È una storia che parte da lontano, sul piano personale, ma non solo. Generazioni di donne colte e impegnate legate a una dimora familiare hanno segnato il percorso di Renata Raggi-Scala, co-fondatrice e per vent’anni presidente dell’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino (AARDT). Con impegno, entusiasmo e una grande curiosità intellettuale ha costruito nel tempo, unitamente a un iniziale gruppo di amiche, quello che oggi è a tutti gli effetti un centro di competenze sulla storia delle donne nel nostro cantone. Volumi e fondi archivistici (circa 7000 titoli i primi, oltre 100 i secondi) sono stati preservati, catalogati, in parte studiati e divulgati, restando sempre a disposizione nella sede di Massagno per il pubblico e ulteriori ricerche. Grazie a AARDT sono però in primo luogo riemerse figure e storie rimaste a lungo nell’ombra, poiché l’operato del genere femminile fino a un paio di decenni fa era totalmente trascurato. Figure e storie oggi note e valorizzate. A Renata Raggi-Scala, divenuta presidente onoraria dell’associazione, abbiamo chiesto di ripercorrere soddisfazioni e sfide di questo cammino.
Signora Raggi-Scala, con quali sentimenti ha lasciato a giugno la carica di presidente di AARDT, ora ricoperta da Yvonne Pesenti?
Già da qualche anno pensavo di passare il testimone, per cui ho lasciato con serenità, consapevole della necessità di un cambiamento che garantirà all’associazione continuità e al tempo stesso nuovi impulsi. Mi rendo conto di essere divenuta a mia volta memoria vivente della storia delle donne ticinesi, così come lo erano diverse protagoniste che avevo conosciuto e incontrato nei decenni precedenti l’inizio di questa attività. Va precisato che, prima di fondare AARDT con l’essenziale contributo di Franca Cleis, ero già attiva in varie associazioni femminili. Sono stata membra e presidente (dal 1998 al 2004) della Federazione Associazioni Femminili Ticino (FAFT) e da lì in contatto con la relativa realtà nazionale, dalla Fondazione Gosteli (Marthe Gosteli è stata la fondatrice degli Archivi della storia del movimento femminista svizzero) ad alliance F, voce politica delle donne in Svizzera. Per un decennio ho inoltre collaborato con Dialogare-Incontri che dall’inizio degli anni Novanta ha stimolato le donne ticinesi con corsi di formazione continua a vari livelli. Le esperienze e le conoscenze maturate in tutto questo tempo mi permetteranno di concentrarmi d’ora in poi sul nuovo ruolo quale referente e appunto memoria storica. Per il resto è ancora tutto troppo recente per pensare ad altre attività, sebbene in primo luogo desideri riordinare il mio archivio e in futuro dedicare più tempo ai viaggi.
In questi vent’anni di pionieristico impegno a favore delle tracce lasciate dalle donne nel cantone Ticino – Tracce di donne è un progetto biografico di AARDT – ci sono state sicuramente non poche difficoltà, ma anche grandi soddisfazioni. Di queste ultime quali le piace ricordare?
Partirei dall’ultima, perché è un progetto al quale tengo molto e che ancora necessita di essere incentivato. Grazie soprattutto alla Città di Mendrisio, lo stradario femminile lanciato nel 2005 sta diventando realtà. Anche Bellinzona e Locarno si sono attivate per intitolare vie e piazze a concittadine che hanno fornito in vari settori il loro apporto alla crescita del cantone. Solo Lugano, polo principale ricco di figure essenziali, sembra essere poco motivata ad accogliere la nostra azione di sensibilizzazione. Mendrisio con il suo progetto valorizza e fa conoscere sette protagoniste di cui si possono leggere sul posto (tramite il quadrato QR) le rispettive biografie realizzate da AARDT. Le iniziative che mi sono rimaste nel cuore sono numerose, anche perché sovente da una prima scoperta è nato il progetto successivo. Come nel caso di Georgette Tentori-Klein, artista vissuta a Barbengo dove si trova tuttora la sua avanguardistica dimora: Casa Sciaredo. Da un incontro organizzato in loco nell’ambito della nostra attività culturale sono nati la collaborazione con la Fondazione Sciaredo, il deposito delle «carte» di Georgette presso AARDT e la pubblicazione di un volume. Molti dei nostri lasciti e depositi hanno avuto inizio con la scoperta di piccoli indizi, alcuni dei quali si sono rivelati veri e propri vasi di Pandora. Testimonianze preziose sono poi le video-interviste che abbiamo realizzato sull’arco di più anni. Questi filmati permettono di salvaguardare la storia delle loro protagoniste e di disporre al contempo di materiale divulgativo. Cercare, conservare e valorizzare sono d’altronde i tre ambiti di attività sui quali si concentra da sempre AARDT.
All’inizio di quello che lei ha definito durante l’ultima assemblea «un sogno nel cassetto» un ruolo cruciale l’ha svolto anche sua madre, Margherita Scala-Maderni, legata inoltre ad uno dei vostri progetti: «La Residenza Emmy. Storia di un’impresa femminile».
Mia madre, scomparsa da meno di un anno ultracentenaria, ha offerto all’associazione un tetto senza il quale non avremmo potuto esistere. Nella Casa Maderni di Melano, costruita dal mio bisnonno Michele e dove hanno vissuto per lunghi anni tre zie di mia mamma, AARDT è rimasta fino al 2017. Una dimora storica con un grande parco, una casa «di donne», perfetta per accogliere l’associazione, depositare i primi fondi e ospitare la biblioteca. Il trasferimento a Massagno ha però avuto il pregio di garantire una posizione centrale facilmente accessibile. Ciò favorisce l’attività divulgativa, per noi molto importante.
La Residenza Emmy, nata nel 1959 come Cooperativa Casa per persone anziane, è ancora oggi una delle poche cooperative d’abitazione esistenti in Ticino. L’edificio, composto da piccoli appartamenti, è situato nel quartiere Loreto a Lugano. Fu un’iniziativa pionieristica promossa da un gruppo di rappresentanti di associazioni femminili fra le quali figuravano Emma Degoli e mia madre, attive a quel tempo anche per il suffragio femminile. A questa storia AARDT ha dedicato una seconda edizione nel 2019.
Oggi che è una realtà affermata, grazie all’incondizionato impegno profuso da tante donne, AARDT ha la via tracciata e assicurata?
Tracciata sicuramente sì. Le nostre competenze nella storia di genere ci sono riconosciute e restiamo uno dei pochi centri del settore in tutto il Paese. Abbiamo d’altronde realizzato molto: raccolto fondi, effettuato ricerche, pubblicato volumi, organizzato incontri culturali e attività nelle scuole e da ultimo istituito, in occasione dei venti anni di fondazione, il Premio cantonale per lavori di maturità (LAM) riservato a tematiche di genere e/o legate alle pari opportunità. Ciò che è mancato è un pieno riconoscimento da parte delle autorità. Riceviamo un contributo limitato e le nostre attività sono finanziate in gran parte da enti e fondazioni private, senza dimenticare il ruolo del volontariato. Il sostegno istituzionale è importante sia dal punto di vista finanziario, sia come segnale verso la società con particolare riferimento alle nuove generazioni.
A questo proposito, come valuta la situazione attuale e la futura evoluzione della posizione della donna nella nostra società?
È indubbio che a tutti i livelli sono indispensabili pari opportunità e una presenza mista di donne e uomini nei vari gremi per assicurare parità di vedute. Organi decisionali composti da soli uomini sono privi del modo di ragionare, organizzare e agire di una parte della società. Sono pertanto favorevole ad un’apertura anche nel senso opposto, ossia che un’associazione come AARDT possa in futuro accogliere nel proprio comitato uomini solidali alla causa, proprio per arricchire il confronto completando i punti di vista.