Il ruggito della Tigre

Mondoanimale - Le ultime tigri possono salvarsi se combattiamo bracconaggio e deforestazione
/ 24.01.2022
di Maria Grazia Buletti

Il 2022 è l’anno della Tigre. Così è nel calendario cinese in cui a ogni anno corrisponde uno dei dodici segni animali, sebbene in Asia questo maestoso felino abbia sempre occupato il trono del regno animale. Conosciuta pure come regina della giungla, la tigre ha davanti a sé un futuro però incerto. Perentorio è l’allarme del WWF che punta il dito sulla distruzione delle foreste e sul bracconaggio: «I problemi ambientali sono in aumento in tutto il mondo; parallelamente continua anche la distruzione delle foreste e l’esempio della tigre è drammaticamente significativo perché ad oggi è stato annientato il 95 per cento dei suoi habitat originali».

È appurato che il rischio di estinzione di questo felino risiede in molteplici motivi che vengono illustrati senza mezzi termini: «La deforestazione è perpetrata al fine di produrre carta e olio di palma, mentre la pelliccia e le ossa delle tigri sono oggetto di un commercio illegale che fa del bracconaggio un’attività estremamente redditizia». Sono impressionanti i numeri più volte portati a suffragio di questo dramma: «Nel giro di un secolo il numero delle tigri viventi allo stato libero si è ridotto del 95 per cento: non restano che 3890 esemplari di questa specie, e vanno assolutamente protetti!».

Bisogna ricordare che la tigre è il più grande felino vivente, può raggiungere anche i quattro metri di lunghezza, coda compresa, e ha un peso variabile dai 140 chili nei maschi della tigre di Sumatra, ai 300 della tigre siberiana, mentre le femmine sono più piccole. Possiamo trovare questo felino in una grande varietà di habitat: «Nei bacini di drenaggio di fiumi e laghi, nelle foreste montane, nei boschetti erbosi, nelle foreste miste di pioppi e querce, nelle pianure alluvionali e nelle foreste tropicali».

Qualche curiosità è evidenziata da alcuni studi di tracciamento radio che hanno appurato come le abitudini della tigre siano principalmente crepuscolari e notturne; essa può consumare fino a 32 chili di carne per ogni singolo pasto. Desta altrettanto interesse anche il momento della creazione, della nascita, che nel caso delle tigri mostra peculiarità atipiche, in quanto la femmina può partorire durante tutto l’anno nelle aree tropicali, mentre in quelle temperate partorisce solo a primavera.

Non ci sono dubbi sul fatto che la tigre sia sinonimo di potenza e agilità: «Cattura e uccide le sue prede con un colpo solo e si situa all’apice della catena alimentare». Ciò significa e dimostra che non è minacciata da nessun’altra specie tranne che da quella umana. Sempre secondo le statistiche si è passati dai centomila esemplari di tigri nell’inizio del Novecento a circa tremila nel 2014: una riduzione che preoccupa parecchio la comunità scientifica, considerando che l’unica causa della sua estinzione siamo per l’appunto noi umani.

Inoltre, dal 1940 al 1980 si sono già estinte tre sottospecie: la tigre di Bali, di Java e del Caspio. «Le tigri vengono cacciate per sport, perché possono aggredire il bestiame domestico o per superstizione», spiega il WWF che racconta come secondo alcune culture le loro ossa tritate renderebbero l’uomo più forte, gli organi genitali aumenterebbero la virilità e gli occhi (sempre della povera e inconsapevole tigre) curerebbero malattie della vista.

Senza dimenticare che la pelliccia dell’animale è considerata un bene di lusso e i suoi cuccioli sono venduti come animali da compagnia (ndr: ricordiamo a questo proposito, oltre all’opinabilità individuale, che la legislazione elvetica regola in modo perentorio la detenzione di animali selvatici esotici, dei quali è possibile occuparsi solo e soltanto previa autorizzazione).

Per sottolineare la drammatica situazione, e accendere i riflettori sulla richiesta di aiuto che ha lo scopo di sensibilizzare la popolazione e infine recuperare questa specie, il 29 luglio dello scorso anno era già stata indetta la «Giornata mondiale della Tigre». In quel frangente era pure stato presentato il progetto del WWF con l’ambizione di «raddoppiare gli esemplari di tigri selvatiche entro il 2022».

In realtà, l’impegno per la conservazione delle tigri è iniziato parecchi decenni fa con l’«Operazione Tigre» del 1973: la prima campagna in assoluto di WWF per la difesa di una specie. Il progetto «Tigre in India» ebbe un importante successo in quanto diede il via a un piano nazionale di conservazione durante sei anni e l’istituzione di quindici nuove riserve che portarono all’aumento del 30 per cento della popolazione. Tuttavia, questi sforzi non furono in grado di invertire la rotta e le tigri hanno continuato ad essere una delle specie più minacciate.

Perciò, nel 2010 i Governi dei tredici Paesi che ospitano tigri si sono adoperati per celebrare il primo Summit mondiale sulla tigre: un importante convegno nel quale si è deciso di portare avanti un piano per la loro conservazione. Oggi, i promotori del Progetto TX2 lo definiscono «un impegno globale per raddoppiare le tigri selvatiche nel mondo entro il 2022, l’anno cinese della tigre». Un intento molto ambizioso che innesca uno slancio politico ai massimi livelli votato a garantire il futuro della specie.

A tal proposito un barlume di speranza viene dalle statistiche dello scorso anno che mostrano come la tendenza di declino sia stata lievemente invertita. Ma anche su questo il WWF mette in guardia: «Si tratta di una tendenza positiva di breve periodo, molto fragile e non uniforme in tutti i paesi».

C’è dunque ancora molto da fare perché le tigri siano al sicuro e bisogna accelerare gli sforzi in vista del tanto atteso secondo Tiger Summit a Vladivostok nel settembre 2022, anno della Tigre nell’oroscopo cinese, come detto. A questo punto, possiamo solo auspicare porti fortuna in primo luogo alla tigre stessa.