«Andai nei boschi, perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto». Così scriveva nell’Ottocento nella sua opera più celebre, Vita nei boschi, il filosofo, scrittore e poeta statunitense, Henry David Thoreau. Una riflessione intensa sul rapporto dell’uomo con la natura. Altri tempi, altri contesti. Eppure nei boschi è ancora possibile – anzi, auspicabile – immergersi. Di più. Metaforicamente ci si può persino «bagnare». Barbara Botticchio è guida certificata di Forest Bathing, pratica che viene dall’Asia, si è diffusa in Occidente ed ora è emergente anche alle nostre latitudini. L’abbiamo intervistata.
Che cos’è il Forest Bathing?
In italiano la pratica è chiamata Bagni di bosco o di foresta, nasce in Giappone negli anni ’80, dove è definita Shinrin Yoku. Non a caso: lì la vita nelle città è estremamente frenetica. I fattori di stress quali l’ambiente sonoro, il carico di lavoro, la gestione famigliare e la pressione sociale non sono solo elevati, ma prolungati nel tempo e questo comporta un crescente squilibrio sul piano fisico e mentale con conseguenze note anche da noi. In Giappone, per prevenire stress, burnout e isolamento sociale (solo per citarne alcuni) i Bagni di foresta vengono persino prescritti dai medici.
Dove si svolgono?
Il luogo prediletto è il bosco che con il suo rilascio di monoterpeni, i giochi di luce, i suoni e i colori permette al nostro organismo un’immersione sensoriale completa e il conseguente processo di rilassamento tanto auspicato. Ma vanno bene anche parchi urbani, la riva di un lago, la sponda di un fiume oppure un giardino con alberi o fiori.
Ma allora questa disciplina in cosa si distingue rispetto a una classica passeggiata o a un Percorso vita?
Si distingue per la durata (il tempo ottimale consigliato è di circa 2 ore e mezzo adattabile in base alla stagione o alla tipologia di gruppo) e per la modalità dello «stare» in natura. La guida conduce il gruppo attraverso un percorso perlopiù sensoriale suddiviso in sequenze mirate che consistono nel condurre i partecipanti a vivere la loro personale esperienza di rilassamento, di scoperta e di condivisione. Lo scopo del Forest Bathing è quello di creare benessere e lavorare non sulla cura ma sulla prevenzione. Una passeggiata con le amiche va benissimo, ma in questo caso la consapevolezza dell’ambiente circostante è ridotta, questa è una delle differenze sostanziali.
Ma come si procede, per entrare un po’ nello specifico?
La prima sequenza, da fermi, riguarda il rilassamento: ognuno osserva la natura circostante, si ambienta e si mette a proprio agio – una radice, un grande sasso, il prato, sotto un albero – si lascia il controllo e ci si rilassa. Un’altra componente importante è il tempo, del quale i partecipanti non devono più prendersi cura. Cellulari tutti spenti o silenziosi, è la guida che struttura i vari momenti e che concluderà puntualmente all’ora prefissata. Già solo il non doversi più occupare del tempo cronologico restituisce benefici molto apprezzati.
E la seconda tappa? Come si continua, dopo la prima fase dedicata al rilassamento?
Segue l’esplorazione della zona. Ognuno è chiamato a focalizzarsi su ciò che nel bosco attira la propria attenzione e a esplorarlo attraverso i sensi. Anche qui libertà massima e nessuna imposizione. Per taluni può trattarsi di una foglia dalle caratteristiche ammirevoli e, se vorrà, alla fine potrà verbalizzarne la scoperta al gruppo. C’è poi una parte più creativa in cui chiedo ai partecipanti di interagire col bosco, ad esempio realizzando un disegno con gli elementi presenti in natura. Si spazia da attività individuali più introspettive o esplorative ad attività da svolgere in coppia o in gruppo. La calma e l’armonia la fanno da padrone, in un ambiente che va vissuto senza imposizione alcuna ma solo con il giusto tempo e il giusto spazio. Un altro obiettivo è quello di raggiungere una coscienza ecologica, perché noi non sfruttiamo il bosco bensì coesistiamo con esso, ne facciamo parte, è una collaborazione reciproca.
Ma tutti questi aspetti vengono comunicati ai partecipanti?
Non all’inizio dove lo scopo è quello di staccarsi dalla parte mentale per entrare in quella più istintiva e autentica. Alla fine spesso si presenta l’occasione per parlare del motivo per il quale ho proposto di compiere certe attività. Durante l’esperienza il linguaggio è ridotto all’essenziale, semplice, fatto di poche parole.
Si abbracciano anche gli alberi?
Chi lo desidera può farlo, è fantastico, gli alberi possiedono un’incredibile potenza energetica. Va inoltre ricordato che il bosco in cui si svolge il Forest Bathing deve essere accessibile a tutti e raggiungibile in una decina-ventina di minuti di cammino. Non si tratta di un trekking né di una passeggiata botanica, per questo motivo si sceglie un’area, una porzione di natura.
Chi sono i partecipanti?
I partecipanti sono i più svariati: dai bambini agli adulti. Ma aderiscono anche équipe aziendali o colleghi di ufficio, gruppi fino a 12-14 persone, con cui è possibile esercitare il team building per migliorare la capacità di lavorare in squadra. La natura fa cadere ogni leadership e gerarchia, e questo rappresenta un aspetto interessante: tutti si ritrovano sullo stesso piano e i risultati sono sorprendenti. Uno degli aspetti importanti è la valorizzazione dell’esperienza individuale come componente fondamentale di una sinergia più vasta, la coesione sociale.
Al termine dei suoi percorsi quali sensazioni provano i partecipanti?
Parlano sempre di esperienza inaspettata. Le espressioni più ricorrenti sono: relax, benessere, gratitudine, gioia, un’uscita dal tempo. C’è gente che fa fatica a separarsi dal bosco, non vuole più tornare a casa.
Quale formazione occorre seguire per diventare guide di Forest Bathing?
Io mi sono formata presso la Forest Therapy Hub, con sede in diversi luoghi sparsi nel mondo, tra cui anche l’Italia, dove ho seguito una formazione pratica e ho sostenuto sessioni d’esame in remoto. È poi possibile conseguire un ulteriore certificato, il Forest Therapy, che sto portando a termine in questi giorni. Si tratta di un approccio che prevede l’implementazione di sessioni in natura prolungate (6-8 incontri) con obiettivi specifici alla casistica trattata e costruiti in collaborazione con il personale di cura (educatori, psicologi e medici) per esempio in caso di recupero post operatorio, di stati depressivi, situazioni di isolamento sociale, riabilitazioni legate a disturbi alimentari. La natura è l’ambiente perfetto per stimolare esperienze positive, rafforzare l’autostima e la fiducia.
Ad oggi non esiste un’associazione professionale mantello che riunisce le guide di questa singolare attività, ma a livello nazionale, ad esempio, la Forest Bathing Switzerland forma e certifica guide. In Europa i bagni di bosco sono piuttosto diffusi e chi li ha sperimentati afferma di aver acquisito nuovi sguardi sulla natura, assimilato strumenti e sensibilità utili per la vita.