Bibliografia
R.A. Crowson, The Classification of Coleoptera, Academic Press (London) 1984, 128 pp.

Ptinella aptera lunga 0,7 millimetri (Alessandro Focarile)

Insetti: dal gigante al piccino

Entomologia - La Natura è da ammirare soprattutto nelle sue dimensioni più piccole, come diceva Linneo
/ 21.12.2020
di Alessandro Focarile

II più grande insetto coleottero finora conosciuto è un gigantesco cerambice longicorne dell’Amazzonia. Misura 16,5 centimetri di lunghezza, quanto un gattino, e il suo nome scientifico è Titanus giganteus. Nonostante le sue ragguardevoli e minacciose dimensioni è un pacifico succhiatore della linfa che scorre dagli alberi della selva tropicale.

È munito di poderose mandibole che possono trattenere un peso di otto chilogrammi, e in grado di tranciare un dito umano, come potrebbe fare un castoro irritato. La larva di Titanus giganteus è un salsicciotto lungo circa 20 centimetri, ricco di grassi e proteine, una vera prelibatezza fritta, apprezzata dagli abitanti del luogo. Pare abbia il sapore dei gamberoni, ma è più tenero. Cosa mangia un essere così grassottello? Si ciba di legno marcescente «imbottito» con microscopici funghi.

All’altro estremo delle dimensioni, entriamo nel regno della miniatura, e dei milligrammi. I più piccoli insetti coleotteri, attualmente conosciuti a livello mondiale, sono gli Ptiliidi, detti «piumati» a causa delle loro ali delicatamente sfrangiate con sottili piume. La loro statura varia da 0,25 a 1,4 millimetri. Sono quindi più piccoli del più grande Protozoo, un organismo primitivo e unicellulare.

Come tutti i Coleotteri, gli Ptiliidi hanno una metamorfosi completa: dall’uovo alla larva, alla ninfa e all’adulto. E tutto questo fervore di vita si concretizza entro qualche decimo di millimetro! Nel loro corpo è racchiuso un completo, complesso e razionale organismo di vita grazie al quale sono svolte le facoltà della vista, del tatto e dell’olfatto. Gli Ptiliidi hanno occhi composti ben sviluppati. Si spostano velocemente, si nutrono di spore dei funghi, delle felci e dei muschi, contribuendo alla loro diffusione. Sono parte del plancton aereo grazie alle loro ali delicate, che consentono loro di spostarsi a grandi distanze. Una specie, che popola gli ammassi spiaggiati della Poseidonia – un vegetale marino – ha una diffusione cosmopolita: dalle rive del Mediterraneo fino a quelle dell’Australia.

Pur popolando spesso vaste aree geografiche, gli Ptiliidi vivono entro ambiti ecologici specializzati e ben definiti. Questi minuti esseri sono assenti negli ecosistemi prettamente montuosi, oltre i 1800 metri di quota. Essi popolano qualsiasi tipo di ammasso vegetale più o meno marcescente. Tipici esempi sono: 1. gli ammassi spiaggiati di Poseidonia – 2. lettiera di pioppi – 3. lettiera di querce e castagni; in questa biosede si possono rinvenire fino a 320 esemplari di Acrotrichis intermedia in 1 chilogrammo di lettiera. – 4. di faggi – 5. di ontani – 6. muschi fontinali presso le sorgenti (Philonotis) – 7. polipori e altri funghi macro e microscopici e muffe – 8. fieno marcescente – 9. ammassi di paglia indigerita (deiezioni di bovini) – 10. formicai – 11. sotto le cortecce delle conifere – 12. vegetazione palustre: cespi di canne (Phragmites) e di lische (Carex).

Qualsiasi vegetale, dallo stelo d’erba all’albero di quaranta metri d’altezza, è costruito con una struttura di sostegno costituita di cellule colonnari di lignina e cellulosa. Le muffe e gli altri funghi hanno la funzione di frammentare e demolire queste fibre. Gli Ptiliidi hanno il compito di digerire e veicolare le spore fungine. Favorendo in tal modo la loro dispersione nei differenti tipi e strati del grande mondo vegetale.

Duecentoventi specie di Ptiliidi sono conosciute dell’Eurasia, il novanta per cento delle quali sono state descritte nel corso del 1800, a dimostrazione che i nostri predecessori entomologi avevano saputo utilizzare bene il microscopio, questa vera fabbrica di meraviglie. Nel 1841, l’Abate Oswald Heer (originario di Glarona) descriveva Pteryx suturalis (lungo appena 0,7 millimetri). Attualmente, la fauna elvetica annovera sessanta specie: dai muschi fontinali di Vergelletto, ai formicai del Lucomagno, dai pioppeti di Magadino, ai cariceti (terreni perlopiù paludosi) del Lago di Neuchâtel.

È probabile che gli Ptiliidi siano parassitizzati dal più piccolo insetto attualmente conosciuto in Svizzera («Azione» 7 agosto 2017), una microscopica vespa parassita: lo scelionide Baeus castaneus (0,6 millimetri di lunghezza) che depone il suo unico uovo nell’uovo di altrettanto piccoli insetti. Da esso nascerà una vorace larva che si farà premura di divorare l’uovo parassitizzato, una fonte alimentare ricca di sostanze nutritive.

Gli Ptiliidi posseggono gli stessi organi presenti nel gigantesco cerambice longicorne delle selve amazzoniche. Essi si spostano, volano, assumono e digeriscono cibo (le spore), respirano, si riproducono, grazie agli stessi organi preposti ad assolvere queste funzioni vitali. Vi sembra poco?