La torre campanaria più alta del Ticino e un ponte risalente al 1500 potrebbero essere da sole due motivazioni sufficienti per visitare le Centovalli percorrendo un sentiero pedestre che conduce fino alla piccola frazione di Rasa o oltre. Il percorso offre però anche molto altro e viene pure proposto dall’edizione Locarnese e valli di «Le vie del Passato, Itinerari storici del cantone Ticino», una serie di opuscoli a cura dell’Associazione archeologica ticinese in collaborazione con l’Ufficio beni culturali.
Lungo il tragitto s’incontrano di fatto, oltre al citato ponte anche diverse costruzioni storiche e culturali d’indubbio interesse, quali cappelle, chiese, case settecentesche, oratori. La gita può partire dai 260 metri circa d’altitudine di Golino, la prima frazione del comune di Centovalli provenendo da Locarno. Il sentiero risale quindi il fiume Melezza e presto sarà necessario superare un primo impegnativo gradino per raggiungere Intragna, a 376 metri d’altitudine. Qui una sosta è raccomandata, prima o dopo l’escursione, oppure in un’altra occasione. Passeggiare e magari anche «perdersi» tra le anguste vie del piccolo nucleo può essere un’esperienza divertente, mentre i 165 scalini che portano in cima al campanile della chiesa sono una fatica appagante. Costruito tra il 1765 e il 1775, il campanile d’Intragna con i suoi 65 metri è la torre campanaria più alta del Ticino e s’innalza proprio nel nucleo del borgo, a pochi metri dalla Chiesa parrocchiale dedicata a San Gottardo e dal Museo regionale delle Centovalli e del Pedemonte.
La torre, come leggiamo sulla presentazione, fu edificata da muratori del paese con materiali del luogo e, secondo il progetto iniziale, doveva addirittura essere nove metri più alta. Ma quali sono i motivi che portarono ad innalzare un così alto campanile all’imbocco delle Centovalli? Lo abbiamo chiesto a Mattia Dellagana, curatore del Museo regionale Centovalli e Pedemonte: «Non si sa perché, ma si può ipotizzare che la conformazione orografica del territorio portò a questa edificazione. La punta del campanile è di fatto visibile da tutta la campagna d’Intragna, oggi in parte imboscata o edificata, ma dove in passato le persone trascorrevano molte giornate al lavoro nei campi e da dove potevano quindi avere un contatto visivo con un punto di riferimento come il campanile del villaggio, costruito su un piccolo poggio».
Una torre campanaria a cui è possibile accedere dal 2006 e da dove godere, attorniati dalle imponenti sei campane, di una vista a 360 gradi su montagne, cime e vette, sulle Terre di Pedemonte mentre, più vicino, si scorge la citata campagna d’Intragna con vigneti, boschi, prati e monti. Sguardo che verso le Centovalli lascia intravedere il prosieguo dell’escursione verso un’ulteriore interessante tappa: poco dopo il paese d’Intragna quando, deviando sulla sinistra e seguendo l’indicazione «Ponte romano», si scende lungo un’impervia mulattiera fino al fiume Melezza. Seppur denominato «romano», il ponte venne costruito «solo» nel 1578, per opera dei fratelli Giuseppe e Pietro Beretta di Brissago. Il manufatto è lungo 36 metri e permetteva in passato il transito delle persone e degli animali che salivano verso i numerosi monti situati sulla sponda destra della valle. Un’epoca in cui ancora si chiamava «Ponte nuovo» e quindi si presume abbia sostituito dei passaggi più precari esistenti sul fondovalle, che venivano però regolarmente danneggiati o distrutti dal fiume durante alluvioni o ingrossamenti. L’appellativo popolare di «Ponte romano» venne invece adoperato solo in seguito, come ci spiega Mattia Dellagana: «Nel secondo dopoguerra venne adottata la denominazione di Ponte romano, forse per dare più risalto a un’opera divenuta simbolo della valle e la cui costruzione, avvenuta oltre 440 anni fa, fu un’impresa maestosa. Il ponte è inoltre l’unico tra i passaggi principali delle Centovalli ad aver superato indenne la buzza della Melezza dell’agosto del 1978. Forse sarebbe più corretto dire ponte romanico dato che, seppure costruito dopo l’era romana, ne ricalca comunque le caratteristiche architettoniche».
Il ponte è di fatto la costruzione originale del 1578 che si presenta in un ottimo stato, anche grazie al restauro avvenuto nel 1989 su iniziativa della Pro Centovalli e Pedemonte. Interamente costruito in pietra impressiona per la sua maestosità con una volta che sovrasta di 26 metri il fiume Melezza. Al suo culmine s’incontra una cappelletta dedicata alla Madonna e a San Giovanni Nepomuceno, un protettore, oltre che della Boemia, anche di tutte le persone in pericolo di annegamento.
Mentre il fiume scorre limpido, il sentiero risale brevemente il versante sulla suggestiva mulattiera di pietre e sassi per proseguire sul versante destro delle Centovalli in direzione di Rasa. All’inizio piacevolmente pianeggiante, la via affascina anche solo per la sua costruzione, ricca di gradoni, scalini, curve e saliscendi che portano dapprima a Remagliasco, dove grazie a un altro ponte, si supera una delle tante valli laterali che caratterizzano il territorio. Un’altra mulattiera permetterebbe qui di accorciare l’escursione deviando per Corcapolo per raggiungere quindi la ferrovia della Centovallina e rientrare al punto di partenza. Un’opzione, quella del ritorno con il treno, di cui si potrà approfittare anche in seguito, rientrando a Intragna dalle fermate di Camedo, Palagnedra o Verdasio.
Il sentiero proposto prosegue invece affrontando una lunga e impegnativa ascesa verso Corte di sotto, dove s’attraversano prati e pascoli tuttora utilizzati, grazie alla presenza di un’azienda agricola. Lungo il tragitto non mancano alcune cappelle e luoghi di sosta, mentre più rare sono le fontane, tra cui quella della Ciaparia posta a poche centinaia di metri dalla piccola frazione di Rasa e dove un pannello didattico della Pro Rasa del 2005 ricorda come l’approvvigionamento d’acqua non fu facile in passato.
Giunti a Rasa, paese adagiato a 896 metri d’altitudine (e meta d’escursione proposta anche da Famigros), una pausa permette di gustarsi la tranquillità tra le vie del piccolo borgo che, ben conservato e esclusivamente pedonale, dal 1958 è pure raggiungibile con la funivia da Verdasio. Il panorama apre la vista anche su alcune delle altre numerose frazioni che compongono il comune di Centovalli e l’escursione può proseguire verso Bordei, Palagnedra e Camedo, transitando prima da Terra Vecchia, che era l’antico abitato di Rasa ed è in seguito stato abbandonato per poi essere recuperato e rivalorizzato da un’omonima fondazione, la cui attività è stata ripresa dal 2016 dalla Fondazione Terra Vecchia Villaggio.

La natura che sorprende
Lanciata nel 2020 in sinergia con l’iniziativa «Vivi il tuo Ticino» promossa da Ticino Turismo, la campagna «Natura che sorprende» torna a proporre la riscoperta del territorio delle Centovalli in treno e funivia. Una promozione che prosegue grazie alla cooperazione tra la Ferrovia Vigezzina – Centovalli, il Comune delle Centovalli e la Funivia del Monte Comino, uniti per rilanciare il turismo sostenibile nella regione, offrendo dei biglietti risparmio che abbinano il viaggio in treno alle risalite con le funivie Intragna – Pila – Costa, Verdasio – Rasa e Verdasio – Monte Comino.
Maggiori informazioni disponibili su vigezzinacentovalli.com
Intragna, il ponte che è resistito alla buzza
Escursioni - Nelle Centovalli per scoprire il campanile più alto del Ticino, un ponte romanico e per poi risalire il fiume Melezza
/ 12.04.2021
di Elia Stampanoni
di Elia Stampanoni