Furto d’identità, bullismo, danni di immagine, adescamento. Muoversi con consapevolezza nel mondo digitale è basilare e urgente. Sin dall’infanzia. Detto, fatto. Proprio per far conoscere i princìpi alla base della privacy, per sensibilizzare alla protezione dei dati, insegnare ai bambini a riflettere su tali fondamenti in relazione ai propri atteggiamenti in Internet e all’uso di tablet e smartphone, è stato realizzato uno strumento per le nuove generazioni che risponde appieno al delicato argomento, confrontandosi con situazioni concrete e quotidiane: si tratta di un manuale didattico online, intitolato I segreti sono ammessi e dedicato agli scolari dai 4 ai 9 anni.
Presentato lo scorso 28 gennaio, in occasione della quindicesima Giornata europea della protezione dei dati, è stato curato dagli incaricati cantonali della protezione dei dati di Ticino, Grigioni e Zurigo. Il volume ha già ottenuto un significativo riconoscimento, il premio «Global Privacy and Data Protection Award». Non solo, grazie al sostegno finanziario della piattaforma nazionale «Giovani e Media», il progetto è stato tradotto in francese, italiano e inglese e – per la parte audiovisiva – anche in cinque idiomi romanci. Lo sviluppo? I moduli di apprendimento per tutte le fasce scolastiche saranno implementati entro la fine di quest’anno. Ma il nuovo materiale didattico è già stato integrato nei programmi delle scuole di formazione per insegnanti nelle quattro regioni linguistiche della Svizzera.
Ne abbiamo parlato con l’incaricato per la protezione dei dati in Ticino, Giordano Costa, promotore, unitamente agli omologhi di Grigioni e Zurigo, del progetto per la tutela dei minori in internet.
Giordano Costa, come nasce l’iniziativa?
Oggigiorno, con l’avvento delle nuove tecnologie di comunicazione, le persone devono affrontare una crescente pressione sulla loro privacy sin dall’infanzia. Pensiamo innanzitutto ai genitori che pubblicano le fotografie e i filmati dei loro bambini sui social media. Queste immagini potrebbero essere usate, più tardi, contro di loro. In giovane età, poi – e spesso già nella fase pre-adolescenziale dello sviluppo – i minori iniziano loro stessi a crearsi una personalità virtuale. E qui possono cominciare numerosi problemi. Già per noi adulti non è sempre facile valutare le conseguenze della pubblicazione di dati personali in internet per la nostra persona e per quella altrui, figuriamoci per i bambini. A quell’età è difficile o impossibile valutare i pericoli che derivano dal trattamento incauto di dati personali su internet. Insomma, i bambini, lo sappiamo, non hanno un grande senso del pudore, della privacy propria e altrui. Se aggiungiamo, a ciò, l’effetto seducente che le nuove tecnologie hanno su di loro e l’esempio – spesso non buono – che noi adulti diamo ai bambini nell’uso delle nuove tecnologie di comunicazione sociale, il risultato è chiaro: danni di immagine, di reputazione, bullismo, stalking, violenza verbale, adescamento, Revenge Porn, perdita di controllo sulla propria sfera privata e sulla propria libertà, sin dall’infanzia. Per questi motivi, noi garanti svizzeri della privacy riteniamo importante sensibilizzare i minori, sin da giovanissimi, sui rischi legati all’uso dei social media e di internet in generale.
Quali sono i maggiori rischi per i minori e per i giovani in rete?
Sappiamo oramai tutti del bullismo, della violenza verbale, dello stalking e del furto d’identità online. Quali esempi di rischi online citerei piuttosto il Revenge Porn, che consiste nella diffusione, spesso per vendetta, di immagini intime della ex amica o amico su gruppi in WhatsApp, che poi qualcuno gira ad altri fuori dal gruppo e che poi qualcun altro pubblica su Facebook o altro social media. E improvvisamente la nostra intimità non è più tale, non è più nostra, ma è di dominio pubblico. Alla perdita di controllo sulla nostra sfera intima fa seguito il danno di immagine, di reputazione, la violenza verbale, eccetera. Le conseguenze sul piano psicologico e sul sano sviluppo della personalità del minore possono essere pesanti. Quale secondo esempio, riporterei quello dell’adescamento. Nel caso degli adolescenti, gli adescatori chiedono spesso fotografie, anche intime, a fini di ricatto: «Se non fai quello che dico o voglio, pubblico le tue fotografie online». Poi c’è un altro fenomeno – quello dell’influencer – che è sempre più presente fra gli adolescenti. Molti giovani sono sedotti dall’idea di diventare influencer, così cercano a tutti i costi di apparire, costruendosi una personalità online secondo il motto «esisti se appari, se ti esibisci» e, come sempre, più appari e più ti esibisci, più sei esposto ai pericoli che ho citato, mentre hai ancora una fragilità psicologica molto elevata. Ci sono poi territori non facilmente accessibili al monitoraggio, come WhatsApp, oppure Telegram o Signal e lì tutto è possibile, dai veri e propri pestaggi verbali di gruppo, allo scambio di contenuti di violenza, alla diffusione del linguaggio dell’odio di ogni tipo, razziale, politico.
Quali sono, più concretamente, le conseguenze per i diritti e le libertà fondamentali dei minori?
Quando ci accorgiamo di aver divulgato impropriamente dati personali è troppo tardi. Abbiamo perso il controllo su noi stessi, sulla nostra sfera privata, siamo nelle mani di altri. Non siamo più individui liberi. Tutto ciò rappresenta un grave pericolo per la sana costruzione dell’individuo, legalmente e democraticamente adulto e responsabile. È perciò importante evitare di crescere una generazione di persone violate nei loro diritti sin dalla giovane età. Ciò è possibile sensibilizzando e educando le persone, sin dall’infanzia, ai diritti e doveri legati al corretto uso di internet e dei social media. Bisogna, insomma, evitare che la gioventù rimanga competente soltanto tecnologicamente, ma non, anche, giuridicamente. I giovani devono capire che internet e i social media sono come un coltellino svizzero: molto utile, ma anche pericoloso per sé stessi e per gli altri, se non lo si usa correttamente.
Quali finalità si prefigge lo strumento didattico online I segreti sono ammessi e come è sorta la sinergia con le altre realtà geografiche di Zurigo e Grigioni?
Lo strumento è stato sviluppato dall’Alta scuola pedagogica del Canton Zurigo, in collaborazione con l’incaricato cantonale zurighese della protezione dei dati. Persegue lo scopo di insegnare ai più giovani che la privacy è un requisito fondamentale per una persona, una società e una democrazia funzionante. L’incaricato cantonale zurighese della protezione dei dati ha coinvolto gli omologhi grigionesi e ticinesi nella promozione di questo strumento didattico al fine di proporlo anche ai bambini di lingua italiana o romancia.
Non si tratta di un volume cartaceo, bensì di un’applicazione online, di un modulo di insegnamento. Può spiegare, in sintesi, quali sono i contenuti e i temi e come vengono concretamente trasmessi agli allievi?
Lo strumento didattico spiega ai bambini cosa è la persona, cosa sono i suoi dati personali e come vanno trattati per evitare di violare i diritti propri e altrui. Lo fa principalmente con video, giochi di ruolo, discussioni, rappresentazioni teatrali e esercizi.
Come sono state le esperienze finora compiute in Ticino con questo nuovo strumento didattico?
Un sondaggio promosso dalla Supsi presso i docenti in formazione ha rilevato che lo strumento didattico I segreti sono ammessi viene valutato, perlopiù, positivamente. In particolare, viene considerato come innovativo e importante per una problematica – quella legata alla tutela della privacy dei bambini in internet – sottovalutata. È stato ritenuto adatto ai bambini, chiaro e di facile uso in classe.