La casa della persona anziana

Pubblicazioni – Un volume della Fondazione Parco San Rocco di Morbio Inferiore raccoglie pensieri e testimonianze sul concetto dell’abitare
/ 28.02.2022
di Stefania Hubmann

Come accoglieranno fra alcuni decenni le case per anziani le generazioni che oggi le frequentano per trascorrere del tempo con i genitori o i nonni? La società evolve a un ritmo sempre più veloce e con essa le esigenze legate all’abitare a qualsiasi età. Esigenze pratiche ma non solo. La casa è in effetti più di un’abitazione, è il fulcro delle relazioni familiari, il luogo della condivisione. Come traslare questi valori in un contesto più ampio che deve assicurare anche cure di tipo sanitario? In Abitare, secondo volume pubblicato dalla Fondazione Parco San Rocco di Morbio Inferiore, che possiede e gestisce l’omonima casa per anziani intergenerazionale, si dà voce a chi in questa casa lavora. Pensieri e aspirazioni riguardanti la casa per anziani di fine secolo si concentrano sulla persona e in particolare sulle relazioni sociali che quest’ultima ha la possibilità di tessere con gli altri residenti, con i familiari, con il personale curante e con tutti coloro che in tempi e modi diversi contribuiscono a rendere la struttura viva e strettamente connessa alla collettività locale. Nel libro, curato dallo psichiatra e psicoterapeuta Graziano Martignoni per l’editore Armando Dadò, a prevalere è l’unione nella diversità che caratterizza una comunità. Le testimonianze di una sessantina dei duecento operatori lasciano libero corso all’immaginazione, ai desideri personali, a previsioni futuristiche. Spaziano dalle facilitazioni che la tecnologia permetterà di introdurre all’importanza dei rapporti umani, da servizi simili a quelli dei grandi alberghi come piscina e area fitness a stimoli culturali (biblioteca, cinema, teatro), da attività all’aperto a luoghi di incontro interni quali bar e ristorante, da spazi privati al tempo necessario per valorizzare i rapporti umani citati in precedenza.

La questione costi, di cui devono ovviamente tener conto i responsabili gestionali, è menzionata raramente, proprio perché ciò che risulta centrale per operatrici e operatori è il benessere della persona. Un benessere che cresce quando ci si sente amati, protetti, ascoltati, sé stessi, integrati, utili. Questa è «casa» per una delle voci del Parco San Rocco. Queste le priorità che la direzione è chiamata ad integrare nell’attuale vita quotidiana e nel più ampio progetto di villaggio intergenerazionale promosso otto anni fa dalla Fondazione. Casa San Rocco, destinata a un’operazione di rinnovamento e ampliamento, sarà infatti presto in rete con la nuova struttura per persone anziane situata a Coldrerio – apertura a fine estate di quest’anno – e a quella che sorgerà nel Comune di Vacallo. Tre poli all’insegna di un unico modello, quello di case per anziani intergenerazionali dotate di servizi multifunzionali destinati a tutte le fasce della popolazione, per facilitare le relazioni sociali e il benessere comunitario.

Due i concetti principali emersi dal progetto Abitare sui quali John Gaffuri, direttore del Parco San Rocco, desidera al momento concentrare l’attenzione. «In primo luogo è auspicabile rendere più fluido ed armonioso il passaggio dal proprio domicilio alla casa per anziani», spiega ad «Azione». «Oggi disponiamo di numerosi servizi di cura e assistenza che tendono però ad operare ognuno secondo la propria organizzazione. Se mettiamo veramente al centro la persona con tutti i suoi bisogni, quindi anche quelli sociali ed esistenziali, dobbiamo migliorare questa transizione cercando di costruire dei percorsi con figure continuative con le quali possa instaurarsi una certa familiarità». Un secondo aspetto evidenziato a più riprese dai partecipanti al progetto Abitare riguarda l’esigenza di spazi più intimi. Prosegue il direttore: «Nella suddivisione dei reparti di strutture così grandi, che ospitano in media oltre sessanta persone, si vuole optare per soluzioni modulabili tendenti a favorire la creazione di microcomunità. Queste ultime assicurano rapporti personali più profondi riducendo la sensazione di solitudine».

Immaginare la casa per anziani del 2084 (richiamo all’orwelliano 1984), destinata alla terza, quarta e forse in futuro quinta età, è stato l’invito che John Gaffuri e Graziano Martignoni hanno rivolto non solo alle operatrici e agli operatori della struttura, ma anche a figure esterne vicine alla medesima. Professionisti di diversi settori e origini – come l’architetta danese Rosa Lund che ha fatto parte del gruppo di studio per il progetto di ampliamento di Casa San Rocco – hanno apportato riflessioni altrettanto stimolanti che confluiscono nei medesimi valori. La Fondazione conferma così ancora una volta la volontà di apertura, negli spazi della Casa – dove oggi troviamo preasilo, panetteria, ufficio postale e a breve un ristorante – come pure nel cambiamento culturale che sta promuovendo. Apertura che significa dialogo dentro e fuori la Casa con tutti coloro che la rendono tale. La copertina del volume, opera della grafica Mira Gisler, illustra con chiarezza questo significato. La casa si compone di tanti elementi di forme e colori diversi che contribuiscono alla sua identità. Da rilevare, sempre in quest’ottica, l’iniziativa Casa del dialogo, messa a punto in collaborazione con la Fondazione Sasso Corbaro, che prevedeva nel 2021 una serie di incontri sul tema della «Cura declinata nell’ordine del cuore». Novità di quest’anno sarà il Café society, appuntamento settimanale coordinato da Graziano Martignoni per promuovere il dialogo fra i collaboratori con l’intenzione di estenderlo in un secondo tempo ai familiari e a tutti gli interessati.

Per John Gaffuri le sfide presenti e future si affrontano al meglio integrando l’apporto di tutti i collaboratori, vale a dire valorizzando le competenze e le idee di ognuno. Incontrato a Casa San Rocco proprio nel giorno dei dieci anni dall’inizio del suo incarico, il direttore sottolinea a più riprese la forza del team. «A fronte di una crescente complessità del sistema – precisa – lavoriamo insieme per sviluppare i progetti più appropriati alle esigenze del momento in sintonia con la visione a lungo termine di case per anziani ricche di vita e aperte verso l’esterno. I progetti sono quindi frutto di un’intelligenza collettiva che favorisce la crescita professionale e personale di tutti noi».

Graziano Martignoni, curatore del volume e autore dei contributi dedicati agli aspetti concettuali del tema, evidenzia in uno di questi che «i nomi dati ai luoghi di accoglienza della terza e quarta età sono mutati profondamente nel tempo, rivelando ogni volta lo sfondo culturale e ideologico di cui erano portavoce». Ecco quindi che dal ricovero si è è passati alla casa di riposo e alle attuali case per anziani che a loro volta stanno lasciando il posto alle comunità abitative e ai quartieri intergenerazionali. Martignoni si spinge oltre, individuando nella transgenerazionalità la tappa successiva, caratterizzata da generazioni «che nel loro incontrarsi si mescolano, generando qualche cosa di nuovo e forse di inatteso».

Con il progetto sfociato nel libro la comunità del Parco San Rocco ha approfondito, attraverso la nozione di casa, temi e valori essenziali nell’accoglienza della persona anziana, di cui la società contemporanea tende ancora troppo spesso a sottovalutare il patrimonio esperienziale che rappresenta. Dalle testimonianze raccolte in Abitare emerge però chiaro il segnale che al centro deve rimanere la persona, alla quale altri esseri umani dedicano tempo, cura e riguardo per garantire il suo benessere e quello dell’intera società.