Bibliografia
Valerio Giacomini e Luigi Fenaroli, La Flora, Conosci l’Italia, volume II, Touring Club Italiano (Milano), 1958, 272 pp.
- Hans Ernst Hess, Elias Landolt, Rosmarie Hirzel, Flora der Schweiz, Band 2 (506-526), Birkhäuser (Basel) 1997, 956 pp.
- Klaus Koch, Die Käfer Mitteleuropas, Oekologie, Band 3. Goecke & Evers (Krefeld), 1992, 389 pp.
- M.G. Morris, Orthocerous Weevils (Coleoptera Curculionidae), Royal Entomological Society of London, volume 5, part 16, 1990, 108 pp.


Il trifoglio, simbolo poetico irlandese

Botanica - Arricchisce la vegetazione prativa soprattutto delle zone mediterranee ed è preziosa miniera di azoto per i seminativi
/ 09.07.2018
di Alessandro Focarile

Non hanno l’esuberante e spesso stravagante bellezza delle 20mila orchidee, che popolano boschi e foreste con clima temperato e tropicale, e che necessitano dell’ausilio di un fungo per vivere e prosperare, sia in terra, sia sui tronchi degli alberi nelle regioni calde. E neppure hanno i conturbanti e singolari costumi delle piante carnivore, che si cibano di insetti per ottenere le loro indispensabili proteine. Sono i ben noti trifogli, piante erbacee che, con le loro 300 specie finora conosciute, sono diffuse nelle pianure, sui colli, a 3000 metri (con il trifoglio alpino) fino sull’alta montagna, a creare le più elevate testimonianze della prateria alto-alpina. E resistono validamente fino alle latitudini boreali, ben oltre il circolo polare artico. 

«Sono un simbolo poetico, soprattutto se immaginiamo le loro verdissime foglioline alla luce gelata dell’Artico» Così scriveva Gianni Riotta («La Stampa», 3.1.2018) comunicando il nome «Trifoglio del Nord» dato dai Russi alle loro nuove basi militari sulle rive dell’Oceano Artico. Prati magri e prati grassi. Prati naturali e quelli seminati dall’uomo, spesso in rotazione con altri vegetali, per arricchire la produttività dei suoli. 

Sono preziose piante foraggere, che seguono il naturale avvicendamento stagionale della vegetazione erbacea spontanea nelle regioni con clima temperato. E sono parte del dominio delle leguminose nella regione mediterranea, dove hanno il loro centro di origine e di diffusione. Ben 94 specie fanno parte della flora italiana, contro le 30 della flora elvetica. 

Nel quadro della vegetazione prativa, i trifogli resistono molto efficacemente alla brucatura degli erbivori, e dopo il primaverile imperio delle graminacee nei prati, prendono il sopravvento a seguito del primo taglio di fieno. Dalle lande britanniche, irlandesi e tedesche ricoperte di cloves, shamrock (l’emblema dell’Irlanda) e klees, alle pianure russe di kliévir, ai colli francesi di trèfles. I trifogli sono conosciuti da vecchia data, fin dai primordi dell’agricoltura neolitica (8mila anni or sono) quando in Mesopotamia, tra Tigri ed Eufrate, il nostro antenato cominciò a domesticare capre, pecore e bovini.

Sono piante rustiche, largamente coltivate e ricercate dalle api che ne assicurano l’impollinazione. Il trifoglio è un foraggio privilegiato grazie al suo elevato contenuto di azoto, in quanto provvisto di particolari noduli (all’apparenza galle) originati da un batterio sulle radici, che hanno la funzione di fissare l’azoto contenuto nell’atmosfera. 

Le specie più frequenti di trifogli sono: il pratense (con il fiore rosso scarlatto), il ladino (fiore bianco avorio), l’alpino (fiore rosso e vistoso) gradito dai camosci, dagli stambecchi, dalle marmotte, e da tutti gli erbivori domesticati. Infine il trifoglio ibrido, resistente alle basse temperature, e perciò diffuso soprattutto nel Nord-Europa ove raggiunge il 75° parallelo Nord sulle rive dell’Oceano Artico, 1500 chilometri a Nord del Circolo polare (Hulten, 1950). 

I trifogli sono eclettici per quanto riguarda i suoli ove crescono. A seconda delle differenti e numerose specie, essi scelgono terreni freschi, profondi e con apporto d’acqua, ove formano prati irrigui da avvicendamento, su terreni silicei e argillosi, acidi oppure basici (preferenti il calcare). Tuttavia non tollerano la salsedine, e sono quindi assenti sui litorali marini. La biologia dei trifogli è molto significativa: essi si diffondono a catena nel suolo per mezzo di stoloni (radici con sviluppo orizzontale), e questa particolarità offre loro un grande vantaggio competitivo sugli altri vegetali presenti in un prato. 

I trifogli hanno le foglie composte di tre foglioline ovali, colore verde opaco spesso macchiato di bianco. I piccoli fiori (foto) sono raggruppati in capolini globosi, oppure piramidali, strettamente stipati gli uni agli altri. Come tutti i vegetali anche i trifogli sono ricercati da una ricca fauna di insetti, in parecchi casi (monofagia) legati, per la loro nutrizione, esclusivamente a queste piante. Un caso molto evidente di monofagia è dimostrato dagli Apion. Insetti coleotteri appartenenti alla numerosa famiglia degli apionidi (450 specie nella regione euro-asiatica con clima temperato). 

Questi coleotteri sono minuscoli esseri, le cui dimensioni non superano qualche millimetro, si nutrono di numerosi vegetali erbacei con una spiccata specializzazione alimentare: ben trenta specie sono esclusive dei trifogli. Sono dei coleotteri con un’origine molto antica, già presenti 35-40 milioni di anni or sono, come documentato nell’ambra del Mare Baltico, celeberrima per la spesso fedele conservazione di innumerevoli inclusioni di insetti appartenenti a quasi tutti gli ordini viventi in epoca attuale.

Interi gruppi di specie sono dipendenti unicamente da un solo vegetale, nel nostro caso sono esclusivi sui trifogli di differenti specie. Gli adulti e le loro larve rosicchiano i capolini dei fiori, spesso arrecando gravi danni ai trifoglieti coltivati.

In conclusione i Trifogli sono piante leguminose come i fagioli e i piselli, come le robinie e i maggiociondoli, accomunati tutti nel carattere di avere la loro semenza racchiusa in funzionali baccelli, astucci porta-semi.

Talvolta la Natura si permette qualche fantasia. Molto raramente potrete incontrare un «quadrifoglio» in un tappeto di «trifogli». Le credenze popolari affermano si tratti di un ritrovamento che porta fortuna.