Il segreto dei mari

Risorse naturali - Gli ecosistemi costieri non sono solo preziosi per la sussistenza delle popolazioni locali, ma giocano anche un ruolo centrale nella lotta ai cambiamenti climatici
/ 27.07.2020
di Stefano Castelanelli

Baia degli assassini, sudovest del Madagascar. Gli abitanti di questa regione remota e arida sopravvivono con meno di due dollari al giorno. Le risorse naturali giocano un ruolo centrale nelle loro vite, in particolare le foreste di mangrovie. 

Chiamate anche «foreste blu», le mangrovie sono le piante dei mari perché crescono lungo i terreni costieri salati e inospitali, dove l’oceano incontra la terraferma. Le foreste di mangrovie sono degli ecosistemi straordinariamente produttivi, sia per la loro biodiversità unica sia per i molti benefici che offrono alle popolazioni costiere. 

Gli abitanti della Baia degli assassini usano questo legno per costruire case e recinzioni, e si nutrono dei pesci, gamberetti e granchi che vivono tra gli alberi acquatici. Siccome il loro legno è molto richiesto, il disboscamento e la degradazione delle foreste di mangrovie nella baia degli assassini è un problema serio con conseguenze negative per la popolazione locale. Tuttavia, una particolare caratteristica delle mangrovie potrebbe offrire una soluzione: la loro elevata capacità di stoccaggio di CO2. 

Alcune foreste di mangrovie possono infatti immagazzinare fino a sei volte più CO2 per kmq rispetto alle foreste pluviali. Se il valore di CO2 sequestrato dalle mangrovie viene trasferito agli abitanti della costa, essi hanno un incentivo finanziario per gestire le foreste di mangrovie in modo sostenibile. Proprio questo obiettivo persegue il progetto Tahiry Honko. L’iniziativa promuove l’uso sostenibile delle foreste di mangrovie nella Baia degli assassini. Ciò include la riforestazione, la creazione di aree protette e lo sviluppo di regolamenti per un uso sostenibile delle risorse. 

Il CO2 trattenuto nelle piante viene poi venduto sotto forma di certificati che vengono acquistati da aziende e privati da tutto il mondo per compensare le proprie emissioni di CO2. Il progetto Tahiry Honko non impedisce agli abitanti della costa di usare il legno e quindi non influisce negativamente sui loro mezzi di sussistenza. Un progetto questo, sostenuto anche dalla fondazione MyClimate di Zurigo.

«MyClimate è uno dei leader mondiali nelle misure di compensazione di CO2 volontarie – spiega il portavoce della fondazione Kai Landwehr – Tutte le attività umane come volare in aereo, guidare un’automobile, vivere nella propria abitazione, lavorare o festeggiare producono CO2. Sul nostro sito web, ognuno può calcolare le proprie emissioni di CO2 e compensarle volontariamente». 

Il denaro viene usato per l’appunto per finanziare iniziative come Tahiry Honko, che è un esempio di progetto blue carbon. Un settore questo che sta acquisendo sempre più importanza. «Il termine blue carbon (carbonio blu) indica la promozione sistematica e mirata degli ecosistemi marini per togliere il CO2 dall’atmosfera e fissarla nelle piante acquatiche e nei fondali marini – dice Landwehr. – Si tratta principalmente delle mangrovie, ma anche di alghe e paludi costiere». 

Sull’importanza del blue carbon Landwehr spiega che «per rallentare il cambiamento climatico, sono necessari programmi, tecnologie e misure che limitano le emissioni di CO2, come ad esempio i progetti che sostituiscono i combustibili fossili con le energie rinnovabili o che aumentano l’efficienza energetica. Tuttavia la semplice riduzione delle emissioni di CO2 non è sufficiente per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. È altrettanto importante proteggere, ricostruire e promuovere gli ecosistemi naturali che assorbono e rimuovono il CO2 dall’atmosfera. Generalmente – prosegue Landwehr – pensiamo soprattutto a progetti sulla terraferma, in particolare al piantare alberi. Ma anche altri approcci aiutano efficacemente a combattere i cambiamenti climatici». 

Negli ultimi anni si è scoperto il potenziale degli ecosistemi marini. «Le aree costiere, i mari e gli oceani ricoprono la maggior parte della superficie terrestre – dice Landwehr. – Essi quindi offrono enormi opportunità per assorbire CO2». Secondo la Blue Carbon Initiative, gli ecosistemi costieri come le mangrovie, le alghe e le paludi costiere sono tra gli ecosistemi più minacciati del pianeta: ogni anno viene distrutta un’area grande il doppio del Canton Ticino. E il loro degrado rilascia CO2 dannoso per il clima. Preservarli è quindi prezioso non solo per le popolazioni locali, ma per tutti noi. E i progetti blue carbon perseguono proprio questo obiettivo. 

«Le iniziative blue carbon promuovono gli ecosistemi costieri principalmente attraverso la riforestazione, ma possono anche includere misure di protezione di aree esistenti – spiega Landwehr. – Il potenziale è enorme. I progetti blue carbon possono svolgere e svolgeranno un ruolo importante nella protezione del clima in futuro».

I benefici di queste iniziative vanno oltre la lotta al cambiamento climatico, come dimostra anche il progetto in Madagascar. «I progetti, in particolare quelli delle mangrovie, offrono tutta una serie di vantaggi che vanno oltre il fatto di assorbire CO2» continua Landwehr. «Le foreste di mangrovie proteggono le coste dalle inondazioni, contribuiscono alla crescita delle barriere coralline e forniscono habitat e rifugio a molte specie di animali e vegetali. Questo porta dei benefici sia in termini di biodiversità che di sussistenza per le popolazioni locali». 

Un minimo di precauzione però è sempre necessaria: «Se i progetti sono realizzati bene – afferma Landwehr – è difficile trovare aspetti negativi. Tuttavia, bisogna fare attenzione a non entrare in conflitto con gli interessi delle popolazioni locali. Le iniziative devono migliorare la loro situazione di vita. Inoltre, approcci più tecnologici come la coltivazione delle alghe al momento non sono molto efficienti in termini di costi-benefici». 

Il mare quindi ha un segreto. Un segreto che, se ne facciamo buon uso, potrebbe darci una grande mano nella lotta ai cambiamenti climatici.