(Roberto Gianocca)

Il visibile e l’invisibile delle trasversali alpine

La via delle genti – Al Dazio Grande è stata inaugurata una nuova sezione espositiva che completa la mostra permanente
/ 15.08.2022
di Guido Grilli

Dazio Grande. Il nome dice già della sua magnificenza. Luogo storico, di cultura, di scambio, incontro, porta settentrionale del Ticino che sorge a sud del San Gottardo al limite meridionale dell’Alta Leventina. Da sempre crocevia di viandanti e merci provenienti da tutt’Europa. E la sua Storia può essere scoperta sul posto, a Rodi Fiesso, varcando l’ingresso delle sue sale espositive ricavate al pianterreno del massiccio edificio cinquecentesco che ospita la mostra permanente, intitolata La via delle genti – Dal sentiero… all’Alptransit. Ma ecco la novità: il museo ha inaugurato una nuova sezione utile, a ormai 6 anni dall’apertura della galleria Alptransit, ad aggiornare e completare la tematica delle trasversali alpine.

«Il Dazio Grande – evidenzia Francesco Vanetta, vicepresidente dell’omonima Fondazione – è un edificio storico, costruito nel 1561 e gestito dagli urani con la funzione di riscuotere le tasse per chi passava con le merci, ma al contempo era una sosta di riposo per i viaggiatori che si fermavano alla locanda o a dormire e per gli animali che qui trovavano le stalle. Poi sono intervenute molteplici vicissitudini e cambiamenti. Con la progressiva costruzione di nuove vie di comunicazione, il Dazio ha perso la sua funzione e la proprietà è passata dalle mani urane a quelle ticinesi e infine è stato ceduto ai privati. Negli anni Novanta l’edificio si è ritrovato in uno stato di abbandono e in pessime condizioni, di qui la creazione della Fondazione che da allora gestisce l’intero complesso dopo essersi occupata del completo restauro conservativo. Il criterio generale d’intervento è stato quello di mantenere tutta la volumetria esistente, adattando l’edificio per funzionare quale centro culturale, con possibilità di ristoro (locanda) e di pernottamento (camere), nonché delle sale adibite a museo. L’esposizione permanente ospitata nel museo consente di ripercorrere l’affascinante storia delle vie di comunicazione attraverso il Gottardo. Dalle mulattiere alle prime strade, dalla costruzione della galleria ferroviaria nel 1882 all’arrivo della linea ferroviaria in Ticino, per giungere infine all’inaugurazione di Alptransit».

Qual è il tema forte della nuova proposta espositiva? «La nuova sala è stata ripensata completamente e mette in luce i diversi sviluppi che hanno conosciuto le trasversali alpine, modificando profondamente le opportunità di spostamento e invitando a riflettere sul significato e il valore sociale, politico ed economico delle diverse modalità di attraversamento delle Alpi, dal diciannovesimo secolo a oggi. Molte sono state le trasformazioni che hanno portato ad esempio la vecchia linea del Gottardo, con le sue gallerie elicoidali, ad assumere un carattere solamente regionale e turistico».

La nuova proposta espositiva è l’esito di un approfondito lavoro scientifico compiuto da specialisti. «Sì, il progetto è stato ideato e curato dalla compianta Tiziana Mona e dall’architetto e museografo Nicola Castelletti, con la collaborazione della storica Giulia Pedrazzi e del grafico Luciano Baragiola. Uno degli aspetti interessanti per il visitatore è quello di poter assistere a un confronto fra la realizzazione della Ferrovia del Gottardo del 1882, il progetto autostradale del 1980 e quello dell’alta velocità di Alptransit nel 2016. Dai metodi di scavo, ai cantieri e, in evidenza, i grandi mutamenti intervenuti sull’arco di 140 anni».

Ma il visitatore non può tralasciare le prime tre sale della mostra permanente. «La mostra, creata alla fine degli anni Novanta, è stata realizzata nella sua accezione classica: vi sono esposti diversi oggetti, arricchiti di cartelloni e manifesti. La nuova sezione è invece stata concepita sulla base di una museografia più attuale». A questo proposito, spiega l’architetto Nicola Castelletti, autore del progetto di allestimento: «La nuova sala completamente aggiornata fa luce sulle trasversali alpine dal punto di vista delle costruzioni che l’uomo ha compiuto sulla e nella montagna nell’arco degli anni. Abbiamo voluto proporre il tema attraverso due visioni che abbiamo chiamato “il visibile” e “l’invisibile”. La prima riguarda quelle trasformazioni che le trasversali hanno portato nel territorio, sia in termini paesaggistici che nelle abitudini di chi viaggia; la seconda attiene invece alle trasversali come progetto, quindi illustra come nell’arco dei decenni si è affrontata la montagna, come è stato organizzato ed è evoluto il cantiere, sia dal punto di vista di chi vi ha lavorato sia da quello dei diversi macchinari utilizzati e delle tecniche di scavo. Con una grafica evocativa sono raccontati i dati tecnici e di confronto delle tre trasversali. È dunque chiara la visione sugli sviluppi tecnici e storici: si hanno così numeri che tendono a crescere – i chilometri percorsi sotto la montagna, la velocità, la quantità di merci e il numero delle persone trasportate – e misure che invece decrescono, in particolare i tempi di percorrenza che avvicinano le culture presenti al di qua e al di là del massiccio».

Prosegue il museografo, svelando altri contenuti: «Abbiamo consultato vari archivi per proporre immagini e video dell’epoca e arrivare a scovare i telegrammi che raccontavano in tempo reale il completamento dello scavo della primissima galleria ferroviaria. L’emozionante ultimo diaframma viene documentato anche per le altre due gallerie. In chiusura sono coinvolti i viaggiatori stessi che rivelano il loro personale rapporto con le tre trasversali, dove si è voluto porre al centro l’aspetto emotivo e soggettivo dell’attraversamento del Gottardo. Non viene infine trascurato l’aspetto dello sviluppo sostenibile, che rimane sullo sfondo come tema di riflessione personale. Il tutto con un approccio museografico innovativo facilmente fruibile e divulgativo».

Ma qual è finora il riscontro dell’esposizione in termini di visitatori? «Già prima dell’inaugurazione della nuova sezione il bilancio registrato è positivo» – assicura Francesco Vanetta. Lo spazio espositivo del Dazio Grande può essere visitato dal giovedì alla domenica o su appuntamento (fondazionedaziogrande(at)gmail.com). La Fondazione cura inoltre una proposta di eventi, una trentina tra maggio e ottobre. Fra questi, il prossimo 27 agosto, una conferenza di Michele Fazioli sui viaggiatori, tra nomi più e meno illustri, che sostarono al Dazio Grande tra il Settecento e l’Ottocento. Insomma, uno sguardo sul passato e su un luogo che, come ogni miglior viaggio, ci proietta incessantemente verso il futuro.