Il sonno del futuro, senza incubi

Intervista – Con il progetto Tweak Dreams si cerca di regolare il sonno e di interrompere gli incubi, per nottate più riposanti. Ce ne parla il neuroscienziato Giulio Bernardi
/ 28.12.2020
di Stefania Prandi

L’intento sembra quasi fantascientifico: non solo regolare il sonno, per renderlo più profondo e soddisfacente, ma anche interrompere gli incubi, «dirigendo» i sogni verso scenari piacevoli. Il progetto Tweak Dreams è stato ideato dalla Scuola IMT di Lucca con riferimento all’ospedale universitario di Losanna e all’università del Wisconsin, tra i centri mondiali più importanti in materia di sonno e sogni. Giulio Bernardi, il neuroscienziato a capo di Tweak Dreams, spiega ad «Azione» il futuro del mondo onirico.

Professor Bernardi, che cos’è il progetto Tweak Dreams?
È un progetto che mira a capire se possiamo modificare il sonno e i sogni in maniera controllata. Di fatto, contrariamente a quanto in genere si pensa, il cervello non è quasi mai completamente addormentato: mentre dormiamo, ci sono delle parti che si attivano e determinano ciò che accade nella nostra mente. Ad esempio, il fatto di sognare il volto di una persona amica succede perché si risvegliano alcune parti dedicate a elaborare e rappresentare i volti e le memorie collegate. Normalmente il rapporto tra risvegli e sonno nel cervello è finemente regolato. In alcuni casi però, ci possono essere delle anomalie. Studi recenti indicano che esistono forme di insonnia particolari: succede che pur dormendo un numero sufficiente di ore, alcune parti del cervello rimangano più attive del normale, portando ad una sensazione di mancato riposo il giorno successivo. Vorremmo riuscire a correggere le anomalie di questo tipo.

Qual è il legame del progetto con l’università di Losanna?
Io ho lavorato a Losanna per un anno con la dottoressa Francesca Siclari che da sempre si occupa dei sogni. E continueremo a interfacciarci sulle nostre scoperte sul sonno.

Che cosa conosciamo del cervello e delle sue funzioni durante il sonno?
È una bella domanda. Stiamo iniziando a conoscere qualcosa, ma c’è ancora tantissimo da scoprire. Il sonno, per un lungo periodo, è stato visto come uno stato inutile, di vulnerabilità e inerzia. Adesso risulta evidente come un’interpretazione del genere sia contro ogni logica evolutiva. Il sonno esiste in tutte le forme viventi che abbiamo studiato. È un momento fondamentale: mentre dormiamo le memorie del giorno appena trascorso vengono messe in ordine, rimodellate e rafforzate. Risulta quindi indispensabile per l’apprendimento. Il sonno è anche importante per la salute del cervello, lo ripulisce da una serie di scorie, come la proteina beta-amiloide, che vengono prodotte e si accumulano mentre siamo svegli. Inoltre, dormire aiuta la regolazione di emozioni negative come la rabbia e la tristezza. Ce ne rendiamo conto anche a livello esperienziale. Quando andiamo a letto la sera con un certo stato d’animo negativo, la mattina, pur ricordandocene, ci sentiamo distaccati da quelle emozioni così fastidiose. Senza contare le conseguenze positive sull’organismo, come sul metabolismo.

Che cosa succede quando non dormiamo abbastanza o abbiamo un sonno agitato?
Senza un giusto tempo di riposo non siamo in condizioni ottimali per apprendere e lavorare alla massima efficienza. Quando siamo svegli, se non siamo riposati, alcune parti del cervello si possono addormentare portandoci a essere disattenti e a fare degli errori. È un aspetto che peggiora col trascorrere delle ore di veglia, causando «addormentamenti» cerebrali sempre più numerosi. Una delle conseguenze, ad esempio, è l’aumento del rischio di incidenti mentre si è alla guida di un mezzo.

Quanto dovremmo dormire?
Ci sono linee guida che suggeriscono un tempo di otto ore, ma la verità è che dipende dalla persona. C’è chi ha bisogno di nove ore per sentirsi riposato e chi sta bene anche dopo sei ore. Per saperlo davvero dovremmo poterci alzare senza una sveglia e riposare senza disturbi per una settimana. I primi due o tre giorni serviranno per recuperare il sonno arretrato, perché dagli studi emerge che siamo quasi tutti in una condizione di sonno ridotto, mentre quelli successivi ci indicheranno il tempo giusto per noi.

Quale sarebbe il sonno ideale?
Sembra che per avere un sonno più riposante non ci debbano essere aree del cervello che rimangono troppo «sveglie» e attive. Sappiamo che sognare troppo può compromettere la qualità del sonno, ma non conosciamo ancora quale numero di risvegli si possa considerare eccessivo. Non sappiamo nemmeno che funzione abbiano i sogni, se siano soltanto la manifestazione dei risvegli del cervello oppure se siano legati all’apprendimento. Secondo alcuni studi, i sogni sono dei «simulatori», ci trasportano cioè in un mondo simulato in cui siamo liberi di sbagliare, anche di morire, facendoci così apprendere comportamenti legati a situazioni specifiche.

Come si può gestire il sonno per renderlo più profondo e appagante?
Per migliorare il sonno, col nostro progetto vogliamo riaddormentare le parti del cervello che si risvegliano troppo. Useremo degli stimoli sensoriali, dei suoni brevi. Non vogliamo impiegare tecniche basate su stimoli magnetici o elettrici o che prevedano l’impiego di altri metodi invasivi. Pensando a un’applicazione a livello clinico ci sembra utile prevedere stimoli che siano facili da riprodurre con un’attrezzatura semplice e con un fastidio minimo per il paziente.

E come si possono dirigere i sogni verso scenari piacevoli, evitando gli incubi?
Gli studi condotti fino ad ora hanno dimostrato che il contenuto dei nostri sogni cambia in base alle aree del cervello che si attivano. Quindi, stimolando certe aree e addormentandone altre, potremmo condizionare il tipo di sogni in atto. Potremmo, ad esempio, interrompere un incubo e farlo ripartire in maniera positiva. Non siamo ancora in grado di agire sul contenuto specifico anche se esistono laboratori che sono riusciti a riconoscere in parte il contenuto dei sogni. Non è stato possibile vedere la storia o gli eventi del sogno, ma solo ricostruirne alcuni elementi. È già qualcosa di fantascientifico.