A febbraio di quest’anno il Consiglio federale ha dovuto ammettere che, malgrado qualche progresso, la Strategia nazionale per l’eliminazione del morbillo 2011-2015 non ha dato i frutti sperati: «Negli ultimi mesi, i casi di morbillo in Svizzera sono nettamente aumentati e dall’inizio dell’anno l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ne ha registrati 69; nello stesso periodo del 2016 erano stati 15». L’incremento dei contagi in diversi cantoni, a partire dal novembre 2016, è già stato segnalato a febbraio di quest’anno e le cifre presentate a maggio confermano questa tendenza. Basti pensare che in tutto l’anno scorso erano stati identificati 71 casi.
Tenendo conto di quest’ondata di morbillo, in due occasioni da gennaio in poi, l’UFSP ha invitato la popolazione a controllare i propri vaccini e, nel caso in cui fosse necessario, a rinnovarli, con la convinzione che «la prevenzione è particolarmente importante per i lattanti, che invece non possono ancora vaccinarsi». In poche parole: se gli adulti sono vaccinati non corrono il rischio di ammalarsi e trasmettere il virus ai lattanti che ancora non hanno gli anticorpi necessari. Nel canton Ticino, la fascia d’età più colpita dalla malattia riguarda quella degli adolescenti e dei giovani adulti, ai quali si raccomanda la vaccinazione: «A tutte le persone senza anticorpi contro il morbillo (nate dopo il 1963, che non si sono mai ammalate di morbillo, che non sono state mai vaccinate o che lo sono con una sola dose)». Sì, perché il 95 per cento delle persone vaccinate con due dosi sono protette per tutta la vita.
A favore del vaccino, l’UFSP fa presente che «il vaccino MPR non contiene né adiuvanti, né tantomeno mercurio e alluminio; i suoi effetti negativi sono notevolmente meno frequenti delle complicanze della malattia. Infine, i costi sono coperti dall’assicurazione di base e dal primo gennaio 2013 la vaccinazione è esente da franchigia». L’aumento dei casi di morbillo in Svizzera ha fatto sì che l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) includesse la nostra nazione fra i sette paesi a cui ricordare che essi risultano «carenti a livello di copertura vaccinale contro il morbillo». Ricordiamo che l’OMS fissa come obiettivo un tasso di vaccinazione della popolazione di almeno il 95 per cento, mentre nel 2015 in Svizzera era vaccinato l’87 per cento dei giovani adulti (77 per cento nel 2012).
Il morbillo è una malattia infettiva causata da un virus che preoccupa soprattutto a causa delle sue complicazioni; è altamente contagiosa e si trasmette attraverso minuscole goccioline infette emesse con tosse o starnuti. L’UFSP fa presente che «non esiste una terapia specifica nota contro il virus, solo i sintomi possono essere alleviati e l’unico modo per evitare di contrarre la malattia è la vaccinazione». Dello stesso avviso è il medico e docente italiano dottor Roberto Burioni, attivo come ricercatore nel campo relativo allo sviluppo di anticorpi monoclonali umani contro agenti infettivi. Il professore, autore pure di diverse pubblicazioni a tema, intervistato a marzo di quest’anno dall’«Huffington Post» ha biasimato l’incredibile aumento to dei casi di morbillo in Italia: «Il 230 per cento in più rispetto allo scorso anno!». Egli parla chiaro: «Le coperture di vaccinazioni in Italia sono oramai molto basse, quindi era facilmente prevedibile un aumento dei casi di morbillo», e definisce il fenomeno «come guidare in maniera spericolata un’automobile: non c’è la certezza di fare un incidente stradale, ma la probabilità è decisamente elevata».
Ma il medico italiano non parla di epidemia, limitandosi a definire la situazione «un aumento dei casi». Mette comunque in guardia sulla pericolosità della malattia: «La circolazione del virus del morbillo è molto pericolosa, non si tratta affatto di una malattia lieve come comunemente si pensa: in un caso su mille, infatti, il morbillo porta gravi danni al sistema nervoso centrale, mentre in un caso su 3000 porta alla morte». E porta ad esempio concreto la situazione della vicina Penisola: «In Italia, fino agli anni 70 (quindi non parliamo di un periodo storico poi così tragico per il Paese da un profilo igienico-sanitario) morivano in media 200 bambini all’anno, che per me è una tragedia». Sul perché, oggi, la fascia più colpita sia quella fra i 15 e i 39 anni, il dottor Burioni è chiaro: «Si tratta di una conseguenza delle mancate vaccinazioni. Quando ero bambino io, nessuno si vaccinava e il virus circolava liberamente, tutti lo contraevano da piccoli, ovvero quando la malattia è molto meno pericolosa. Oggi la vaccinazione è più diffusa, ma non copre la totalità della popolazione: il virus circola di meno, quindi viene contratto anche dagli adulti, con conseguenze molto più gravi».
Oggi parecchi genitori decidono di non far vaccinare i propri figli e al dottor Burioni è stato chiesto di fare un appello a questi genitori: «In Galles, nel 2012, c’era la stessa usanza italiana di non vaccinarsi. Tutto è però finito quando il morbillo ha ucciso un ragazzo di 25 anni: la gente allora ha fatto la fila per il vaccino». Ad ogni modo, e ritornando da noi, in Svizzera, sul sito www.lemievaccinazioni.ch l’UFSP concede la possibilità di creare un libretto elettronico per tenere aggiornate le proprie vaccinazioni: «Questo sito consente di creare un profilo individuale protetto e gratuito che permette di sapere quali vaccinazioni sono utili e visualizzare quali vaccini mancano. Inoltre, è possibile autorizzare il proprio medico o il farmacista a validare o completare il libretto e ricevere una notifica (sms o e-mail) quando un vaccino è necessario».
Dati dell’OMS e dell’UFSP alla mano, a complemento dell’opinione del medico italiano specializzato in materia, c’è di che riflettere, con una domanda che riassume l’intero tema delicato ma importante: il vaccino può essere considerato opinabile?