I boschi sono sovente sinonimo di silenzio e tranquillità. Spesso s’incontrano solo altri viandanti, si osserva la natura e s’odono i suoi rumori. La zona di San Clemente in Capriasca, a ridosso di San Bernardo in territorio di Comano e a due passi da Vaglio, Lugaggia o Tesserete è conosciuta e ben frequentata, sia dagli sportivi, sia dalle persone alla ricerca di facili sentieri per una comoda passeggiata. Ed è proprio nel mezzo di questo bosco ricco di faggi che si erge maestosa la Torre di Redde, una costruzione medioevale risalente al XIII° secolo e parte di una casa fortificata, a sua volta inserita in un agglomerato. Leggermente discosta dalla rete pedestre principale e a qualche centinaio di metri dall’area di svago in prossimità dell’oratorio di San Clemente, la torre bisogna un po’ cercarla. Ma non è difficile scorgerla in lontananza, forte dei suoi circa 15 metri d’altezza.
L’Associazione Memoria audiovisiva di Capriasca e Val Colla, che promuove anche l’Archivio audiovisivo di Capriasca e Val Colla (ACVC), gestisce la Torre di Redde, ricevuta in donazione dall’omonima fondazione che a fine degli anni ’90 curò i lavori di restauro. Oggi si possono ancora vedere le quattro spesse mura con le finestre e le entrate, mentre il tetto e i pavimenti non esistono più, lasciando intravedere il cielo in un affascinante gioco di luci e colori.
Come indicato su un pannello esplicativo in loco e ripreso anche nell’audioguida (entrambi realizzati dall’ACVC), la Torre disponeva di quattro piani e presentava inizialmente un’unica apertura a livello del terreno, mentre il collegamento verticale era garantito da una scala interna di legno. In seguito si aggiunsero un nuovo accesso al locale inferiore e una scala esterna che, poggiata su un basamento, permetteva l’entrata al locale centrale.
La casa fortificata con la sua torre erano parte di un villaggio che includeva anche una chiesa, datata 1280-1290 e sulle cui rovine fu probabilmente ricostruito, all’inizio del 700, l’attuale oratorio. Nei dintorni non è raro imbattersi in altri ruderi o tracce di strutture che potrebbero essere correlati al borgo, sul quale si hanno però poche indicazioni. Il nuovo percorso audiovisivo da poco creato dall’ACVC dà qualche risposta in più e propone una visita lungo cinque tappe in circuito che permettono di conoscere cenni storici, curiosità architettoniche e leggende locali relative alla Torre di Redde, al misterioso villaggio medioevale e ai suoi dintorni.
L’audioguida, disponibile online o scansionando un codice QR posto su una targa all’imbocco della strada forestale che da Vaglio conduce a San Clemente, fornisce anche qualche supposizione sui motivi dell’abbandono, avvenuto probabilmente a partire dal 1484, a causa della violenta epidemia che colpì la regione in quel periodo. Un’altra teoria evoca invece la scarsità di fonti d’acqua potabile in zona, una carenza effettiva che presto sarà colmata. Già negli anni ’80 se ne discuteva e ora, dopo i primi studi risalenti a oltre un decennio fa, il Comune di Capriasca ha infatti potuto allestire un progetto che, avallato a inizio 2021, dovrebbe concretizzarsi entro l’estate, portando finalmente l’acqua nella zona, come auspicato da diversi enti e associazioni. Attualmente una fontana è presente presso l’oratorio di San Bernardo, situato però parecchio più a monte a circa un chilometro di distanza e dove l’acqua viene pompata dall’acquedotto di Comano.
L’edificazione del manufatto così come lo possiamo in parte ancora osservare oggi, avvenne attorno al 1250, una data suffragata da alcuni documenti risalenti al 1310 che ne attestano l’esistenza nel XIII secolo. La torre fu costruita dalla famiglia Rusca di Como (stabilitasi in Ticino per monitorare il percorso attraverso le Alpi) e si è di seguito mantenuta in un eccezionale stato di conservazione, mentre delle vie di collegamento che attraversavano il villaggio restano solo poche tracce.
Arterie che si possono idealmente rivivere attraverso il citato audio-percorso dell’ACVC o seguendo l’itinerario «Passeggiare in Capriasca» dell’Ente Turistico del Luganese dove, tra le 17 tappe distribuite su una decina di chilometri, una è proprio nei pressi della Torre, immersa in una fantastica faggeta.