Insegnare ai figli che nella vita è inevitabile una certa dose di insuccesso può essere un buon proposito per il 2018. La necessità di prepararli a contemplare l’ipotesi del fallimento è un tema su cui stanno facendo riflettere negli ultimi mesi scrittori di successo come Joanne Rowling e Roberto Saviano. Contesti totalmente diversi, stesso messaggio. E da genitori, a Il Caffè delle mamme, la questione non può essere ignorata anche se è destinata a suscitare un ampio dibattito.
Joanne Rowling è la mamma di Harry Potter, una saga high fantasy che ha venduto nel mondo più di 450 milioni di copie, tradotta in 80 lingue e trasposta in otto film di successo planetario. Difficile trovare un bambino amante della lettura che a 10 anni non abbia divorato almeno Harry Potter e la pietra filosofale e Harry Potter e la camera dei segreti. Ma con l’uscita lo scorso mese di novembre del suo ultimo libro, Buona vita a tutti, la Rowling fa il salto da scrittrice di maggior successo a livello internazionale di romanzi per ragazzi a life coach. Il sottotitolo del saggio, che riprende integralmente il discorso tenuto ai neolaureati di Harvard nel 2008, è «I benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione».
Senza la capacità di fallire è difficile anche avere il coraggio di vivere davvero. «Qualche fallimento nella vita è inevitabile – spiega Rowling in Buona vita a tutti –. È impossibile vivere senza fallire in qualcosa, a meno di vivere così prudentemente che tanto varrebbe non vivere affatto. Nel quel caso si fallirebbe in partenza». L’autrice di Harry Potter parla per esperienza: «Ad appena sette anni dal giorno della laurea avevo già fallito clamorosamente – racconta –. Il mio matrimonio era imploso in tempi straordinariamente brevi, non avevo un lavoro, ero una madre sola ed ero povera quanto lo si può essere ai nostri giorni pur conservando un tetto sulla testa (...). Non conoscevo nessuno più fallito di me». Il fallimento non è uno spasso. C’è il buio. Il tunnel da attraversare è lungo e non sappiamo se e quando finirà. L’incertezza è padrona di ogni giornata. Eppure il fallimento ha dei benefici. «La consapevolezza di essere emersi più saggi e più forti dalle contrarietà – sottolinea la scrittrice – significa che, da quel momento, in poi sarete certi della vostra capacità di sopravvivere». È il motivo per cui, secondo la Rowling, bisogna insegnare ai figli che la vita non è una lista da spuntare di conquiste e risultati: «Il talento e l’intelligenza non hanno mai vaccinato nessuno contro i capricci del Fato». Mettere in conto che c’è il pericolo di cadere e non avere paura di rischiare è, tutto sommato, l’unico modo per non vivere come George Gray, uno dei protagonisti dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: «L’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti». Ma così i nostri figli non daranno mai un senso alla vita.
Per Roberto Saviano, scrittore italiano conosciuto in tutto il mondo per Gomorra e in libreria da ottobre con Bacio Feroce, essere in grado di ammettere l’ipotesi del fallimento è fondamentale per essere liberi. Proprio in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, dove racconta la «paranza dei bambini», gruppi di 10-18enni legati alla Camorra e alla guida di piazze di spaccio che muovono milioni di euro, Saviano si è rivolto alle madri: «Insegnate a tutti i vostri bambini l’ipotesi del fallimento – scandisce a “Che tempo che fa”, la trasmissione domenicale di Fabio Fazio –. Basta medaglie, fallire è libertà». E lo scrittore spiega ad «Azione»: «Imparare a fallire significa imparare a spostare l’asse dei valori non sull’obiettivo, ma sul percorso. Se dovessimo solo valutare l’obiettivo la maggior parte delle nostre azioni sarebbero inutili, sbagliate, false o erronee. È il percorso che va valutato, soppesato, compreso. Se i genitori insegnano ai figli a sapere accettare l’ipotesi di fallire insegnano loro a guardare la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo. Altrimenti se l’obiettivo diventa tutto, ogni mezzo per raggiungerlo è legittimo. Ogni obiettivo giustificherà o legittimerà il percorso. Imparare a fallire, insomma, è importante per imparare ad essere liberi».
Dopotutto, già nel 1895, Rudyard Kipling nella sua celeberrima poesia Se si rivolgeva al figlio con queste parole: «Se riesci a perdere e ricominciare dall’inizio senza dire mai una parola su ciò che hai perso sarai un Uomo, figlio mio». Non importa se i bambini cadono, la cosa fondamentale è che siano in grado di rialzarsi a testa alta. Un insegnamento fondamentale anche per dare loro il coraggio di non scegliere nella vita la strada più facile, ma quella giusta. Anche a costo di fallire. Rowling ne è certa: «Con il realizzarsi della mia più grande paura, il fallimento, mi ero ritrovata libera, ero ancora viva, avevo una figlia che adoravo, avevo una macchina da scrivere e un’ottima idea. Così il fondo che avevo toccato diventò la solida base su cui ricostruii la mia esistenza (...) Perché i vostri titoli di studio e il vostro curriculum non sono la vostra vita, anche se incontrerete molte persone che confondono le due cose. La vita è difficile, complicata e sfugge al controllo di chiunque e l’umiltà di capirlo vi consentirà di sopravvivere alle sue vicissitudini». Senza la paura di fallire che immobilizza e non permette di rischiare. Ossia di vivere.