Quando i bambini ci chiedono «Ti va di giocare con me?», in realtà ci stanno chiedendo: «Ti va di entrare in connessione con me?». È la convinzione della psicologa Jessica Joelle Alexander, già autrice del libro Il metodo danese per crescere bambini felici, bestseller internazionale tradotto in 28 Paesi, ora di nuovo in libreria con Il metodo danese per giocare con tuo figlio, scritto con Camilla Semlov, che da oltre 20 anni in Danimarca offre sostegno psicologico professionale alle famiglie (ed. Newton Compton editori, 2020). La vera sfida a Il caffè delle mamme è convincere le amiche (e anche mio marito) a credere davvero al potere del gioco. È l’attività più importante in cui un bambino può impegnarsi e, per tutti loro, una cosa seria. «Il gioco – ci ricorda Jessica Joelle Alexander – insegna alcune tra le più importanti strategie di vita: empatia, pensiero critico, capacità di negoziazione, autocontrollo e resilienza (ossia la capacità di rialzarsi, regolare le emozioni e gestire lo stress). Soprattutto giocare è importante per essere felici».
Ci sono due parole chiave prese in prestito dalla lingua danese che possono farci da guida: hygge che vuol dire rilassarsi insieme e fællesskab che indica una comunità che fa le cose insieme. Qui di seguito una serie di consigli pratici ispirati proprio all’hygge e fællesskab: un metodo per giocare con i nostri bambini da sperimentare magari già durante le vacanze di Natale.
Per rilassarci insieme innanzitutto dobbiamo cercare di scegliere un gioco o un’attività che piace fare anche a noi (quando possibile). «È difficile essere presente quando giochi ai dinosauri, se detesti giocare ai dinosauri – riflette Jessica Joelle Alexander –. È più facile divertirsi insieme quando anche tu puoi goderti il momento». Per giocare ai dinosauri, allora, per esempio possiamo trovare delle alternative più vicine alle nostre inclinazioni come costruire un habitat (un cuscino per le montagne, una coperta per le grotte o per un lago, le piante in soggiorno che fungono da alberi).
È importante anche sintonizzarsi sull’umore dei bimbi per capire quale gioco è più adatto in quel preciso momento. Hanno bisogno di consumare energie o di un po’ di tranquillità per giocare da soli?
In inglese l’acronimo map (mirror, ask, play) ci indica poi un approccio che può esserci utile: descrivi, chiedi, gioca. «Descrivete quello che vedete (mirror): «Stai giocando con le macchinine. Sembra divertente». Chiedete di raccontare cosa stanno facendo (ask). Quindi giocate accanto a loro (play): basta prendere una macchinina e portarla in giro imitando il suono del motore». Sembra facile, anche se a Il caffè delle mamme ci sono sguardi perplessi.
Da sapere che i giochi di ruolo favoriscono l’empatia: «È uno dei modi principali con cui i bambini provano a capire la vita – scrive Jessica Joelle Alexander –. Magari vestiranno i panni di una madre, di un padre, di un animale domestico, di un insegnante, di un dottore eccetera. Questa tipologia di gioco di finzione serve a elaborare e definire delle strategie per gestire situazioni come la condivisione, il prendersi cura delle persone, prestare aiuto e accettare aiuto dagli altri».
Lotta e battaglie di cuscini: il gioco fisico è un’occasione divertente per condividere abbracci e coccole, fondamentali per i figli (e per noi). «Gli abbracci rilasciano ossitocina e rafforzano le sensazioni di fiducia e benessere, riducendo l’ansia. Non lesinateli! – è il consiglio dell’autrice –. Per molti bambini, la lotta serve a consumare energia. Fa ridere e riduce lo stress. Tutti gli animali “giocano” a fare la lotta. È uno dei modi più naturali per ridurre l’istinto di aggressività e la frequenza degli scatti d’ira. È bello anche mischiare il gioco della lotta con abbracci e coccole».
L’arte è un mezzo potente per innescare il dialogo con i propri figli. «Quando vi mostrano un disegno, invece di valutarlo con frasi come “Ma è meraviglioso! Sei un’artista straordinario!”, provate a fare domande sulla loro esperienza e sul procedimento seguito: “Wow, a cosa pensavi mentre lo disegnavi?”, oppure “Perché hai scelto questi colori?”».
Arrampicarsi, saltare, dondolare, correre: sui giochi pericolosi a Il caffè delle mamme c’è molto da discutere. La riflessione dell’autrice: «Spesso quando vediamo i nostri figli in alcune situazioni, ad esempio mentre si arrampicano o corrono, il nostro cervello inizia a calcolare il rischio che cadano e si facciano male e d’istinto gridiamo “Stai attento!” oppure “Fermati!”. Anziché dire “attento” o “no” d’istinto, chiedetevi come potete aiutare i vostri figli a sviluppare una maggiore consapevolezza dell’ambiente circostante e del loro corpo». Difficile, ma non impossibile!
Creare qualcosa con le perline, fare un puzzle, giocare alle costruzioni sono, invece, tutte attività che servono a connetterci e in larga parte questo è dovuto all’aiuto del cosiddetto «terzo in comune», che indica quei momenti in cui ci si impegna insieme in un’attività che naturalmente facilita la comunicazione perché il focus è sulla terza azione in comune che stiamo svolgendo insieme, e non sull’atto del conversare in sé.
Non dimentichiamoci, infine, il concetto fondamentale del fællesskab, ossia della comunità che fa le cose insieme: «Che si tratti di andare al supermercato, preparare la cena, andare a nanna o fare le pulizie, le attività e la routine di tutti i giorni possono diventare occasioni, anziché ostacoli, per rafforzare il nostro legame di squadra e allenarci a essere i genitori che vogliamo essere». Piccoli trucchi per favorire la voglia di partecipare: fare la lista della spesa insieme per una ricetta o con gli articoli che servono è un modo per coinvolgerli prima di andare al supermercato; una volta lì possiamo far prendere ai nostri figli gli articoli sulla lista o mettere gli acquisti sul nastro; per la cena possiamo scegliere un piatto da cucinare insieme.
Accendere delle candele o mettete su un po’ di musica può servire per creare un’atmosfera speciale anche quando facciamo le pulizie. Dividere i calzini e i colori delle magliette, piuttosto che piegare gli asciugamani, può rendere divertente un bucato. «Non deve accadere ogni volta – ci tranquillizza Jessica Joelle Alexander –. Quello che conta è predisporsi nel giusto stato mentale».
Non è la quantità, ma la qualità. Anche solo dedicare al gioco dieci o venti minuti al giorno in cui essere totalmente presenti, farà una differenza enorme. La Lego, il più grande produttore di giocattoli del mondo, è danese. Il nome deriva dall’incontro tra leg e godt, che significa «giocare bene». I danesi lo sanno da secoli: giocare bene è il mattoncino alla base della costruzione della felicità futura. Le famiglie che giocano insieme sono più felici di quelle che non lo fanno. Buon Natale!