Il vaccino per SARS-CoV-2 è a un passo dal possibile in un tempo da record. Il medico cantonale Giorgio Merlani e il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini hanno prospettato che il Ticino disporrà del vaccino per la sua popolazione «da aprile, maggio, giugno». Intanto, incalzano notizie su percentuali di sicurezza, efficacia, effetti indesiderati in aggiunta ai sondaggi che, a inizio dicembre, indicano l’intenzione a vaccinarsi di circa il 53% dei cittadini, mentre il 42% lo esclude e il 5% è indeciso.
È l’ora di fare il punto della situazione sul contenuto di questa fialetta, su come funziona e soprattutto se sia davvero sicuro ed efficace: «I vaccini di Pfizer e di Moderna hanno un design biochimico e strutturale abbastanza somigliante (a RNA), mentre quello di Astra-Zeneca è basato su vettori adenovirali (adenovirus dello scimpanzé). I primi due sono interessanti perché il loro mRNA non ha materiale di origine animale o fetale, non si integra nel genoma, si esprime in modo transitorio e viene eliminato per i naturali meccanismi di degradazione dei RNA messaggeri», spiega Antonella Viola del Dipartimento di scienze biomediche all’Università di Padova, attribuendo a queste caratteristiche: “un profilo di sicurezza del tutto soddisfacente”.
Pur riconoscendo eguale qualità a quello di Astra-Zeneca, anche l’infettivologo ginevrino Alessandro Diana ritiene molto interessante il vaccino di Pfizer e Moderna (a mRNA): «Il pezzo di RNA messaggero dei due vaccini contiene l’informazione per istruire il sistema cellulare umano a produrre direttamente la proteina spike responsabile di indurre l’immunità, non permettendo al virus di entrare nelle nostre cellule. Fino a oggi, i vaccini a nostra disposizione contenevano queste proteine create in laboratorio (su alcuni virus o altri germi) e poi iniettate nel nostro corpo per indurre la produzione di anticorpi. Ora invece diamo le istruzioni al nostro sistema cellulare per fabbricare noi stessi la proteina in questione». A vantaggio della sicurezza: «Non v’è interferenza con il nostro genoma perché l’RNA iniettato non si integra nel nucleo della cellula pur istruendola a fabbricare la proteina spike; dopo qualche giorno si degrada, e ne beneficiano pure i costi di produzione. La percezione è che il rischio sia minimo e minore rispetto all’altro vaccino vettoriale che usa adenovirus delle scimmie opportunamente modificato come vettore contenente stavolta un pezzo di DNA virale volto a indurre la produzione della proteina spike».
Al di là dell’ingegneria genetica e della tecnologia, restano da soppesare sicurezza ed efficacia ed è rassicurante Moncef Slaoui (capo di Operation Warp Speed, progetto distribuzione vaccini) che su Moderna e Pfizer dice: «Ora conosciamo i possibili effetti collaterali a breve e quasi medio termine di questi vaccini, ma ovviamente la sicurezza a lungo termine non è ancora potuta essere osservata». Concorde il dottor Diana: «I dati di efficacia e sicurezza si riferiscono per ora alla decina di migliaia di persone sottoposte agli studi, e a poco più di due mesi di osservazione». Sottolinea la soddisfazione circa l’efficacia dimostrata fin qui e per l’evidente mancanza di gravi effetti collaterali, ma si chiede come sarà tra sei mesi o un anno, quando avremo i dati di farmacovigilanza post marketing (fase 4 dello studio) che si riferiscono a milioni di persone vaccinate: «Efficacia e sicurezza potrebbero subire o meno un’erosione nel tempo perché subordinati all’implemento dell’uso del vaccino e all’osservazione di milioni di persone vaccinate protratta negli anni a venire».
Ora però siamo in piena pandemia e la Confederazione stessa mira a garantire un accesso rapido a un vaccino «sicuro ed efficace». Sarà Swissmedi, dopo la consueta procedura di verifica per l’approvazione di un medicamento, a rilasciare l’eventuale omologazione per la commercializzazione nel nostro Paese, e lo farà solo se saranno soddisfatti e confermati i criteri di efficacia, sicurezza e qualità. «In piena pandemia dobbiamo soppesare fattori come le decine di migliaia di morti ogni giorno e la questione etica: abbiamo individuato le persone a rischio, i più fragili per i quali è lecito chiedersi fino a che punto dobbiamo aspettare per avere dati di sicurezza ulteriore». Perciò, egli afferma che oggi non raccomanderebbe a un ventenne di vaccinarsi, ma a un anziano con fattori di rischio assolutamente sì. Nel mezzo ci sta il resto della popolazione: «Per ora, il principio di ponderazione degli esperti raccomanda questo vaccino a un 15-20% della popolazione: le persone a rischio e i sanitari in primis». Inizialmente il vaccino non sarà dunque disponibile per tutti.
In tal senso crea qualche perplessità l’iniziativa contro l’obbligo (che non c’è) di vaccinazione lanciata a inizio dicembre da membri del Movimento per la libertà svizzera: «Attualmente la legge sulle epidemie non contempla obblighi generalizzati e le autorità, consce del fatto che non avremo vaccini per tutta la popolazione, sapranno come organizzare un’equa distribuzione». Di fatto, nelle scorse settimane Berna ha assicurato che non è previsto nessun obbligo generalizzato per i cittadini, anche se è possibile prevederne uno per il personale di cura, tema di dibattito politico attuale.
Ai vaccino-scettici, ai dubbiosi e ai timorosi si rivolge il dottor Diana: «Esitare sul nuovo vaccino Covid è normale e va legittimato perché è la prova formale che abbiamo un cervello in grado di riflettere. Ciò non significa però che poi dobbiamo andare incontro a errori di cognizione e a conclusioni avventate e prive di fondamento. In poche parole, dobbiamo riflettere su dati corretti, informazioni veritiere e giusti strumenti di valutazione per giungere a conclusioni equilibrate». Distinguere tra buona e cattiva informazione su Internet è complicato, rivolgersi al proprio medico di fiducia è la strada migliore: «Le autorità dovranno favorire l’accesso alle informazioni ai professionisti della salute che a loro volta potranno accompagnare la popolazione nelle giuste riflessioni».
Da un lato i «no-vax», dall’altro il pericolo per chi farebbe carte false per procurarsi il vaccino: «Le autorità ne sono coscienti e sta sempre a loro porre in essere un sistema di sicurezza per evitare abusi e assicurare una distribuzione equa, individuando il bene comune e permettendo, in questa fase iniziale, l’accesso al vaccino per quelle fasce più a rischio».
Nella lotta contro il Coronavirus oggi possiamo dunque essere ottimisti sul vaccino. Il tempo poi dirà quale funziona meglio negli anziani, oppure nei soggetti a rischio e quale conferirà la protezione di maggiore durata.