La famiglia è in crisi, non è una novità. Il numero dei divorzi rimane importante, ormai da decenni. Nel 2019, prima della pandemia che ha rallentato il numero dei matrimoni, in Ticino sono stati pronunciati 1205 matrimoni, mentre i divorzi sono stati 703.
Per l’Associazione Centro studi coppia e famiglia (CCF), che festeggia i trent’anni, il lavoro non manca. I consultori di Mendrisio e di Locarno hanno continuato il loro proficuo lavoro anche durante la pandemia, nel 2020. Le mediazioni familiari nella separazione e nel divorzio sono state 113, per accompagnare i coniugi in crisi fino all’elaborazione della convenzione di divorzio e di tutti gli atti formali necessari prima di presentarsi dal Pretore. Accanto alla mediazione, il CCF offre consulenza individuale o di coppia, 116 nuovi casi l’anno scorso. Non da ultimo, grazie alle disposizioni di legge che prevedono di interpellare i figli minorenni in caso di separazione, il Centro ha ascoltato 104 minori. Complessivamente le ore di consulenza sono state 3071. «La magia della mediazione – afferma Cinzia Lehmann Belladelli, avvocata del CCF di Mendrisio – può essere riassunta in una sola parola: trasformazione. La mediatrice, o mediatore, aiuta le coppie a trasformare la relazione conflittuale in qualcosa di nuovo, un nuovo modo di confrontarsi per riuscire a percorrere l’uno accanto all’altro, e non l’uno contro l’altro, il cammino che le porterà alla separazione o al divorzio».
Tutto è iniziato il 26 novembre del 1990, quando Marianne Galli-Widmer, Anna Mattia, Anna Zuntini, Anna Lafranchi e Angela Bolzani hanno costituito l’Associazione. Poco dopo sono stati creati i consultori, prima a Mendrisio, nell’agosto del 1991, poi a Locarno, nel settembre del 1992.
Anna Lafranchi, terapeuta familiare, è stata fondatrice ed è ancora oggi nel Comitato del CCF. Che ricordi ha di quel periodo? «È stata una di quelle cose che non capitano proprio tutti i giorni nella vita. Ritrovarsi con professionalità convergenti, esperienza e passione per qualcosa di cui si toccava con mano la necessità, motivazione per un’impresa creativa in un clima di stima e fiducia reciproca. E poi veder crescere il progetto che ci aveva tanto appassionato al di fuori dell’ Associazione. Una bella stagione della nostra vita professionale». L’avvocata Marianne Galli-Widmer, esperta di diritto matrimoniale, ha avuto un ruolo da pioniera, nell’Associazione: «Il cambiamento della filosofia, della struttura e dell’organizzazione economica, sociale e familiare ha reso più fragile e instabile il matrimonio, determinando un aumento esponenziale del numero di divorzi».
L’Associazione è stata la prima a introdurre in Ticino la mediazione familiare. Quindi non solo consulenza psicologica e terapia di coppia, ma sostegno concreto per avviare il percorso di separazione evitando, possibilmente, il conflitto. Ricorda Anna Mattia: «Allora non c’era quella che poi abbiamo denominato “la cultura del buon divorzio”. Divorziare proviene da “divertere”, rompere. Abbiamo iniziato organizzando riunioni a tappeto con i Pretori e questo grazie al fatto che Marianne era un’avvocata conosciuta e stimata. È stata lei a introdurre la mediazione nel mondo giuridico».
«Proprio le conseguenze dei divorzi malgestiti – racconta Anna Lafranchi – nefaste soprattutto per i minori coinvolti, hanno spronato le fondatrici del CCF, già attive nell’ambito sociale e giuridico, a seguire la nuova via della mediazione familiare, di origine anglosassone, che stava prendendo piede oltralpe e in alcuni paesi europei. Si trattava quindi di attrezzarsi, in vista di un percorso nuovo e stimolante, nel delicato procedimento delle separazioni. Un approccio professionale inedito per affrontare i conflitti nella coppia in modo costruttivo, e inaugurare la cosiddetta cultura del buon divorzio. Con un certo orgoglio ci rendiamo conto che il CCF è stato fondato ben sette anni prima della Raccomandazione del Consiglio d'Europa che adottava formalmente le disposizioni del Comitato europeo di esperti di diritto di famiglia in materia di mediazione».
La presidente del CCF, Raffaella Martinelli Peter, spiega bene le modifiche legislative degli ultimi trent’anni che hanno adeguato il diritto di famiglia alla realtà. Nel 1988 si è parificata la posizione dei coniugi, fino ad allora il marito era il «capo-famiglia». «La revisione del 2000 del Codice civile – sostiene Martinelli – ha permesso di semplificare la procedura di divorzio, di favorire la richiesta congiunta, di svincolare le conseguenze del divorzio dal concetto di colpa e di ripartire equamente gli averi del secondo pilastro». In seguito è stata introdotta l’autorità parentale congiunta dei genitori e il diritto per la figlia o il figlio a un contributo di mantenimento che garantisca anche il suo accudimento.
Nel corso di questi trent’anni i due consultori dell’Associazione hanno rivestito un importante ruolo nell’accompagnare le coppie verso il divorzio o anche nel sostenere e consigliare coppie, o mogli e mariti, che chiedevano aiuto per riuscire a salvare il matrimonio.
All’interno della coppia c’era più disponibilità nei confronti della mediazione da parte della donna o dell’uomo? «Trattandosi di un nuovo approccio – sottolinea Lafranchi – c’era una certa curiosità da parte di ognuno. Forse, essendo un consultorio all’inizio di sole donne, poteva nascere l’immagine di una “protezione” maggiore più orientata al genere femminile. Le mediatrici hanno però sempre garantito una professionale neutralità. Non bisogna dimenticare che la mediazione familiare è un percorso impegnativo che ben si discosta dalla protezione giuridica offerta da un legale a singoli partner. In mediazione familiare i membri della coppia si assumono personalmente la fatica necessaria in vista della ricerca degli accordi che regoleranno il proprio futuro. Il mediatore ha una funzione di facilitatore che garantisce l’equità degli accordi che vengono presi».
Il CCF è stata un’esperienza partita dal basso, dalla società civile, grazie a persone sensibili e lungimiranti che hanno creato i consultori contando sulle proprie forze, mentre nel cantone le autorità cominciavano a essere sensibili. È una storia simile a molte altre esperienze ticinesi: nell’ambito della cura delle dipendenze, dell’educazione di bambini bisognosi di educazione speciale, nel sostegno socio educativo ad adulti disabili, a favore di disoccupati o di migranti. Una società civile che ha offerto servizi di qualità per il benessere e la coesione sociale e che ora sono sostenute dallo Stato.
«Giuridicamente dipendiamo dal Dipartimento delle Istituzioni dal quale abbiamo avuto sin dall’inizio ottimi rapporti. – spiega Lafranchi – Finanziariamente siamo sottoposti a un mandato di prestazione che a scadenze viene rinnovato o modificato, ma sempre in un clima interlocutorio di apertura e di dialogo. I consultori riescono a autofinanziarsi solo parzialmente. Ma il valore della prevenzione e della cura delle relazioni familiari è ben noto all’Ente pubblico e quanto viene investito in questo campo ricade in modo virtuoso sull’intera società».
Dicevamo all’inizio che il numero dei divorzi rimane alto. Ma in Svizzera siamo confrontati con un fenomeno relativamente nuovo. Due matrimoni su cinque falliscono, ma la percentuale di chi divorzia dopo molti anni di unione è in crescita. Dal 1970 a oggi, il numero dei divorzi tra i matrimoni che durano da più di 25 anni è più che raddoppiato. «La ragione più frequente del fallimento delle relazioni a lungo termine – annota Pasqualina Perrig – Chiello, dell’università di Berna, nel volume dedicato ai trent’anni del CCF – è dunque il fatto che le coppie non sono riuscite a gestire la questione centrale dell’evoluzione di coppia, cioè il bilanciamento tra l’atto di fondersi e quello di distinguersi, tra lo sviluppo comune di coppia e lo sviluppo specifico quali individui».
Dopo trent’anni di esperienza, come vede il futuro del Centro studi coppia e famiglia Anna Lafranchi? «Bisogna continuare ad approfondire le tematiche legate alla vita di coppia e di famiglia in un mondo in continua evoluzione, coinvolgendo la società. La Coppia e la Famiglia sono quei luoghi privilegiati dell’intimità e dello scambio affettivo profondo in cui ognuno desidera esprimere e ricevere riconoscimento, accettazione e condivisione, in un’alternanza tra individualità e solidarietà. Averne cura procura serenità familiare e sociale».