», a cominciare da quelle piccole, come alzare la mano in classe. Un altro modo che essi hanno per fare qualcosa che non rientra nelle proprie corde è prepararsi. Quando Susan Cain fu invitata a tenere un TED Talk davanti a 1500 persone – tra cui personaggi del calibro di Bill Gates, Al Gore e Cameron Diaz – rimase terrorizzata; ma, dopo quasi un anno di allenamento per migliorare i discorsi in pubblico, il suo intervento fu un successo: «Ricevetti una standing ovation e nel giro di una settimana il mio discorso aveva avuto più di un milione di visualizzazioni in rete. La lezione è semplice, e vale tanto per le rappresentazioni teatrali, esposizioni orali in quinta elementare quanto per una conferenza: io non andai bene grazie a un talento naturale; andai bene perché ero preparata, ed ero preparata perché, da introversa dovevo esserlo».