Il duo vodese Patrick Keller e Joel Vacheron durante la passeggiata proposta da Marie-Anne Lerjen al Punto Franco (Claudia Cossu Fomiatti)

Il territorio sotto la lente della ricerca artistica

Intervista – Arte e tecnologia aiutano a ripensare comparti urbani e luoghi simbolici, ne parliamo con Silvia Converso collaboratrice dell’Istituto Design della SUPSI e organizzatrice della tappa ticinese della conferenza Traversing Topologies
/ 18.07.2022
di Matilde Fontana

Il Dicastero pianificazione della città di Mendrisio ha invitato la popolazione a reinventare con sguardi inusuali il comparto urbano delimitato dalla ferrovia da un lato e dall’autostrada dall’altro.

Con la collaborazione dell’Accademia di Architettura, il progetto Transversal territory propone un laboratorio partecipativo che guarda al territorio con l’occhio della ricerca artistica: il workshop è affidato all’architetto e artista visuale Onzgi – Antoine de Perrot, affiancato dalla danzatrice Mansoureh Aalaii.

La zona in trasformazione su cui i mendrisiensi sono chiamati a puntare lo sguardo e quindi a contribuire al rinnovamento è quella in cui lo scorso anno si è inserito il Campus SUPSI, che ha occupato l’area che per decenni è stata identificata come il sedime industriale della fabbrica di cerniere lampo RiRi.

E proprio l’Istituto Design del Dipartimento Ambiente Costruzioni e Design della SUPSI, nelle scorse settimane ha promosso e in parte ospitato la conferenza itinerante Traversing Topologies, organizzata da SARN, la rete della Ricerca artistica in Svizzera, di cui fanno parte anche la Hochschule Luzern e l’Ecole de Design et Haute Ecole d’Art del Vallese. Localizzato tra Ticino, Vallese e Regione urana del Gottardo, l’itinerario ha offerto ai partecipanti la possibilità di confrontare progetti territoriali e tematici legati da una riflessione mediata da strumenti e approcci artistici e tecnologici.

Con Iolanda Pensa, responsabile dell’area di ricerca Cultura e Territorio dell’Istituto Design SUPSI, l’organizzatrice della tappa ticinese della conferenza «viaggiante» è Silvia Converso, collaboratrice scientifica dell’Istituto Design, che ha risposto ad alcune domande tese a delineare, per quanto possibile, una ricerca multidisciplinare in rapida evoluzione.

Silvia Converso, il filo conduttore delle tappe ticinesi della Conferenza Traversing Topologies è stato quello legato (riduttivamente) alla logistica: il Punto Franco con il magazzino delle merci e il Centro svizzero di calcolo scientifico CSCS con lo stoccaggio dei dati da elaborare. Come si legano tecnologia e arte in questi luoghi simbolo?
Il workshop in questi due luoghi simbolici è stato organizzato insieme a Flavia Caviezel (Fachhochschule Nordwestschweiz) e Priska Giesler (Berner Fachhochschule) con l’intento di riflettere su temi quali la mobilità, il trasporto e il deposito di merci liquide, solide e immateriali nella regione della Svizzera meridionale. I progetti presentati dagli artisti coinvolti esplorano gli spazi, il loro utilizzo e la loro funzione attraverso lo sguardo della ricerca artistica, andando così al di là del loro ruolo sul territorio.
Il progetto fotografico dell’artista e fotografa zurighese Andrea Helbling, realizzato proprio nello spazio del Centro di Calcolo di Cornaredo, così come il lavoro sullo storage design del duo vodese Patrick Keller e Joel Vacheron, hanno messo in luce la relazione tra la dimensione fisica e territoriale e le infrastrutture immateriali costruite da reti cloud che ospitano lo stoccaggio di dati digitali.
Tecnologia e arte sono così legate da un’indagine spaziale sul ruolo dell’architettura tradizionale e quella dell’informazione.
Per quanto riguarda il Punto Franco, il magazzino doganale di Balerna è stato visitato e percorso virtualmente attraverso il progetto di ricerca di realtà aumentata di Christine Schranz ed esplorato «fisicamente» con una passeggiata lungo un percorso di osservazione sviluppato dall’artista Marie-Anne Lerjen. In questo caso lo sguardo digitale e la cosiddetta «promenade architecturale» hanno offerto spunti di riflessione su come si possa vivere, mettersi in relazione ed osservare lo spazio, la storia del luogo e le tratte percorse dalle merci depositate nei magazzini.

Anche il tema del confine, territoriale ma anche disciplinare è al centro di una ricerca sfociata in una recente mostra nel nuovo campus SUPSI di Mendrisio, che lei ha curato con Iolanda Pensa.
Sì, sempre nell’ambito della conferenza Traversing Topologies, abbiamo allestito nella biblioteca del Campus Supsi la mostra Intangible Thresholds. Con le opere delle artiste Nicoletta Grillo del Politecnico di Milano e di Linda Herzog dell’Università di Berna, l’esposizione ha messo in luce il tema della percezione e dell’astrazione delle linee che costituiscono i margini, spaziali, temporali o visivi che siano. Per mezzo della fotografia, i progetti di Grillo e Herzog articolano un linguaggio visivo che ritrae l’immaterialità e la rappresentazione di regioni che si situano lungo le frontiere.
In particolare, il progetto di Nicoletta Grillo indaga come la linea di confine tra la Lombardia e il Ticino sia oggi altamente smaterializzata e quasi invisibile. Eppure esso continua ad esistere come «paesaggio di confine» riprodotto da una serie di pratiche di attraversamento, come il frontalierato e la migrazione, e dagli immaginari ad essi associati.

Ma qual è l’approccio innovativo che offre la ricerca artistica?
La ricerca artistica è forse l’ambito per eccellenza più creativo e ricettivo di tutte le arti. Considerata la sua natura fuori da ogni schema prestabilito, è il settore di ricerca che più di tutti (senza timore, con provocazione e libertà) sfida e trascende ogni categoria e che nel contempo accoglie ambiti disciplinari disparati e apparentemente inconciliabili tra loro. Proprio per questo motivo è sempre al passo con i tempi e addirittura può anticipare tendenze o visioni future, fungendo così da catalizzatore e aprendo la strada ad altri approcci e metodi di ricerca disciplinari.

In ambito accademico e quindi di formazione o di perfezionamento professionale, come viene accolta questa contaminazione di approcci e discipline e come viene implementata la ricerca artistica?
Nell’ambito delle Scuole universitarie professionali elvetiche la contaminazione tra gli approcci disciplinari è molto attiva: la permeabilità interdisciplinare tra le varie aree di ricerca dell’ambito creativo nel senso ampio del termine – quindi design, grafica, architettura, moda e arte – è molto alta, rispetto ad altri paesi.
Nel caso dell’Istituto Design della SUPSI, di fatto tutti i progetti sono per definizione trasversali ai diversi ambiti disciplinari, del design, delle arti e delle altre discipline umanistiche e tecniche, proprio perché le discipline si integrano e complementano a vicenda, favorendo così la nascita di iniziative interdisciplinari proiettate ad includere il sapere e i vari metodi di ricerca.
La ricerca artistica dà senz’altro un input audace e visionario, ma purtroppo, per certi versi, risente ancora di una minor disponibilità di fondi rispetto alle discipline tradizionalmente legate a logiche di mercato.