La cabina telefonica senza telefono

Nuovi utilizzi – Piccole biblioteche, biglietterie automatiche, stazioni di ricarica per veicoli elettrici: la nuova vita delle cabine telefoniche è in sintonia con i bisogni attuali e conferma il loro ruolo sociale. L’analisi di Samuel Notari
/ 30.04.2018
di Stefania Hubmann

Fra gli oggetti vittime della diffusione dei telefoni mobili, le cabine telefoniche spiccano per il loro ruolo nell’immaginario collettivo, la loro un tempo numerosa presenza in posizioni centrali e strategiche e le recenti riconversioni. Ed è proprio sul telefono pubblico quale risorsa che lo studente ticinese Samuel Notari si è chinato nel mémoire di Master sostenuto lo scorso mese di settembre all’Università di Neuchâtel. Se telefonare da una cabina telefonica è ormai diventato anche in Svizzera un caso piuttosto raro, legato alle esigenze di specifiche nicchie di utenti, le possibilità di riutilizzarla sfruttando le sue caratteristiche si moltiplicano: dall’intervento artistico a funzioni sociali e di servizio, all’interesse del settore privato per uno spazio pubblicitario di per sé attrattivo.

Ogni Paese declina la trasformazione delle cabine pubbliche secondo il proprio background. Dagli Stati Uniti al Canada, dalla Gran Bretagna alla Svizzera, interventi anche molto diversi sfruttano da un lato il potenziale del minuscolo abitacolo e dall’altro la possibilità di una sua radicale trasformazione. Significativo l’esempio di alcune cabine inglesi divenute «free wifi spots», ossia punti di accesso gratuito alla rete internet con possibilità di ricarica dei telefoni mobili. In questo caso, scrive lo studente di Capriasca nella sua ricerca, «la cabina telefonica risponde all’evoluzione tecnologica e al bisogno contemporaneo di restare connessi al web». In altri casi si compie però un processo inverso, dal digitale alla carta. Sono infatti sempre più numerose anche in Svizzera e nel nostro Cantone le cosiddette «bibliocabine». Il progetto di adibire a luogo di scambio di libri questi oggetti ha avuto origine in Inghilterra dove è partito in maniera spontanea.

A quali altri usi è già stata o sarà destinata la cabina telefonica? Abbiamo rivolto la domanda a Samuel Notari che alla Facoltà di lettere e scienze umane di Neuchâtel ha concentrato gli studi sulla geografia umana e la migrazione. Il concetto di risorsa è alla base della sua ricerca, il cui soggetto è stato scelto a seguito dell’annuncio nel 2015 da parte dell’Ufficio federale della comunicazione della fine della messa a disposizione di un telefono pubblico a pagamento in ogni Comune a partire dal 2018. Insomma da storica risorsa per compensare la mancanza di telefoni privati, la cabina telefonica (di proprietà di Swisscom ma generalmente posata su suolo pubblico) era potenzialmente destinata a sparire. Come dimostrato dalla ricerca di Notari, questo oggetto può però rappresentare tuttora una risorsa sia dal punto di vista telefonico, sia da altre prospettive.

Partiamo da queste ultime. Spiega l’autore di «La cabine téléphonique du “Niemandsland”»: «Il progressivo abbandono dell’uso delle cabine telefoniche a partire dagli anni Novanta del secolo scorso le ha rese, come spesso avviene per gli oggetti negletti, terreno fertile per gli artisti, in particolare all’estero (vedi Death of a phone booth di Banksy a Londra), anche se ho potuto raccogliere qualche testimonianza in questo senso pure in Ticino». La parte empirica della ricerca di Notari si è infatti svolta nel Cantone di studio e in quello d’origine.

«A New York l’estate scorsa – prosegue il nostro interlocutore – diverse cabine sono state posate a Times Square quale supporto interattivo di una mostra sull’immigrazione. Attraverso il telefono si potevano infatti ascoltare storie di immigrazione negli Stati Uniti. Più pratici alcuni progetti e soluzioni che vedono le cabine telefoniche ospitare defibrillatori (Lavizzara) e biglietterie automatiche (Lugano) o trasformarsi in stazioni di ricarica per i veicoli elettrici. Esse assicurano quindi nuovi servizi in sintonia con l’evoluzione dei bisogni della società. È importante sottolineare che questo tipo di riconversione è possibile grazie alla loro posizione centrale nello spazio pubblico».

Questa caratteristica ha attirato l’attenzione anche di imprenditori privati. Già sfruttata dalla stessa Swisscom (concessionaria dei servizi di comunicazione pubblici) e dalla Società generale di affissione a fini pubblicitari, a Ginevra ha suscitato l’interesse di una società che opera in questo ambito. Il progetto elaborato è destinato ai grossi centri, dove si vogliono offrire accessi a informazioni locali e all’elettricità finanziati dalla pubblicità.

Per quanto riguarda la sua funzione originale di telefono pubblico a pagamento la cabina non sembra ancora essere completamente inutile. I dati citati nelle ricerca sono sì impietosi, con oltre 1000 cabine su 4000 regolarmente inutilizzate nel 2016 (secondo un articolo del «Tagesanzeiger»), eppure Notari ha potuto raccogliere testimonianze che dimostrano la sua funzione alternativa in caso di emergenza e per determinate categorie di utilizzatori. Dai turisti nelle stazioni ai detenuti nei penitenziari, dalle persone che desiderano tenere sotto controllo le spese delle chiamate all’estero a quelle elettro-sensibili a chi, paradossalmente, invoca motivi di privacy. Spiega al riguardo Samuel Notari: «Il telefono pubblico assicura, secondo diversi intervistati, l’anonimato desiderato in caso di chiamate “sensibili”. Essi hanno manifestato insofferenza per la sorveglianza (geolocalizzazione, traccia delle chiamate) alla quale si è sottoposti quando si utilizza il telefono mobile. Considerata la posizione solitamente centrale delle cabine telefoniche e l’intensificazione della videosorveglianza nei luoghi pubblici, come pure la relativa protezione offerta dal piccolo abitacolo trasparente, questa sensazione di anonimato è forse più percepita che reale».

Interessato all’arte urbana e collezionista di carte telefoniche, Samuel Notari è riuscito a collegare passioni personali ai suoi studi in geografia. Ha così indagato in un campo dove la letteratura è molto ridotta (legata quasi solo al caso francese) ed avendo un accesso limitato ai dati di Swisscom, al fine di offrire una testimonianza di un oggetto molto utilizzato in passato ed entrato anche in Svizzera a far parte di miti collettivi come l’orologio delle FFS e la M di Migros. Figlio del proprio tempo e quindi lungi dal volere difendere ad oltranza l’esistenza della cabina telefonica, il giovane pone però la questione del valore del patrimonio con le relative possibilità di rivalorizzare piuttosto che distruggere. Nel caso concreto lo smantellamento costa circa 3000 franchi per cabina. «La trasformazione della cabina telefonica in quanto testimonianza tecnica sul territorio è uno degli aspetti centrali del mémoire», conclude Notari, ribadendo l’importanza di analizzare oggetti e manufatti da più prospettive non dando nulla per scontato. Così come la cabina telefonica sfrutta ancora oggi soprattutto la sua posizione centrale negli abitati, altri beni possono rivelare caratteristiche in grado di proiettarli nel futuro.