Immenso e fragile mondo sommerso

Ambiente - Le specie marine dell’acquario di Genova nuotano in vasche con acque controllate e pulite, mentre il 40 per cento degli oceani del mondo soffre le attività umane
/ 16.01.2023
di Luigi Baldelli, testo e foto

Conta 27mila metri quadri ed è il più grande in Europa. Stiamo parlando dell’Acquario di Genova, luogo straordinario che permette di ammirare da vicino, anche se con un vetro in mezzo, oltre quattrocento specie marine; contesto eccellente in cui porsi le principali questioni legate alla tutela della biodiversità e alla conservazione della variegata fauna marina che abita gli oceani, messa a rischio dallo sfruttamento dei mari, dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici.

L’interno dell’acquario è invaso da bambini e ragazzi che guardano a bocca aperta a pochi centimetri dal loro naso lo spettacolo offerto dai maestosi squali, dagli eleganti delfini e dai simpatici pinguini che danzano dentro le enormi vasche. Ed è proprio questa bellezza – che in natura è messa a rischio dalla sofferta fragilità dell’ambiente marino – a poter sensibilizzare le giovani generazioni, ma anche quelle meno giovani, sull’importanza che rivestono i progetti volti a salvaguardare il mare, a partire da quello collettivo, ovvero da ciò che possiamo fare tutti, rendendoci più responsabili verso la fauna acquatica. Giova ricordare che nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile stilata dalle Nazioni Unite, il punto numero 14 riguarda proprio la vita sott’acqua. Gli obiettivi principali sono: ridurre in modo significativo ogni forma di inquinamento marino, sostenere la protezione dell’ecosistema marino, e diminuire la pressione di pesca eccessiva combattendo contemporaneamente quella illegale.

Le specie marine dell’acquario di Genova nuotano in vasche con acque assolutamente controllate e pulite, mentre il 40 per cento degli oceani del mondo è condizionato dalle attività umane, con ricadute devastanti che, per l’appunto, inquinano e distruggono interi habitat naturali.

Camminando nei corridoi dell’acquario, dove le luci sono soffuse, si rimane affascinati davanti alla grande vasca dei delfini: sembra che danzino quando li si vede nuotare sott’acqua, illuminati dalla luce solare che filtra dall’alto dalla grande piscina all’aperto. Si immergono e poi risalgono verso la luce. I bambini sono incantati, forse ricordano i personaggi di una favola. Sembra tutto tanto bello a guardarlo da qui. Se non fosse che un terzo della popolazione marina è a rischio estinzione a causa della pesca estensiva, mentre almeno un terzo degli habitat marini è già andato distrutto.

Bisognerebbe sempre ricordare che i mari e gli oceani del mondo ricoprono tre quarti della superficie terrestre e la loro temperatura, le loro correnti, così come la loro vita, influenzano in maniera determinante la vita dell’uomo sulla terra. È quindi fondamentale preservarli gestendo in modo ottimale «i contaminanti» perché gli oceani sono una risorsa e stanno alla base di un futuro sostenibile. Mari e oceani sono stati sfruttati dall’uomo in maniera indiscriminata, sia direttamente, con la pesca, sia indirettamente, con l’inquinamento, per troppo tempo. E ciò sebbene siano i nostri più grandi alleati: mari e oceani sono sempre stati fonte di cibo e di lavoro per migliaia di persone, e sono vitali per il commercio e il trasporto. Non solo. Oggi risultano essere più che mai un’importantissima risorsa anche per contrastare una delle principali cause del riscaldamento globale, in quanto assorbono il 30 per cento dell’anidride carbonica.

Da una parte dunque non possiamo fare a meno dei mari, dall’altra se non li proteggiamo dai nostri stessi bisogni perderanno la loro forza di soddisfarli. Da ciò nasce la necessità di trovare in alcuni casi il giusto equilibrio; ad esempio vanno tenute in considerazione le esigenze delle popolazioni, molto spesso povere, che vivono o sopravvivono lungo le coste degli oceani grazie alla pesca – molto spesso illegale o distruttiva come quella a strascico – apportando migliorie e intervenendo per avviare trattative utili a gestire la situazione in modo diverso. Dall’altra bisogna invece aumentare controlli, prevenzione e tecnologie per diminuire le cause inquinanti, soprattutto le materie plastiche, che aumentano ogni anno. Tale contenimento migliorerebbe di certo la qualità dell’acqua, che a sua volta contrasterebbe il cambiamento climatico, che pure incide in maniera sostanziosa sugli oceani e sulle specie marine che li abitano.

I problemi che affliggono i mari sono stati individuati e messi bene a fuoco dai vari governi e organizzazioni ma le soluzioni non sono per nulla semplici e immediate. Anzi, sarà sicuramente un percorso lungo, dove diversi attori (governi, società civili, industrie, aziende e chi sfrutta le risorse marine) dovranno remare nella stessa direzione, sottoscrivendo anche scelte non popolari, per raggiungere l’importante obiettivo di riportare in salute gli oceani e la loro fauna.

Per queste ragioni la visita dell’acquario di Genova non dovrebbe rimanere un’esperienza solo di svago o curiosità, ma dovrebbe venir affrontata con la consapevolezza che la biodiversità marina è un sistema di fragili equilibri, dove dalla sopravvivenza di una singola specie può dipendere la vita di un intero ecosistema. Come ci è stato spiegato da un biologo: la biodiversità marina non è uguale in tutti i mari della Terra, ma varia al variare della latitudine: più si va verso l’equatore, (che equivale a più sole e calore), più aumentano le diverse specie biologiche. Quindi la biodiversità (e di conseguenza tutti i fattori che la minacciano) non è distribuita in maniera uniforme.

Alcune specie e alcune aree sono più a rischio di altre, e soffrono maggiormente i mali che affliggono le immense distese di acqua salata. Intraprendere la strada per salvare il pianeta, i suoi oceani e le sue specie marine è una sfida fondamentale per l’uomo, una sfida non semplice ma che si può vincere e che può portare solo benefici a livello globale per un futuro più sostenibile.

In fondo, guardando tutti questi bambini e ragazzi che visitano l’Aquario di Genova, immortalandosi in selfie davanti alle varie vasche con alle spalle meduse o pesci dai mille colori, viene subito da pensare che il futuro sono loro e dovranno essere loro a combattere ancora di più per la salvaguardia del pianeta ed evitare che, in un futuro prossimo, non ci resti altro che vedere le specie marine solo dentro delle vasche e sentire racconti di quando una volta popolavano i mari della terra.