Il reale potere dell’immaginazione

Intervista - Per reimparare a camminare o per cambiare il mondo: Fred Mast, psicologo cognitivo e professore all’Università di Berna, racconta le potenzialità meno conosciute della mente
/ 19.09.2022
di Stefania Prandi

Black Mamba, la serial killer protagonista del film Kill Bill di Quentin Tarantino, usa il potere dell’immaginazione per recuperare la capacità di camminare. Ferita gravemente alla testa da una pallottola, dopo avere trascorso alcuni mesi in coma, in ospedale, non ha più il controllo delle gambe. In fuga, su una sedia a rotelle, riesce a nascondersi con grande sforzo nel retro di un camion e ordina a se stessa: «Muovi l’alluce». All’inizio non succede nulla ma lei, ostinata, continua a impartire istruzioni al suo dito che, a un certo punto, finalmente, reagisce.

C’è del vero in questa scena, secondo Fred Mast, psicologo cognitivo, specialista di percezione visiva, immagini mentali, elaborazione sensomotoria e professore ordinario di Metodi quantitativi all’Università di Berna: «Il termine scientifico è “immaginazione motoria” e consiste nel concepire i movimenti del nostro corpo senza eseguirli. Tecniche simili vengono utilizzate dagli atleti professionisti, per integrare l’allenamento fisico, e nella neuroriabilitazione dei pazienti colpiti da ictus».

Alle potenzialità meno conosciute della mente Fred Mast ha dedicato un libro, uscito pochi giorni fa in italiano per Feltrinelli, intitolato proprio Black Mamba. Il reale potere dell’immaginazione.

Professore Fred Mast, perché ha deciso di scrivere un libro sull’immaginazione?
Lo studio dell’immaginazione mi ha sempre appassionato, fin da quando frequentavo Harvard. Con il mio team di ricerca all’Università di Berna, eseguiamo esperimenti di laboratorio e pubblichiamo i risultati per la comunità scientifica. Ho voluto scrivere un libro per un pubblico più vasto perché il funzionamento della mente interessa tutti e perché ricevo così tanti spunti, suggerimenti e domande interessanti da persone con background differenti che perderei delle opportunità se non le ascoltassi.

Lei spiega che l’immaginazione può migliorare la nostra condizione quando invecchiamo. In che modo?
La vista, l’udito, la memoria, la forza muscolare e l’equilibrio diminuiscono con l’avanzare dell’età. L’origine di questo deterioramento è per lo più periferico, dipende cioè dalla riduzione del numero di recettori negli organi sensoriali. Non possiamo fare molto per prevenirlo. Abbiamo, però, un margine per migliorare i processi interni che «estraggono» le informazioni rilevanti fornite dai sensi. A Berna stiamo conducendo uno studio importante sull’equilibrio. Le cadute sono un rischio enorme per gli anziani perché possono cambiare radicalmente la vita, portando alla perdita improvvisa di autonomia, mobilità e vita sociale e rappresentano un costo sanitario notevole. Le persone che partecipano a questa ricerca stanno sedute su una piattaforma mobile nel nostro laboratorio e vengono spostate a sinistra e a destra, con oscillazioni lievi. Attraverso un allenamento continuo della durata di alcuni giorni, la loro immaginazione del movimento migliora. Ci auguriamo che riescano a trasferirla anche nella vita reale, correggendo per tempo i piccoli errori che possono portarli a inciampare. Verificheremo, inoltre, se ci sarà un beneficio nelle funzioni cognitive.

Qual è la differenza tra immaginazione e creatività?
L’immaginazione è la capacità di ricreare vividamente nella mente scenari ipotetici. Per esempio, quando entriamo in un negozio di arredamento, osservando i mobili ci domandiamo se un certo tavolo starebbe bene nella nostra cucina. Alcuni di noi riescono ad avere immagini mentali dettagliate, sembra quasi che stiano guardando la propria cucina. Altri, invece, dicono di avere solo una rappresentazione vaga. In ogni caso, che sia vivida o meno, la sola immaginazione non fa di noi delle persone creative. La creatività, infatti, è la capacità di ricombinare le informazioni in modi nuovi e insoliti. Oltrepassa le conoscenze esistenti e rende possibili intuizioni che aiutano a risolvere i problemi.

In Black Mamba racconta anche dei sogni. Che rapporto hanno con l’immaginazione?
La mente può produrre percezioni coscienti senza alcun input da parte degli organi sensoriali e questo è esattamente ciò che accade durante i sogni. In genere ci sembrano reali mentre dormiamo (tranne quelli «lucidi», che sono sotto una sorta di controllo cognitivo) e solo quando ci svegliamo possiamo dire «era un sogno». Per quanto riguarda l’immaginazione, invece, da svegli ci rendiamo conto che non è reale. Ci serve per simulare scenari nella nostra mente e prendere decisioni sulla base di ipotesi. Per esempio, possiamo immaginare dei movimenti senza necessariamente eseguirli, proprio come ha fatto Black Mamba per riacquistare il controllo motorio; possiamo pensare a come ci si sente a ricevere un premio prestigioso e questo può motivarci; possiamo concepire un mondo migliore. «L’immaginazione governa il mondo»: è una citazione spesso attribuita a Napoleone Bonaparte.

Cosa sono le allucinazioni?
Alcune persone «sentono» le voci nonostante non ci siano onde sonore. A differenza della normale immaginazione, le allucinazioni sono processi di pensiero che purtroppo assumono lo status di realtà e portano a credere che le voci siano reali. Si confonde la fonte, che è nella testa, con il mondo esterno; si scambia la simulazione per la realtà.

Nel suo libro lei sostiene che non vediamo davvero con gli occhi né sentiamo soltanto con le orecchie. Può spiegare questo concetto?
A scuola ci viene insegnato che vediamo con gli occhi e sentiamo con le orecchie ma questo non solo è falso, è anche fuorviante. Sebbene gli organi sensoriali ci forniscano importanti indicazioni sull’ambiente che ci circonda, la percezione cosciente va al di là di ciò che riceviamo dall’esterno. Il cervello deve dare un senso a quello che vediamo e sentiamo basandosi sulle conoscenze pregresse. Tutte le informazioni ricevute dai sensi non sono precise, ma ambigue e lente. A noi, invece, ne servono di affidabili, in tempo reale. Il cervello è una «macchina anticipatoria» che prevede continuamente i passi successivi perché deve sapere cosa sta per succedere. Il mondo, per come ci appare, è il risultato dei nostri processi cerebrali; la percezione visiva avviene nel cervello e non negli occhi.