La civica che divide

Votazioni - Il 24 settembre i cittadini dovranno esprimersi sull’iniziativa che vorrebbe introdurre due ore di civica al mese nelle scuole medie scorporandole dalle lezioni di storia
/ 04.09.2017
di Roberto Porta

La «guerra delle autolinee» scoppiata la settimana scorsa davanti alle Medie di Pregassona è solo l’ultimo rumoroso capitolo di un periodo piuttosto travagliato per la scuola pubblica del canton Ticino. Scuola che fatica a livello politico a trovare il consenso necessario per poter concretizzare progetti di importanza generazionale. Basti ricordare la fatica, ancora tutta da superare, che incontra il progetto dipartimentale chiamato «La scuola che verrà» o lo stallo in cui si trova da anni la ridefinizione dell’insegnamento delle religioni. In questo contesto di nodi tutti da sciogliere, la votazione popolare del prossimo 24 settembre con cui verrà deciso il futuro dell’insegnamento della civica in Ticino avrà perlomeno il merito di porre fine a quasi vent’anni di discussioni e polemiche. 

La questione è di quelle lunghe e tormentate, per questo val la pena ripercorrere alcuni dei suoi capitoli più recenti. Per farlo occorre ripartire dall’anno Duemila, quando i Giovani liberal-radicali ticinesi lanciarono un’iniziativa popolare con l’intento di riscoprire l’educazione civica nelle scuole, attraverso l’introduzione di un’ora settimanale di insegnamento obbligatorio. L’iniziativa fu poi ritirata perché il Gran Consiglio e il governo si impegnarono ad apportare i correttivi legislativi necessari per potenziare questo insegnamento nelle scuole medie e nelle scuole superiori. Su incarico del Dipartimento Educazione Cultura e Sport, una successiva ricerca condotta dalla SUPSI nel febbraio del 2012 metterà però in rilievo, accanto a una serie di aspetti positivi, anche diverse lacune nella concretizzazione degli obiettivi fissati nei primi anni 2000. Scatterà così una seconda raccolta di firme, questa volta promossa da persone in buona parte vicine all’UDC e alla Lega dei ticinesi, capitanate dall’imprenditore Alberto Siccardi. Nel 2013 questa iniziativa popolare – denominata «Educhiamo i giovani alla cittadinanza» – raccoglierà in soli otto giorni oltre diecimila firme ed è all’origine della modifica della legge sulla scuola su cui voteremo il prossimo 24 settembre.

«Noi siamo partiti proprio dall’indagine svolta dalla SUPSI in cui c’è scritto nero su bianco che la civica non è insegnata in modo costante – ci dice il promotore dell’iniziativa Alberto Siccardi – A tal punto che il 17% dei docenti non ha mai sentito parlare delle linee guida per l’insegnamento di questa materia». Detto in altri termini, le promesse fatte dopo la prima iniziativa popolare dei Giovani liberali-radicali sono state mantenute solo parzialmente, così almeno ritengono gli iniziativisti. «Il rapporto della SUPSI presenta una situazione in chiaro-scuro – replica sul fronte opposto Maurizio Binaghi, presidente dei docenti di storia ticinesi – In quell’indagine sono stati messi in evidenza diversi aspetti molto positivi e altri meno lusinghieri. Con una conclusione che a noi docenti sembra fondamentale: l’esortazione a continuare sulla via tracciata per migliorare quanto di buono è stato fatto finora».

Tra gli iniziativisti e i docenti di storia, principali oppositori all’iniziativa sulla civica, emerge dunque questa lettura profondamente diversa della ricerca elaborata dalla SUPSI. «I docenti promettono di intensificare l’insegnamento della civica ma questa è una storiella che sento da 16 anni» ci dice Alberto Siccardi. «È una presa in giro e questo è il motivo per cui non abbiamo ritirato la nostra iniziativa, portando così i cittadini al voto». Parole che a detta dei docenti di storia confermano quella che chiamano una «sfasatura tra la realtà dei fatti e la percezione che si ha di questi fatti». «Posso assicurare – fa notare Maurizio Binaghi – che è stato fatto davvero tanto per l’insegnamento di questa materia, a tal punto, e qui cito per esempio lo stesso rapporto della SUPSI, che gli allievi ticinesi hanno una visione chiara di quelle che sono le caratteristiche o le condizioni di base per poter definire un paese democratico». Posizioni inconciliabili, dunque, tra gli iniziativisti, non solo legati a UDC e Lega, e docenti di storia, che hanno nel frattempo ricevuto il sostegno di una serie di personalità del mondo della cultura e della politica. 

Un muro contro muro che ha portato, anche in Gran Consiglio, allo scontro politico emerso nel corso degli ultimi quattro anni e all’accesa campagna in vista della votazione del prossimo 24 settembre. La legge al vaglio dei cittadini prevede per la scuola media l’introduzione di almeno due ore mensili di una lezione di civica e di educazione alla cittadinanza, scorporata dalle lezioni di storia in cui è attualmente inserita. La nuova disciplina dovrà avere una nota propria. Alle scuole superiori e professionali, per non violare le disposizioni federali in materia, le due ore di civica al mese andranno invece inserite nella lezione di storia o in moduli già oggi proposti nell’ambito delle scienze umane. «La nostra iniziativa chiedeva l’ora obbligatoria anche nelle scuole superiori – ricorda Alberto Siccardi – alla fine abbiamo accettato questo compromesso. Proprio per questo in caso di accettazione popolare andranno fatti controlli seri e intensi per capire se la legge verrà concretizzata correttamente. Lo dobbiamo alle oltre diecimila persone che hanno firmato la nostra iniziativa». 

L’ora di civica potrebbe dunque presto essere una realtà. «A nostro modo di vedere questa impostazione rappresenta un passo indietro e non in avanti – fa notare Maurizio Binaghi, presidente dell’Associazione ticinese degli insegnanti di storia – perché per noi l’insegnamento della civica non può essere fatto in una materia a sé stante, indipendente dalle altre. L’educazione alla civica presuppone un percorso interdisciplinare, come del resto succede in tutti gli altri cantoni del nostro Paese». Un eventuale sì popolare farebbe infatti del Ticino l’unico cantone a proporre una materia di educazione civica slegata dall’insegnamento di altre discipline di stampo umanistico. «Non è vero – ribatte il promotore dell’iniziativa Alberto Siccardi – a Basilea città ci si sta muovendo nella nostra stessa direzione, anche lì con un’iniziativa popolare». Lo scorso mese di giugno i Giovani liberali radicali hanno infatti depositato un’iniziativa per introdurre una materia di politica «che è esattamente quello che chiediamo noi», precisa Siccardi. Con una differenza però: l’iniziativa basilese chiede l’introduzione di questa disciplina per almeno un anno nel corso della scuola dell’obbligo. L’iniziativa ticinese mira invece a promuovere la civica nel corso di tutta la scolarità obbligatoria. 

In attesa del 24 settembre e del verdetto dei cittadini ticinesi val la pena in conclusione ricordare un dato statistico. Nel 2011 le prove di grammatica italiana all’inizio della prima media hanno fatto registrare in Ticino un dato decisamente preoccupante, visto che il 56% degli allievi non aveva raggiunto la sufficienza. Per la grammatica, e per le conoscenze della lingua italiana, nessun schieramento politico ha però lanciato un’iniziativa popolare. Eppure le lacune da colmare non mancano, neppure in questa fondamentale materia.