Il virus finisce in banca

Covid-19 - Creato un registro di materiale biologico e dati per la ricerca
/ 03.08.2020
di Maria Grazia Buletti

«Un grandissimo armadio di circa due metri di altezza e uno di profondità, un classico congelatore (solo più grande del solito) strutturato in cassetti la cui temperatura è di meno 80 gradi centigradi, al cui interno stanno tante scatoline: le criobox (contenitori per la conservazione criogenica)», così la direttrice operativa Maurizia Bissig descrive la Biobanca creata dalla fondazione Epatocentro Ticino che serve alla conservazione di tutti i campioni di materiale biologico dei pazienti ricoverati alla Clinica Luganese di Moncucco dall’inizio della pandemia.

Oggi il Coronavirus lo si mette pure in banca: «Un atto di generosità da parte dei pazienti ai quali viene richiesto di poter conservare e catalogare i campioni di tamponi nasali e orofaringei, ma non solo: insieme ai loro dati clinici preleviamo, registriamo e conserviamo pure altro materiale biologico come plasma, urine, feci e via dicendo». La farmacista puntualizza che, prima di essere operativo, il progetto è stato sottoposto allo sfoglio del comitato etico cantonale che ne ha riconosciuto la validità scientifica e l’assoluto rispetto di dati e pazienti: «Prima di poter procedere al prelievo di campioni è imperativo avere la firma del consenso informato del paziente a cui vengono preventivamente spiegati nel dettaglio gli obiettivi scientifici e di ricerca della Biobanca».

È un’iniziativa che vuole standardizzare il materiale prelevato per metterlo al servizio della ricerca condivisa, spiega il professor Andreas Cerny, direttore della Fondazione Epatocentro Ticino che ha fortemente creduto nella sua creazione: «Abbiamo chiesto a tutti i pazienti ricoverati (in buona sostanza i casi più severi) di aderire al progetto, orientandoli sui seri e strutturati obiettivi di ricerca che la loro generosità potrà permettere di realizzare; poi abbiamo chiesto la firma del consenso informato a cui tutti hanno aderito con grande generosità».

Ne potranno derivare seri progetti di studio e ricerca, gli fa eco la signora Bissig: «Informiamo i pazienti dal 22 aprile (data in cui questo progetto ha preso avvio); coloro che aderiscono sono sottoposti a un totale di 11 controlli con relativi prelievi di materiale biologico che viene poi lavorato e aliquotato, producendo sei o sette porzioni per ogni campione. Ad oggi ne abbiamo catalogati circa 1500 e, nell’arco di un paio d’anni (la durata del progetto stesso), contiamo di poter mettere a disposizione di studi seri ed etici decine di migliaia di campioni». All’origine, dicevamo, sta la Fondazione Epatocentro Ticino, e Cerny racconta quale sia il legame dell’unità di ricerca con la Biobanca Covid-19: «Sebbene la Fondazione Epatocentro sia focalizzata sul fegato e sulle relative patologie, nel corso degli anni abbiamo sviluppato una certa esperienza nella gestione di biobanche e registri; abbiamo collaborato ad altri studi e maturato contatti e know how». La signora Bissig ricorda che l’obiettivo rimane quello di sostenere e promuovere la ricerca, facendosi promotori di ricerche e partecipando a studi clinici: «Abbiamo potuto osservare che la malattia da Covid-19 presenta non solo manifestazioni respiratorie, come inizialmente ipotizzato, ma effetti e sintomi che interessano vari altri ambiti medici: la Biobanca ha lo scopo di unire sotto tutti gli aspetti i singoli intenti e le ipotesi di ricerca».

Il professor Cerny conferma come lo studio delle manifestazioni del Coronavirus abbia dimostrato un’ampia casistica che a questo punto la ricerca deve approfondire: «Tra i pazienti positivi si è notata, ad esempio, una relativa frequenza di rialzo di alcuni valori epatici e su questo aspetto in futuro potrebbero essere rivolte delle ricerche della Fondazione Epatocentro che faranno capo alla Biobanca per il materiale necessario».

La lungimiranza: altro aspetto imprescindibile di questa iniziativa che rimane una primizia a livello nazionale: «Con lo stoccaggio capillare del materiale raccolto, potremo coprire spunti a breve termine e pure quelli meno immediati, in un’ottica che potrà aprire parecchi orizzonti condivisi». Insindacabile e comprensibile l’importanza della ricerca e del fatto che essa possa attingere a una raccolta dati standardizzata per tutti. Ciò soprattutto in un campo come questo del Coronavirus, un virus inatteso che si sta imparando a conoscere gradualmente: «Studiare la malattia sarà meno complicato, dato che quasi tutti i centri hanno ricevuto una massa di pazienti in un brevissimo lasso di tempo; questa Biobanca avviata repentinamente ci permette di disporre di materiale immediato, ancor prima che siano stanziati i fondi necessari», osserva l’epatologo, certo di poter mettere il materiale biologico raccolto a disposizione di ricerca e studi (sempre che siano preventivamente approvati dalle varie istanze garanti ed etiche), perché un giorno si riesca a capire di più e, di conseguenza, a trovare farmaci e cure adeguate.

«È essenziale avere subito un follow-up dei pazienti per poter far fronte alle tante domande che ruotano attorno al Covid. Potremo saperne di più, ad esempio, sull’alterazione dei sistemi creata dalla malattia virale, sulla durata dell’immunità e su tanti altri aspetti per ora ancora poco comprensibili». Non è certo poco, pure favorito dal fatto che il canton Ticino era fra i più colpiti durante la prima ondata: «Dalla Svizzera interna ci hanno contattati anche altri nostri colleghi interessati a un certo tipo di campioni che oggi possiamo mettere loro a disposizione: attingere a una Biobanca condivisa permette di risparmiare un sacco di tempo e soldi».

Anche l’aspetto economico di una tale operazione non va sottovalutato, spiega Cerny: «Abbiamo allestito un budget di 280mila franchi per lo stoccaggio dei campioni di circa duecento pazienti; i tempi d’attesa per riceverli dal fondo nazionale sarebbero stati troppo lunghi e ci siamo quindi rivolti a più fondazioni private ticinesi, tra le quali la Metis Fondazione Sergio Mantegazza e la Fondazione Leonardo, che hanno risposto positivamente, coprendo generosamente due terzi del budget e permettendoci di non perdere il treno».

Maurizia Bissig, infine, ci dà un assaggio della fase operativa entrata nel vivo: «I campioni aliquotati vengono depositati nella Biobanca secondo un preciso ordine a noi noto; quando un’ipotesi di ricerca ottiene il via libera dal comitato scientifico e da quello etico cantonale, allora può richiederci i campioni necessari che preleviamo fisicamente e spediamo ai ricercatori interessati». Tutto a dimostrazione, se mai ve ne fosse ancora bisogno, dell’importanza della ricerca nell’ambito della salute, oggi più che mai.